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m.rigamonti

I 90 anni di Ernesto Colnago, tra amore per lo sport e fiuto per l'innovazione

Non solo un incontro per e con Ernesto Colnago, ma una festa vera e propria in occasione dei suoi 90 anni. L'evento ha avuto luogo nel moderno Bocconi Sport Center, il palazzetto con piscina, palestra e campo da basket dell'ateneo milanese che, per l'occasione, ha fatto sapere che inaugurerà anche una sua squadra ciclistica.

A condurre la prima parte dell'originale e commosso appuntamento il giornalista Marco Pastonesi affiancato da Silvia Tracchi, responsabile marketing e comunicazione dell'Università nonché membro del board di Bocconi Sport.

Tantissimi gli ospiti, tra amici ed esponenti del ciclismo italiano, uomini delle istituzioni e dell'imprenditorialità Made in Italy, accorsi, chi in presenza e chi da remoto, per omaggiare Colnago, giustamente presentato come artigiano e imprenditore, industriale e inventore di biciclette, una vocazione per la quale è stato premiato nel 2021 dall'Onu con il #WorldBicycleDay per "la sua attività di promozione e sviluppo".

Prima di lasciare la platea per andare a un incontro in Regione con altri colleghi rettori, Gianmario Verona, che ha voluto essere presente, ha espresso la soddisfazione dell'intero ateneo per questa occasione di "valorizzare tecnologia e sport, nell'anno in cui abbiamo inaugurato lo Sport Center". "Lo sport in generale, il ciclismo in particolare, é un elemento formativo che completa le skill attitudinali di ragazzi e ragazze", ha detto il rettore della Bocconi.

Nel giro di saluti, con il cavalier Colnago in platea seduto ad ascoltare tutti con estrema attenzione, sono poi intervenuti Tito Boeri, docente della Bocconi, e il ministro Vittorio Colao, entrambi appassionati cicloamatori, Luca Cordero di Montezemolo, che ha ricordato l'innovazione del carbonio portata nel ciclismo da Colnago dopo essersi confrontato con Enzo Ferrari, e Romano Prodi con un video-saluto.

Beppe Saronni - "che tra i ciclisti é un po' il 'figlio' di Ernesto" a detta di Pastonesi - ha sottolineato come Colnago non sia "solo un costruttore di biciclette, ma é un amico, un suggeritore e un papà: mi ha insegnato le cose importanti della vita, che una stretta di mano vale più di un contratto, il rispetto per i valori come il lavoro e la famiglia; tutto questo mi ha insegnato, oltre ad aver avuto il privilegio di condividere con lui tante vittorie".

Dopo il saluto "a nome di tutti i cambiaghesi" da parte della sindaca di Cambiago, Maria Grazia Mangiagalli, é finalmente salito sul palco Colnago, insieme al direttore di Tuttobici Pier Augusto Stagi e a Pier Bergonzi, firma e vicedirettore della Gazzetta dello Sport. "Oggi ti prendi una grande rivincita", ha esordito Stagi ricordando la sua scelta di lasciare presto gli studi. "Non c'era posto migliore dove festeggiare i 90 anni", ha risposto pronto Colnago, che appena finita la scuola aveva detto al papà: "Voglio fare il meccanico". A 13 anni entrò in reparto come saldatore alla Gloria, dopo un primo anno da apprendista nell'officina del Dante Fumagalli, "che mi aveva accolto in cambio di due sacchi di farina gialla la settimana" da parte della famiglia Colnago. "Una famiglia di contadini", ha orgogliosamente ricordato il festeggiato.

Il resto della storia é nota ed è ben raccontata anche sul sito dell'azienda: il giovane Colnago ancora correva, ma dopo un infortunio alla gamba é costretto a lasciare l'agonismo, comincia a lavorare, apre una sua bottega e come meccanico segue alcuni atleti professionisti: grazie al provvidenziale incontro con Fiorenzo Magni, poi, la storia di Colnago prende il volo.

Seduto di fronte a uno dei suoi tanti gioielli, una bicicletta nera e d'oro con componenti Campagnolo prodotta nel 1988 per un collezionista olandese, Colnago spazia gesticolando, come é solito fare, tra aneddoti e insegnamenti unici, tenendo banco di fronte alla platea, muta e attentissima, seduta sulla tribuna del palazzetto, per minuti e minuti.

Si va dalla registrazione dell'iconico asso di fiori, dopo la storica vittoria di Michele Dancelli alla Milano Sanremo del 1970, ai ricordi sulla preparazione delle bici per Eddy Merckx e tantissimi altri campioni che Ernesto ha messo in sella, passando per i franchi scambi di visioni con Ferrari, compreso quello sull'innovativa forcella dritta "che oggi adoperano tutti, come il carbonio", esulta soddisfatto il suo inventore. Innovazioni che senza Colnago forse non sarebbero entrate in gruppo.

É anche per questa sua capacità di visione che la Bocconi ha tributato a Colnago una sorta di laurea ad honorem (che l'ateneo in realtà non può conferire da statuto), ma che, a parole e con il cuore, oggi gli è stata di fatto riconosciuta per aver fatto la storia del ciclismo e dell'imprenditoria in Italia. Costruendo biciclette, "che è l'unica cosa che so fare", ha concluso, ma sempre con amore. Perché, ha sottolineato Colnago, "la storia non si compra, si fa con amore".