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Federico Guido

Giacomel, l'astro nascente del biathlon che sogna di scalare Alpe d'Huez e Pirenei

Ciclismo e Biathlon, il binomio secondo Tommy Giacomel: “La bici la uso soprattutto per fare volume, mi piace sentire la catena che tira. Meglio la mountain bike che la bici da strada. Mi piacerebbe provare a fare Alpe d'Huez e Col de Peyresourde. Il corridore in cui mi rivedo? Kasper Asgreen”. Pur sembrando a prima vista due mondi distanti e inaccostabili, biathlon e ciclismo (e più in generale l’universo del pedale) sono più vicini di quanto possa sembrare.

Entrambi, infatti, prevedono uno sforzo aerobico consistente, l’erogazione di wattaggi importanti e il superamento di tracciati contraddistinti da un’alternanza di salite e discese. Ostacoli quest’ultimi che, alla lunga, possono produrre sensazioni ben note come mal di gambe, fatica e acido lattico. Anche nel biathlon poi, come nel ciclismo, una volta agganciatisi ai rispettivi attrezzi del mestiere, si può finire per “menare”, portare attacchi e seguire determinate condotte tattiche, tutte operazioni per le quali è richiesta una buona lucidità e una corretta gestione dello sforzo, fattori questi imprescindibili per riuscire a far la differenza quando conta.

Tutto ciò, per venire al dunque, fa sì che le due discipline, in determinati periodi dell’anno, possano vicendevolmente essere propedeutiche l’una all’altra in fase di preparazione. A testimonianza di ciò, vi sono sia i casi di corridori che, in inverno, si cimentano con gli sci stretti ai piedi che quelli di biatleti che, a inizio estate, si dilettano con le due ruote. In quest’ultima categoria rientra anche l’astro nascente del biathlon italiano Tommaso Giacomel, ventenne di Imer (nel Primiero) che, tappa dopo tappa e stagione dopo stagione, sta emergendo in maniera sempre più concreta e preponderante all’interno del circuito di Coppa del Mondo.

Qui, alzando il proprio rendimento sia al poligono che sugli sci, Giacomel finora in stagione è andato più volte vicino a sfiorare il podio in gare individuali riuscendosi parallelamente a togliersi significative soddisfazioni in staffetta, specialità questa dove egli ha chiuso al secondo posto sia la mista di Pokljuka (Slovenia) che soprattutto quella di Oberhof (Germania) valevole per i Campionati del Mondo. L'ultima medaglia, di bronzo stavolta, è arrivata nella staffetta individuale.

Tommaso, sappiamo che usi e vai spesso in bici durante l’offseason. Che rapporto hai con le due ruote?
"Buono, mi piace molto andare in bici. Nell'area geografica dove abito, vista la quantità di sentieri e strade bianche presenti, è decisamente più bello andare in mountain bike che in bici da strada ma puoi anche usare quest’ultima. In questo caso si tende a fare giri lunghi, ad anello, e ad uscire dalla valle perché puoi anche muoverti avanti e indietro per la valle ma alla lunga diventa noioso. La bici la usiamo parecchio soprattutto nella prima parte di stagione, nei mesi di maggio e giugno, per fare un po’ di medio (ma non molto) e, soprattutto, per fare volume in un modo meno traumatico rispetto alla corsa (che comunque amo): non è semplice, perché il ciclismo resta comunque uno sport estremamente muscolare, ma dopo una pedalata sei di certo meno provato che dopo una corsa di 5 ore. A luglio poi caliamo progressivamente l’utilizzo e così anche ad agosto fino ad arrivare a settembre quando la mettiamo da parte perché il lavoro diventa più specifico e per fare molta più intensità e più qualità siamo soliti correre e usare maggiormente gli skiroll".

Quando hai cominciato ad usare la bicicletta seriamente con lo scopo di prepararti?
"Penso da quando ho iniziato ad allenarmi quindi in prima media. Ricordo che andavo ancora a scuola e nei pomeriggi con gli amici andavo spesso in bici. Ai tempi però, quando ero più piccolo, più che allenarsi era ancora importante soprattutto fare attività, perciò, che andassi a giocare a nascondino o andassi in bici, andava bene uguale perché ciò che contava era stare in movimento".

Mediamente quanti chilometri accumuli durante l’anno?
"Pochi. Nel 2022, avendo fatto tantissima mountain bike, ancora meno. Non so se sono arrivato a 3mila km. Per noi comunque conta più il volume in ore che chilometri".

