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Imparare ad andare in bici

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I consigli di BIKE per una guida sicura

Articolo di Angelo De Lorenzi tratto da BIKE Volume 14, edizione Autumn ottobre-dicembre 2023

L’attenzione quando si è alla guida di una bicicletta è la prima regola per evitare spiacevoli fuori programma. Cali di attenzione, troppa sicurezza o addirittura orgoglio personale possono infatti trasformare momenti di benessere e divertimento in situazioni spiacevoli. Che sia un allenamento amatoriale, una pedalata in famiglia con i bambini o semplicemente un trasferimento con la bici, le regole base per evitare di ‘misurare’ l'asfalto rimangono sempre le stesse.

Per prima cosa, a livello generale, bisogna sempre avere la massima attenzione alla strada e le mani devono sempre afferrare il manubrio in maniera corretta. Spesso infatti pedaliamo su strade che non sono proprio un biliardo e distrarsi può voler dire centrare buche o tombini. Non avere le mani correttamente posizionate sul manubrio, in questi casi, può determinare la perdita di controllo della bici e la conseguente caduta.

Sempre a proposito di mani ben salde sul manubrio, rispondere al telefono mentre si pedala è estremamente rischioso, sia perché è un'azione che distrae in sé sia perché il ciclista si trova poi ad utilizzare un solo braccio per guidare la bici. Da non fare mai, meglio fermarsi e rispondere. È un'ovvietà, ma è sempre bene ribadirlo.

Altro consiglio importantissimo e questo meno banale è quello di non passare troppo vicini alle auto in sosta, anche prevedere la possibile repentina apertura di una portiera: non è raro che l'automobilista scenda dall'auto senza prima guardare lo specchietto retrovisore.

Può essere importante ricordare ai bambini, specialmente in periodi come quelli di comunioni e cresime, quando si è soliti regalare la prima bici o mtb con il cambio, di tenere gli occhi dritti sulla strada evitando di abbassare la testa per guardare la catena che passa da un rapporto all'altro.

Nei giovani un po’ più grandi, la causa maggiore di caduta è la distrazione unita alla voglia di divertirsi, per esempio, impennando o scendendo dai marciapiedi. Di norma, quando si è ragazzini, cadere è una cosa normale, nella stragrande maggioranza dei casi il tutto si risolve con un po’ di acqua ossigenata sulle ginocchia.

Ma emulare tali gesta, così anche come i comportamenti che i professionisti, quale che sia la disciplina, assumono su tracciati di gara chiusi al traffico, può risultare pericoloso. Se un corridore, per esempio, toglie la mantellina o scarta un panino in discesa a 80 chilometri orari, non vuol dire che queste azioni possano essere fatte da chiunque abbia una bella bici. Anche semplicemente bere dalla borraccia può essere rischioso, specialmente se una persona non è già esperta.

Spesso allungare il braccio fino al porta-borraccia e bere può determinare uno sbandamento che mette a rischio, non solo il ciclista stesso, ma anche chi lo circonda. Se non si è più che sicuri, non c'è nulla di male nel fermarsi, bere in sicurezza e ripartire! Ci vuole sempre un pizzico di autocritica, anche nel gestire le situazioni che all'apparenza possono sembrare banalissime. Fortunatamente l'Unione ciclistica internazionale ha invece vietato quella posizione da pseudo-cronoman che veniva utilizzata in ambito professionistico e spesso imitata da chi professionista non è.

La regola che fa capo a tutto comunque rimane sempre quella di fare le cose con prudenza e buon senso. Senza dimenticare che insegnare a un bambino a non cadere è impossibile: molto meglio insegnargli a rialzarsi. Diverso, invece, è il discorso per chi non è più un bambino: l'asfalto è sempre duro ma dopo una certa età lo è ancora di più.

Un suggerimento da amico è quello di rispettare i propri limiti e ascoltarli anche se si arriva in fondo alla discesa per ultimi o ci si ferma perché non si è sicuri nel bere dalla borraccia mentre si pedala. Ma soprattutto prevedere quello che potrebbe accadere se si va oltre i propri limiti è sicuramente il consiglio migliore che possiate darvi quando pedalate. E agire di conseguenza.

* Massimo Boglia, già atleta professionista, è divulgatore delle due ruote e lavora per Scout Bike a Lainate (Mi)