Ultimo KM: Tour Down Under, tra cani nello zaino e lanci di borracce
Un tratto di strada di mille metri tra una settimana e l’altra. Un passaggio sotto la flame rouge per riordinare sette giorni di pensieri sparsi legati al mondo del ciclismo e non solo. Ultimo Km è la rubrica di Pietro Pisaneschi che riannoda i fatti del weekend e li intreccia con la mente fredda del lunedì mattina.
Nel weekend appena trascorso è andata in archivio la prima corsa World Tour della stagione. Dopo due anni di assenza a causa della pandemia, il Tour Down Under è tornato ad inaugurare il calendario delle corse su strada. Subito due novità: non c'era l'arrivo a Willunga Hill e non ha vinto Richie Porte, ma solo perchè si è ritirato. Mi mancava il Tour Down Under, il solo fatto di essere in calendario mi rende sereno: significa che la stagione è ufficialmente ricominciata.
La corsa australiana serve essenzialmente per parlare un po' di ciclismo, per sproloquiare sui corridori e per abituare l'occhio alle alle nuove maglie così da riconoscere subito le squadre al primo sguardo. A proposito: la mia preferita è quella della Soudal-Quick Step. Le do un bell'8 in pagella. Questo esercizio di dare voti mi piace, continuo. Jay Vine invece si merita almeno 9. Ha vinto la classifica generale e ottenuto tre podi in cinque frazioni. Non do il massimo perché nelle volate ristrette per ottenere la vittoria di tappa l'australiano è sempre risultato battuto, una volta da Pello Bilbao e l'altra dal solito Simon Yates (voto 7) che quest'anno probabilmente non vedremo al Giro.
Jay Vine, passista scalatore di 1 metro e 84 dal fisico asciutto e la faccia da bravo ragazzo, si è messo in luce lo scorso anno alla Vuelta vincendo due tappe con la Alpecin-Fenix. Passato quest'anno alla UAE Team Emirates, lo ritroveremo, lui sì, al Giro. Sulla carta dovrebbe essere a supporto di Joao Almeida. Vedremo, è comunque presto per distribuire gradi e mostrine. Certo è che, così come il suo presunto capitano, anche Vine va forte a cronometro (è campione nazionale australiano). Un dato da non sottovalutare visto com'è strutturata la prossima corsa rosa.
Altra cartolina dall'Australia. A Willunga Township tutti si aspettavano la vittoria del beniamino di casa, Michael Matthews, e invece a vincere è stato Bryan Coquard. Al bretone della Cofidis va un meritato 7 in pagella. Dopo 10 anni di carriera e 48 vittorie in bacheca, è riuscito a centrare il primo successo in una corsa World Tour. La sua gioia è stata incontenibile, quasi come se si fosse tolto un peso. Ha vinto di gran classe, con una volata lunghissima anticipando il resto degli sprinter, più grandi e grossi di lui. Coquard è invece un velocista minuto, piccolino, appena 170 centimetri per 59 kg. Alla Caleb Ewan (voto 5: un secondo posto alla prima tappa poi sparito) per intendersi.
Pur non avendolo fatto agli arrivi, Matthews, da vera star del posto, è comunque riuscito a rubare la scena per lo meno alle partenze. Merito di Ryder, il suo cagnolino, che, bardato d'occhiali da sole, è stato portato a giro dal padrone infilato in uno speciale zainetto per ciclisti. Non si è capito se sia stato per puro intrattenimento o piuttosto un'arguta mossa di marketing per promuovere i prodotti. Fatto sta che, nella sua terra, non abbiamo visto il solito Matthews (voto: 5.5). Il corridore della Jaico AlUla ha chiuso in calare con un 3°, un 4°, un 6° posto e la conquista della maglia della classifica a punti. La corsa di casa continua ad essere stregata per lui: una sola vittoria, nel 2011, quando era appena approdato alla Rabobank.
Chiudiamo con una nota tricolore. A livello italiano, uno dei protagonisti del Tour Down Under è stato certamente Alberto Bettiol. Nel bene e nel male il corridore di Castelfiorentino ha fatto parlare di se. È in forma il toscano, ha vinto il prologo a cronometro e si è piazzato secondo alle spalle di Coquard in volata. Peccato continui a convivere con i problemini fisici e la sfortuna che lo hanno portato all'esasperazione nella terza tappa. Vittima di crampi, Bettiol è stato costretto a fermarsi su una salitella a 11 km dal traguardo. Preda del dolore e frustrato nel veder sbiadire la sua maglia di leader della generale, ha scaricato la tensione e l'ira del momento scagliando una borraccia all'indirizzo di una moto di un cameraman (o di un fotografo?) che si era soffermato a riprenderlo.
Non è stato un bel gesto: un professionista come lui dovrebbe trattenersi. "Non siamo robot, siamo esseri umani e a volte diventiamo emotivi, ci sentiamo frustrati e quindi commettiamo errori" ha detto scusandosi Bettiol, comunque multato di 1000 franchi svizzeri. Ed è verissimo, i corridori prima di tutto sono persone, ma gli stessi atleti dovrebbero anche ricordarsi che le persone sulle moto sono lì a svolgere il proprio lavoro. Certe scene capitano sempre più spesso. Gli operatori in moto riprendono o fotografano non per puro sadismo, ma per documentare una corsa che può essere solo vista in quel modo. Così facendo, favoriscono il lavoro del telecronista che a sua volta riesce a far comprendere la corsa agli spettatori.
Bettiol leader della classifica generale che si ferma improvvisamente è un'immagine che merita un chiarimento o una spiegazione a chi sta seguendo la corsa in televisione (spettatore o giornalista che sia). Detto questo, il corridore della EF è stato ripreso solamente dall'elicottero. Nessuna inquadratura stretta, nessun primo piano e quindi nessuna (odiosissima) spettacolarizzazione del dolore. Allo scorso Giro d'Italia, le telecamere indugiarono troppo su Romain Bardet in preda al mal di stomaco. Fu un comportamento di pessimo gusto e del tutto superfluo che ledeva la dignità del corridore. Stavolta invece si è visto solo Bettiol fermarsi, imprecare all'indirizzo di qualcuno e lanciare una borraccia. Dispiace, perché esce fuori un ritratto distorto del corridore pizzicato in un momento dove l'emotività era alle stelle. Ma tant'è, bisogna giudicare quello che vediamo (per l'appunto). Voto 7.5 alle prestazioni e 4.5 alla scenetta. Media del 6 che, per la corsa disputata, va strettissima al toscano.
(credits: profilo Twitter Team Jayco Alula e Cofidis)