Maratona dles Dolomites: nella comunità la riscoperta dell'umanità
Un gruppo, o meglio una comunità di ottomila persone – 7.918 per la precisione i ciclisti partiti alle 6.30 da La Villa - ha dato vita al consueto e variopinto serpentone che si snoda per chilometri verso il Campolongo, prima asperità della giornata nella 36esima edizione della Maratona dles Dolomites Enel.
Umanità era il tema scelto per la Maratona, come sottolineato nell’invito rivolto da Michil Costa, presidente del comitato organizzatore, a tutti i partecipanti: "Essere umani tra gli umani, ridiventare umani. In questo mondo disumano, aprire gli occhi finalmente e staccarli dal display dello stordimento e pedalare insieme verso quel luogo dentro di noi fatto di bellissima umanità. Oggi, sempre".
Un messaggio che ha ben interpretato, tra gli altri, l'alpinista Hervé Barmasse, ambassador di Enervit, tra i più longevi sponsor della manifestazione. Il valdostano, anch'egli come Costa divulgatore della cultura della montagna, ha raggiunto, in bicicletta, dalla Valtournenche nella sua regione l’Alta Badia: quattro tappe per un viaggio di 550 chilometri e più di 7mila metri di dislivello con destinazione Corvara per poi partecipare alla Maratona dles Dolomites.
"Il viaggio è stato bellissimo", ha detto Barmasse, "perché condiviso con alcune persone, che si sono affiancate a me. Sono arrivato a Corvara prima abbracciato dalle montagne e poi da un amico speciale, Michil Costa, che mi ha accolto come se fossi un campione, anche se ero solo un viandante".
Tra i compagni di viaggio, nella seconda tappa, da Como a Bormio, anche Paolo Calabresi direttore marketing sport&fitness di Enervit, con il quale Hervé ha pedalato oltre 160 chilometri. Perché si sa, quando la fatica è condivisa, si percepisce anche di meno.
Quanto alla corsa, oltre alla presenza di un grandissimo come Vincenzo Nibali, tra i tanti testimonial e sportivi, hanno domato, nel percorso lungo di 138 chilometri e 4.200 metri di dislivello, Campolongo, Pordoi, Sella, Gardena, Giau, Falzarego e Valparola il francese Loïc Ruffaut, scattato dopo il Mür del Giat, e dietro di lui a una decina di secondi Tommaso Elettrico e l’austriaco Patrick Hagenaars.
Fra le donne a trionfare è la piemontese Samantha Arnaudo, che supera il traguardo in 5 ore e 5 minuti, solo 36 minuti dopo i primi uomini. Con venti minuti di distacco si piazzano al secondo e al terzo posto Marta Maltha, la vincitrice della passata edizione, e Martina Trevisiol.
Nel percorso medio il podio maschile è composto da Mattia Gaffuri, Stefan Kirchmair e Giuseppe Orlando, rispettivamente al primo, secondo e terzo posto. Quello femminile vede Olga Cappiello al primo posto, Alessia Bortoli al secondo e Ilaria Lombardo al terzo. Vincitori del Sellaronda sono Thomas Hintner, Wilfried Wisthaler e Gunnar Streblow per gli uomini e Giulia Soffiati, Caroline Doucet e Harriet Martin per le donne.
Al termine della manifestazione, un gruppo di quaranta volontari ha setacciato i sette passi dolomitici e tutto il percorso della Maratona per raccogliere i rifiuti lasciati dai passanti nell’arco di tutto l’anno. Una delle tante iniziative promosse dalla Maratona che da anni s’impegna a coniugare sport e attenzione per l’ambiente con iniziative concrete come l’acquisto di 16mila stoviglie e bicchieri riutilizzabili durante il ristoro finale. Un investimento importante, che porta a ridurre del 70% l’uso della plastica.
La prossima edizione, che si terrà domenica 7 luglio 2024, avrà per tema Mutatio, metamorfosi. Un invito a cambiare noi stessi in un mondo che vede il clima cambiare drasticamente: “Riusciremo a trasformarci alla velocità con la quale si stanno trasformando le tecnologie del mondo? Noi esseri umani avremo la capacità di cambiare o soffocheremo nella paura, nel cinismo? Se non c’è uno stato perenne di metamorfosi faremo una brutta fine, quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”, ha detto Costa, citando Lao Tse.
Crediti: Foto in apertura: Freddy Planinschek; le altre: @celestevalentina_cs