Monasteri, deserti e canyon: alla scoperta del Mustang con TravelsBeer
Un’altra avventura in giro per il mondo! Andrea Alessandrini, pedalatore e curatore del blog di bici ed itinerari TravelsBeer, ci porta stavolta in Nepal e precisamente nel Mustang al confine con il Tibet.
Il viaggio nel Mustang, distretto del Nepal, è un’esperienza indimenticabile che permette di conoscere una zona di alta montagna ai più sconosciuta. Fino al 1992, il Mustang era inaccessibile agli stranieri: il sottoregno, ai confini con il Tibet, non permetteva visite ai non nepalesi. Ancora oggi pochissimi turisti visitano il Mustang: nel 2019 poco più di duemila persone hanno visitato quest’area nepalese.
Il Mustang non è un viaggio facile, in quanto mancano le tipiche comodità occidentali. Mancano spesso l’acqua calda e la connessione WiFi: il telefono, invece, è sempre senza segnale. La dieta nepalese, anche a causa dell’altitudine (quota massima raggiunta 4298 metri) varia poco: lenticchie, riso, zuppe e noodles sono all’ordine del giorno. Il Mustang, dunque, chiede forti capacità di adattamento. In questo modo, però, è possibile conoscere un vero e proprio spaccato di vita nepalese, immergendosi completamente nella cultura locale.
Nei dieci giorni di viaggio a piedi nel Mustang ho incontrato più volte una coppia di cicloturisti francesi. Patricia andava spesso in difficoltà sulle forti pendenze: ho visto varie volte suo marito tornare indietro e pedalare con la bici di Patricia, mentre lei camminava. Una sorta di amore ad alta quota! Anche loro hanno completato il tour del Mustang a Muktinath. Per raggiungere questa splendida cittadina bisogna scalare il Gyo La Pass, a quota 4000 metri. Raggiungere in bici il Gyo La Pass non è facile, in quanto è una sorta di single trail: le viste panoramiche sugli 8000 metri del Dhaulagiri, però, ripagano tutte le fatiche.
ENTRARE NEL MUSTANG
Ancora adesso, non è facile ottenere un permesso per visitare il Mustang. Infatti, bisogna appoggiarsi ad un tour operator locale, trovare un'altra persona con cui intraprendere il viaggio e, infine, pagare una tassa di entrata pari a 500 euro. Questa tassa permette di visitare il Mustang per dieci giorni: ogni giorno extra costa 50 euro. Dopo aver ottenuto il permesso a Kathmandu, ho raggiunto in bus la bella città lacustre di Pokhara. Da qui, in volo (molto panoramico, della durata di venti minuti) ho raggiunto Jomsom. Questo piccolo villaggio nepalese, a quota 2700 metri, fa parte del famoso circuito dell’Annapurna, che ho seguito fino a raggiungere Kagbeni, la vera e propria porta d’accesso al Mustang. La stessa Kagbeni è un piccolo gioiello: il monastero medievale lascia a bocca aperta.
Da Kagbeni si entra dunque NEL Mustang. Il circuito per visitare in modo completo il Mustang è lungo circa 150 chilometri, ed è visitabile in tre modi: in jeep, camminando o pedalando. Ho scartato immediatamente la prima ipotesi, e ho scelto la strada del cammino per comodità logistiche (è consigliato, infatti, portare una propria MTB: è indispensabile conoscere perfettamente il proprio mezzo). Il Mustang è un viaggio che permette di conoscere una civiltà antica, quella dei Lo. Questo regno cessò di esistere formalmente nel 2008, anche se era sotto le dipendenze nepalesi già dal 1795. Dopo il terremoto del 2015 è stata costruita una strada che collega Jomsom al confine tibetano: alcune aree del Mustang, infatti, sono rimaste senza aiuti umanitari in quanto erano difficili da raggiungere. Il Mustang è infatti poco popolato: per densità abitativa è la seconda area nepalese meno abitata.
DESERTI, CANYON E MONASTERI
Nei dieci giorni nel Mustang è possibile ammirare piccoli villaggi, tra cui spicca ovviamente la capitale del Mustang, Lo Mantang. Situata a quota 3800 metri, Lo Mantang dista solo 18 chilometri dal Tibet. Nella capitale, abitata solo da 2000 persone, vi sono tre monasteri medievali e l’antico palazzo reale: ancora una volta, è difficile non rimanere impressionati dalla bellezza di questi monumenti. Avvicinandosi al confine tibetano (attualmente chiuso) è possibile vedere le Jhong Caves, che sono vere e proprie finestre scavate nella pietra: gli antichi abitanti di Lo vivevano qui.
Percorrendo le strade dell’antico Mustang si continua ad ammirare un paesaggio desertico: qui mancano le alte montagne, tipiche del Circuito dell’Annapurna o dell’Everest Base Camp. In compenso, vi è la possibilità di ammirare questi paesaggi, spesso lunari e contraddistinti da canyon. Ho avuto modo di conoscere due canyon magnifici. Attraversando il primo canyon ho raggiunto l’iconica Chungsi Cave: la leggenda dice che il Maestro Guru Rinpoche visse in questo monastero nell’ottavo secolo. Il secondo canyon, situato a Dhakmar, è una vera e propria meraviglia naturale: il colore infatti è rosso, e al tramonto sembra prendere fuoco.
L’articolo che avete letto è a firma di Andrea Alessandrini, pedalatore e curatore del blog di bici ed itinerari TravelsBeer, così come le foto sono state scattate dall’autore stesso.