Immagine
Museo del ciclismo Gino Bartali

Angelo De Lorenzi

Omaggio alla storia

Articolo tratto da BIKE Volume 14, edizione Autumn ottobre-dicembre 2023

Forse, questa volta, non avrebbe pronunciato la sua celeberrima frase passata alla storia: “È tutto sbagliato, tutto da rifare!”, perché invece la partenza del Tour 2024 nella sua Firenze ci sarà ed è cosa buona e giusta. Il Giro di Francia in 120 anni non era mai partito dall’Italia, forse una specie di anomalia. E così la Grande Boucle ha rimediato pianificando le prime tre tappe interamente nel Bel Paese, un omaggio all’Italia, ai ciclisti che hanno conquistato la maglia gialla (si passerà anche dalla Romagna, la terra di Pantani e dal Piemonte di Fausto Coppi) e, perché no, alla nostra storia e alle eccellenze enogastronomiche dei nostri territori.

La partenza proprio da Firenze sabato 29 giugno, da piazza Michelangelo, è un tributo davvero speciale nei confronti di Gino Bartali, che conquistò la maglia gialla due volte a distanza di dieci anni l’una dall’altra. Firenze vuol dire Gino Bartali, ma anche Gastone Nencini, il Leone del Mugello, sul podio finale della Grande Boucle nel 1960. La partenza dal capoluogo toscano è, senza dubbio, un tenerissimo e doveroso omaggio non solo al campione di ciclismo, ma anche all’uomo, che salvò la vita a circa 800 ebrei dalla Shoah.

L'esterno del Museo del ciclismo Gino Bartali
L'esterno del Museo del ciclismo Gino Bartali.

A conservare le memorie non solo sportive di Ginettaccio opera fra l’altro un’associazione composta da un gruppo di volontari e appassionati che anima l’attività del Museo Gino Bartali di Ponte a Ema, in collina poco sopra Firenze, dove c’è la sua casa natale e dove, nel piccolo cimitero, riposano le sue spoglie mortali: “Stiamo incrementando la collezione di biciclette – spiega Maurizio Bresci, il direttore del Museo – perché vorremmo fare in modo che in questo luogo si racconti non solo di Bartali, ma anche della storia del ciclismo come era anche nelle sue intenzioni. Per raggiungere l’obiettivo stiamo cercando nuove biciclette del 2010 che rappresentino periodi più recenti. Andranno ad aggiungersi alle altre bici, ai cimeli e ai ricordi donati da Bartali nel 1986. Il Museo, fra i tanti pezzi, ospita anche la bicicletta del fratello Giulio, cui era molto legato”.

“Sono in arrivo delle biciclette utilizzate per svolgere alcuni mestieri – aggiunge Bresci –, come la bici usata dai pompieri, quella dell’arrotino e persino la bicicletta in voga fra i parroci delle nostre zone a inizio Novecento, con tanto di cassettino per contenere la Bibbia e l’acquasantiera. I sacerdoti usavano la bicicletta, eccome, perché per girare nelle nostre campagne era il mezzo migliore, il più comodo”.

La bici, autorizzata nel 1912 da Pio X, (fino ad allora per un sacerdote era considerato inopportuno inforcarla), divenne piuttosto popolare fra i preti a contatto con il popolo nelle campagne e vi furono alcune aziende, come la Bianchi, che costruirono modelli speciali: quella proposta dall’azienda di Treviglio aveva ruote da 28 pollici, e la canna centrale ricurva, con un arco più profondo rispetto alla classica bici da donna, permettendo così ai sacerdoti di utilizzarla anche con le loro lunghe vesti, senza che questo risultasse “indecoroso”.

ARTWORK SITO - COVER 14

I nuovi pezzi non sono le uniche novità del Museo Gino Bartali in occasione della partenza del Tour da Firenze. “È nostra intenzione – prosegue Bresci – realizzare una mostra permanente sulla storia del nostro campione: pannelli e schermi con i video delle interviste ad alcuni testimoni dell’impegno di Bartali per salvare gli ebrei, come Giorgio Goldenberg, che rivelò di essere stato nascosto dalla famiglia di Bartali prima in un appartamento e poi in una cantina sfuggendo alla cattura”. Perché una mostra permanente? “Il Museo è visitato soprattutto da stranieri, inglesi, americani, francesi e anche tedeschi interessati alla storia non solo sportiva del nostro campione. Quando arrivano da noi chiedono una guida che racconti loro la storia di Bartali”.

“Bartali ci ha lasciato una testimonianza straordinaria, che noi vogliamo onorare – spiega Bresci –. Diceva: ‘Inutile affannarsi in vita dietro i soldi. Tanto l’ultimo vestito è senza tasche’. Per questo motivo, forti dei suoi insegnamenti, giriamo le scuole tutto l’anno per raccontare la sua vita e ciò che ha fatto per gli altri. Lo faremo con ancora più convinzione adesso che si avvicina il giorno della partenza del Tour de France da Firenze”.

E poi una chicca, anzi due. In occasione della partenza del Tour da Firenze, il Museo esporrà le due biciclette utilizzate da Bartali quando vinse le due edizioni della Grande Boucle, nel 1938 e nel 1948. Due pezzi preziosi, da intenditori e amanti della storia del ciclismo, che saranno dati in prestito dal Museo del ciclismo al Ghisallo. Per informazioni e per il tour virtuale del museo: https://www.ciclomuseo-bartali.it/.

“INUTILE AFFANNARSI IN VITA DIETRO I SOLDI.
TANTO L’ULTIMO VESTITO È SENZA TASCHE”
(Gino Bartali)