
Allerta sicurezza, aumentano le vittime tra i ciclisti nel 2025
di Federico Balconi, avvocato e fondatore dell'associazione Zerosbatti
Sono 81 i ciclisti morti sulle strade italiane da gennaio a fine maggio 2025. Si registra un nuovo allarmante aumento delle vittime rispetto allo stesso periodo del 2024, quando si erano contati 68 morti. Un conteggio macabro, che vede l’incremento con un +19%, a segnare un ulteriore passo indietro sulla sicurezza dei ciclisti, come se ce ne fosse bisogno. Sono questi i dati trasmessi dall’Osservatorio ASAPS (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale): ogni due giorni, in media, un ciclista perde la vita nel nostro Paese.
Con l'arrivo della bella stagione e l’aumento dell’uso della bici, soprattutto in ambito urbano e turistico, si registra un’impennata nel mese di maggio, che da solo ha fatto segnare 21 vittime, il dato mensile più alto finora nel 2025.
Degli 81 ciclisti morti nel 2025:
• 76 sono uomini, 5 donne
• 36 avevano più di 65 anni, molti dei quali colpiti mentre pedalavano per attività fisica o spostamenti quotidiani
• In 12 casi, il sinistro si è verificato con fuga del conducente, un dato che conferma l'inciviltà dilagante e un comportamento che spesso assume connotati criminali sulla strada.
Il fenomeno presenta una netta concentrazione geografica:
• Lombardia: 18 morti
• Emilia-Romagna: 14
• Veneto: 9
• Piemonte: 7
• Toscana e Lazio: 6 ciascuna
Le regioni del Nord e Centro Italia, più urbanizzate e con maggiore diffusione della mobilità ciclistica, risultano anche le più colpite, spesso a causa della convivenza difficile tra biciclette e traffico motorizzato.
Gli incidenti mortali avvengono soprattutto:
• in strade urbane non dotate di piste ciclabili protette;
• in condizioni di scarsa visibilità o mancanza di illuminazione;
• per svolte improvvise, sorpassi azzardati o apertura improvvisa di portiere da parte degli automobilisti;
• un ruolo importante lo giocano distrazione da smartphone ed eccesso di velocità, due comportamenti che non si riesce a sradicare.
Nel 2024 si erano contati 204 ciclisti morti, e se il trend attuale dovesse proseguire in questo modo il 2025 potrebbe chiudersi con oltre 230 decessi, diventando l’anno peggiore dell’ultimo quinquennio. I primi cinque mesi del 2025 confermano comunque che, nonostante gli interventi legislativi pedalare in Italia diventa ogni giorno più pericoloso.
Non avevamo bisogno di questi dati, che per noi di ZEROSBATTI sono la conferma di ciò che ogni giorno vediamo e gestiamo sulle strade, raccogliendo non solo le vittime degli incidenti ma messaggi di richieste di aiuto da parte di ciclisti che subiscono continui attentati alla loro vita da parte di automobilisti che hanno nei confronti dei ciclisti condotte spesso criminali.
La crescente diffusione delle bici come mezzo ecologico, economico e salutare deve necessariamente accompagnarsi a politiche pubbliche strutturali per garantire sicurezza e prevenzione. I numeri del 2025 parlano quindi chiaro: la strada per una mobilità sostenibile e sicura è ancora lunga, ma siamo ancora in tempo per invertire la rotta. L’aumento delle vittime tra i ciclisti non deve assuefare, diventando una tragica normalità, non va accettato e il segnale d’allarme deve arrivare alle istituzioni, alle amministrazioni e ai cittadini. Promuovere la mobilità ciclabile non significa solo incentivare l’uso della bici ma proteggere chi la sceglie, investendo in infrastrutture sicure, sensibilizzando automobilisti e ciclisti, rafforzando i controlli e le sanzioni per chi mette a rischio la vita altrui.
Non possiamo voltare le spalle di fronte a questi dati ma soprattutto alle richieste di aiuto e serve una presa di coscienza collettiva che imponga rispetto verso le due ruote, come s’è già fatto in paesi come Francia, Spagna per non parlare di chi la bicicletta l’ha eletta da decenni a miglior mezzo di trasporto oltre che sportivo, come Olanda Belgio, Danimarca. La riforma del Codice della Strada, lo diciamo dall’inizio, è inadeguata e questi dati purtroppo ci danno ragione, serve quindi una norma più incisiva e che prenda spunto da chi, come noi, ogni giorno affronta questo problema, ascoltando vittime e ciclisti preoccupati. La sicurezza non deve essere un lusso per pochi, ma un diritto per tutti, ogni pista o corsia ciclabile, ogni metro in più di protezione può fare la differenza tra la vita e la morte di un ciclista, ma a condizione che siano adeguate, che consentano di allenarsi senza ulteriori rischi o pericoli. La sicurezza stradale non è un optional: è un dovere collettivo.
(Photo credits: Shutterstock)