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Redazione

Capecchi: Ravanelli esempio di professionalità. Il ciclismo in Italia? Purtroppo non è molto in salute

"La sua carriera da calciatore è sotto gli occhi di tutti", ma Fabrizio Ravanelli "è un esempio di professionalità, applicazione e impegno" anche in sella alla bicicletta. Così l'ex professionista Eros Capecchi ai microfoni di Bike Channel per Le Storie di BIKE parlando del fuoriclasse della Juventus e della Nazionale, umbro come lui e con il quale ha pedalato qualche volta insieme. Ravanelli, come ha raccontato peraltro lui stesso al Salotto di Greg & Magro, è oggi un ciclista amatoriale e, a detta di Capecchi, "grande impegno sta mettendo in questa sua passione che è la bici, motivo per cui non torna sul campo da calcio, per evitare infortuni di gioco e da contrasto". Ravanelli, ha concluso Capecchi, "è di un meticoloso da raccontare ai giovani".

Oltre a ripercorrere i momenti di una carriera durata diciassette anni e conclusasi nel 2021 a trentacinque anni, Capecchi ha parlato anche dello stato di salute del ciclismo in Italia. "Non credo sia molto in salute", ha detto, "basti pensare che il nostro unico velodromo coperto è quello di Montichiari. Se una famiglia volesse portare un bambino a fare ciclismo dove lo può portare se non in strada? Io da genitore non lo farei, anche se è contro il mio cuore che è la bicicletta. Ma non ci sono piste, né percorsi da ciclocross o bmx… Per rilanciare il ciclismo servono impianti, non basta sognare di diventare come Sagan o Nibali, quando poi non hai un velodromo dove allenarti". E se è vero che l'Italia del pedale viene da "un momento d'oro", secondo Capecchi, è "perché abbiamo talenti come Ganna e il quartetto, Viviani e Colbrelli, ma se poi guardiamo le carte d'identità, non è che ci sia molto ricambio; vuol dire che serve programmazione".