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p.pisaneschi

Fabiana Luperini sarà la prima donna italiana in ammiraglia al Giro d'Italia

C'è un filo rosa lungo quasi 100 anni che lega due donne nella storia del Giro d'Italia. Il primo capo è fissato nel 1924, il secondo in questo 2023 appena iniziato. Le due donne sono Alfonsina Strada da Castelfranco Emilia e Fabiana Luperini da Cascine di Buti, in provincia di Pisa.

RCS, organizzatore del Giro d'Italia, ha ufficializzato le 4 wild card per la prossima corsa rosa. Tra le squadre invitate, oltre a Eolo-Kometa, Green Project-Bardiani CSF-Faizanè e Israel-Premier Tech, c'è anche il Team Corratec che fa il suo esordio al Giro dopo essere passato "professional" proprio quest'anno. Una prima volta per la squadra italiana che ha il suo cuore in Toscana, in quella culla del ciclismo che è il San Baronto, e che tra i direttori sportivi insieme a Serge Parsani e Francesco Frassi annovera anche una delle atlete più vincenti del ciclismo italiano (5 Giri e 3 Tour, tanto per ricordare le vittorie più illustri) nonché la prima ciclista professionista ad aver vinto sul Monte Zoncolan: Fabiana Luperini.

Il prossimo 6 maggio, nella Costa dei Trabocchi in Abruzzo, salendo sull'ammiraglia della Corratec Luperini stabilirà un altro record: diventerà la prima donna italiana a guidare una squadra maschile al Giro d'Italia. "Sinceramente non pensavo che facesse tutto questo scalpore avere una donna in squadra. Per me è una cosa normale e anche per i corridori è così" afferma Francesco Frassi, direttore sportivo del Team Corratec "Con Fabiana ci conosciamo da quando eravamo piccoli: abitiamo a pochi km di distanza e i nostri padri correvano insieme da amatori. L'idea di coinvolgerla nel progetto Corratec è nata spontaneamente. A settembre, mentre portavamo dei turisti americani in tour in Toscana, mi disse che aveva il patentino come direttrice sportiva UCI. Mi venne in mente di proporla ai dirigenti della squadra che hanno appoggiato l'idea".

Parlando di prime volte, come detto sarà esordio assoluto del Team Corratec al Giro d'Italia. "È normale essere felici" è il pensiero di Frassi "Per una squadra come la nostra, nata lo scorso anno come continental e passata professional quest'anno, non era semplice partecipare al Giro. Si sono incastrate tante cose ma ci faremo trovare pronti: abbiamo creato una squadra che ritengo non sia da meno rispetto alle altre squadre professional italiane". Già prima di iniziare la Corsa Rosa, però, il Team Corratec sembra già diversificarsi dalle altre. Frassi assicura che "ci sarà da divertirsi" e probabilmente l'idea di aprire le porte dell'ammiraglia ad una ex atleta del calibro della Luperini, sarà d'ispirazione per molti. Come lo fu Alfonsina Strada nel lontano 1924.

Alfonsa Rosa Maria Morini, emiliana di nascita, in paese veniva chiamata "la matta". Aveva 9 fratelli e una passione sfrenata per la bici che la portava a sfidare i maschi. Trasferitasi a Milano sposò Luigi Strada e come regalo di nozze, invece della canonica collana di perle, chiese una bici da corsa. Il marito, che purtroppo "matto" fu ritenuto davvero e finì i suoi giorni in un manicomio per esaurimento nervoso, l'accontentò e lei iniziò a gareggiare.

Il Giro del 1924 resta storico per due motivi. Boicottato dalle grandi case costruttrici di biciclette , fu corso interamente da "isolati" ossia dai corridori senza squadra, poveri diavoli che gareggiavano per portare letteralmente la pagnotta a casa. Tra di loro, c'era Alfonsina Strada che divenne la prima (e finora unica) donna a correre il Giro con gli uomini. Arrivò ultima, a più di un giorno di distanza dal vincitore Giuseppe Enrici, formalmente fuori corsa per essere giunta oltre il tempo massimo a Perugia dopo 8 tappe. Fu il direttore della Gazzetta dello Sport, Emilio Colombo, a fare pressioni per mantenerla in corsa riconoscendo la valenza dell'impresa.

Lungo la strada trovò gente che la insultava oppure che la incitava. Durante un giorno di riposo, alcuni sostenitori le fecero pervenire una busta con 500 lire (500 euro di oggi): lei spedì metà soldi al marito in manicomio e l'altra metà in convento alle suore che accudivano sua nipote. I giornali la chiamavano il Diavolo in gonnella, lei ribatteva che la sottana non l'aveva mai portata. Sulla bici si sentiva libera e le sembrava di volare. Correva per questo, Alfonsina Strada, e per vedere gli uomini sbuffare alle sue spalle preoccupati che i giornali il giorno dopo scrivessero che una donna li aveva superati.

(credits: profilo Twitter Team Corratec