Con chi esci solitamente in bici?
"Con amici. Ovviamente poi, per fare giri da 4-5 ore, esco con gente che si allena, mentre magari quando ci sono i giorni di scarico vado con Elisa, la mia ragazza. Con lei negli ultimi tempi ho usato abbastanza spesso anche la bici elettrica".

Diversi biatleti usano la bici o comunque hanno una buona passione per il ciclismo, come lo spieghi? "È un qualcosa che riguarda soprattutto gli uomini. Certo, anche fra le donne c'è chi preferisce uscire in bici piuttosto che camminare ma penso sia una passione più diffusa tra gli uomini. Sinceramente però credo che tra noi, comunque, si pedali soprattutto per fare volume. Ad ogni modo anche il fatto che il Tour de France sia il terzo evento sportivo più seguito al mondo ritengo possa contribuire ed essere una buona spiegazione: guardare le tappe della Grande Boucle e vedere qualcuno andare forte, spinge anche te a volerci provare".

Cosa ti piace della bicicletta?
"Sentire la catena che tira è bellissimo ma anche il vento, la velocità e l’idea di scalare un passo o una montagna sapendo che in cima godrai di una bella vista o comunque di un qualcosa che ti ripagherà dello sforzo fatto. Andare in bici dà proprio una bella sensazione".

Hai una salita preferita, una che ti piace affrontare più delle altre? Oppure qualcuna, anche fuori dall’Italia, che non hai fatto e che ti piacerebbe scalare un giorno?
"Intanto, visto che sono abbastanza alto e pesante, io sono più un “passistone” quindi quando la strada sale me la cavo ma non sono un grandissimo scalatore. Qua a casa, purtroppo o per fortuna, d'estate c'è tantissimo turismo quindi fare il Passo Rolle è quasi un suicidio considerata tutta la gente alla guida di moto, macchine e camion vari. Quella comunque è una salita molto pedalabile e con un bellissimo panorama. Non ho mai fatto né il Mortirolo né il Gavia e neanche lo Zoncolan. Sicuramente mi piacerebbe provare a fare l'Alpe d'Huez e anche il Col de Peyresourde sui Pirenei con quell'arrivo che sembra un’autostrada a dieci corsie".

Che itinerario consiglieresti a qualcuno per godersi appieno la bellezza della tua zona?
"Fare un giro in bici nella mia zona è abbastanza tosto. A livello paesaggistico è sicuramente molto bello il giro del Valles: si parte da Fiera di Primiero, si scala il Passo Rolle, si scende fino al bivio del Passo Valles, si risale da lì, poi si sconfina in Veneto verso Agordo e si affrontano Forcella Aurine e Passo Cereda per scendere quindi nuovamente a Fiera di Primiero. È un gran giro, molto bello ma duro: la prima volta, credo a 17 o 18 anni, sono andato in crisi. Sono solo 100 km ma con 3000 metri di dislivello e quote che lo rendono ancora più impegnativo".

Ti capita di uscire con professionisti?
"No. Sono stato a sciare di fondo l'anno scorso con Matteo Trentin a Passo Lavazè ma professionisti da me in valle non ce ne sono. C'era Tony Longo, pro in MTB, che però l’anno scorso ha deciso di smettere".

C’è un corridore in cui, per caratteristiche, ti rivedi nel ciclismo di oggi?
"Kasper Asgreen, anche se lui è un po’ più alto, un bel po’ più magro di me e tira il gruppo al Tour de France per 150 km ogni giorno, per tre settimane. Pure io quando facciamo i giri in bici con la squadra, sono quello che tira sempre nei tratti pianeggianti. Evenepoel invece non mi fa impazzire molto come persona, preferisco van der Poel".

Nel 2019 il Giro d’Italia è passato per le tue zone in due giornate consecutive: che esperienza è stata?
"Sicuramente è stato bello avere l'arrivo di una corsa così importante qua a casa mia: è una bella pubblicità per la nostra valle visto che abitiamo in un posto magnifico, con la cornice di San Martino e le montagne circostanti che sono di tutto rispetto. Io quell'anno andavo ancora a scuola e mi ricordo che ero partito prima di pranzo con un mio amico, entrambi neopatentati, per raggiungere San Martino il più in fretta possibile e vedere l'arrivo.

Se ti dicessi Solowattaggio cosa ti viene in mente?
"Da gennaio è un mio sponsor e lo si può vedere anche dal fucile. Sono degli amici, gente sincera, simpatica, che fa ridere, con un’etica e un corretto modo d’intendere e vivere il mondo del ciclismo".

(foto credits: solowattaggio, profilo instagram)