Le pioniere del Tour 1984
Le immagini di Marianne Martin insieme a Laurent Fignon sul gradino più alto del podio degli Champs Élysées emergono da un passato che in pochi ricordano. C’è stato un momento, dal 1984 al 1989, in cui il Tour de France femminile e quello maschile si sono corsi insieme, nelle stesse tre settimane. E l’ultima tappa, la classica passerella di Parigi all’ombra dell’Arc de Triomphe, diventava una vetrina di gloria per entrambi i vincitori che pedalavano fianco a fanco.
La prima accoppiata ha visto protagonista l’americana Martin e il francese Fignon. Dodici mesi dopo, è toccato alla nostra straordinaria Maria Canins con Bernard Hinault (nel 1986 ancora l’italiana con Greg Lemond). Le donne correvano tappe più brevi, ma per buona parte del tragitto pedalavano lungo le strade degli uomini con lo stesso pubblico. Impensabile adesso a 40 anni di distanza: il Tour femminile è rinato solo nel 2022, ma prevede solo otto tappe e inizia dopo la fine della corsa maschile (così come il Giro d'Italia Women, mentre la prossima Milano-Sanremo femminile si correrà nello stesso giorno di quella maschile). Quindi risulta molto meno affascinante rispetto a quelle sei pionieristiche edizioni degli anni ’80 (c'è stata una prima edizione nel 1955 ma in quel caso le tappe erano state solo cinque).
A raccontare quelle sei edizioni gloriose è un magnifico documentario australiano: Breakaway Femmes, prodotto nel 2023 (distribuito in Italia dalla società romana Lilium Distribution). Sullo schermo si alternano le coraggiose protagoniste di quegli anni: Maria Canins, Jeannie Longo, Marianne Martin, Alessandra Cappellotto e Betsy King. E ancora: Kelly-Ann Way, Mike Fraysse, Dany Bonnoront, Maria Blower, Patty Peoples, Paula Andros, Marilyn Wells, Judith Painter, Corinne Le Gal, Trish Liggett, Susan Elias, Clare Greenwood, Marion Clignet, Mandy Jones, Marie Andersson, Kathy Watt, Inga Thompson, Donna Rae, Liz Hepple, Sue Thompson, Chen Yuxia e Ines Varenkamp. Nelle loro parole c’è la fierezza di aver sconfitto tanti pregiudizi. Incredibile ascoltare le dichiarazioni becere dei ciclisti maschi, come Fignon e l’altro francese Marc Madiot, ostili alla splendida avventura delle ragazze con toni inimmagibabili ai giorni nostri.
Bellissimo vedere l’unione di queste visionarie che sognavano da anni di correre il Tour e hanno tramutato questo desiderio in realtà. Fortissima la rivalità tra Canins e Longo, con la campionessa della Val Badia amata dalle colleghe a differenza della francese, divorata da un'ossessiva e quasi malsana sete di vittoria.
Nel 1989 questo esperimento, che stava catturando l’attenzione del pubblico, venne interrotto dagli organizzatori. Tra le varie spiegazioni, l’aumento della carovana pubblicitaria che rendeva difficile conciliare logisticamente due tappe a distanza di poche ore e i costi elevati rispetto agli scarsi introiti. Le cicliste di allora sospettano che ci fosse anche una gelosia sempre più forte da parte dei corridori maschi.
In una delle scene finali si vedono le protagoniste come ex compagne di scuola che si trovano felici alla presentazione del rinato Tour femminile del 2022. Consapevoli che il loro Tour di quasi 40 anni prima era un’altra cosa. Nei loro sorrisi la consapevolezza di essere state portatrici di una libertà, che è andata ben al di là del ciclismo. Come dimostra la vita attuale di Marianne Martin: la prima vincitrice del 1984 ora abita in una casa-roulotte in Arizona insieme ai suoi cavalli. Alla ricerca di una felicità senza barriere, come quella conquistata 40 anni prima sulle strade di Francia.
(Nella foto in alto: le vincitrici dell'ultimo Tour femminile, credits A.S.O./Thomas Maheux; in basso la maglia di Jeannie Longo esposta negli Emirati Arabi, credits Shutterstock)