"È ora di dire basta a tragedie cosi"
Il mondo del ciclismo reagisce con una tristezza infinita alla morte di Sara Piffer, la giovane promessa trentina uccisa ieri dalla manovra di sorpasso di un automobilista proveniente dalla corsia opposta tra Mezzocorona e Mezzolombardo mentre si stava allenando con il fratello, un sentimento di dolore unito alla volontà di reagire per fare in modo che queste tragedie non si ripetano e finisca una mattanza intollerabile di vite umane.
Queste le parole del presidente della Federazione ciclistica italiana, Cordiano Dagnoni: "L'ennesima tragedia della strada che ha coinvolto una ciclista è un problema non solo del nostro sport, ma di civiltà, legato alla cultura del rispetto, all'educazione civica, alla realizzazione di infrastrutture, alla realizzazione di città più a misura d'uomo. Il problema è soprattutto legato alla realizzazione di infrastrutture in grado di garantire l'uso sicuro della bicicletta. Non esistono segreti, se non quelli di prendere ispirazione da quanto accade nei paesi da questo punto di vista più avanti di noi. E' arrivato il momento di dire basta. Non avendo avuto riscontro in questi anni, come organismo sportivo non ci resta che appellarci al nostro referente presso il Governo, ovvero il Ministro Abodi, affinché almeno lui riesca dare concretezza alle tante richieste che arrivano dalla società civile per fermare questa continua carneficina".
Abodi ha risposto all'appello di Dagnoni con un comunicato nel tardo pomeriggio: ''Le vite perdute sulle nostre strade sono sempre troppe e troppo spesso sono giovani vite. Il nuovo Codice della strada prevede rinnovati elementi di tutela anche per chi va in bicicletta, ma evidentemente le sole norme non bastano e questo deve esser chiaro, senza possibilità di equivoco, perché certe tragedie si consumano per i comportamenti delle persone che le regole non le rispettano. Mi impegno a fare immediate riflessioni con il collega e vice-premier Salvini, insieme al collega Piantedosi, anche ascoltando la famiglia di Sara e la Federciclismo. La necessaria sicurezza di chi va in bicicletta rappresenta per il Governo motivo d'impegno e preoccupazione in ogni contesto, compreso quello agonistico nel quale restano nella memoria le tragedie di alcuni atleti, dalle quali non sempre sono emerse in modo trasparente, tempestivo ed efficace le responsabilità, come nel caso del giovane Giovanni Iannelli. Mi impegno a dare ulteriori contributi, per individuare ogni possibile iniziativa che rafforzi sempre più efficacemente i presidi rispetto al problema della sicurezza stradale per i ciclisti, nell'ambito del tema della sicurezza per tutti".
Sara era di Palù di Giovo, come Francesco Moser: “Fermate questa mattanza - dice l'ex campione trentino a Tuttobiciweb - è successo su strade che conosco come le mie tasche, perché è una vita che le percorro in macchina o in bicicletta. Quella ragazza non la conoscevo bene ma la conoscevo. Qui in Valle se ne parlava come una ragazza di assoluto talento. È una cosa inaccettabile”.
Si unisce al dolore un altro Campione del Mondo trentino, Maurizio Fondriest, con un post su Facebook: "Il mio pensiero va a Sara e alla sua famiglia, costretta ad affrontare questo momento così ingiusto. Perdere un figlio è un dolore immenso, in queste circostanze diventa insopportabile. Non dobbiamo perdere la forza di lottare perché tutto questo non diventi mai la normalità“.
Anche la Fondazione Michele Scarponi è sgomenta: "Non siamo tutti uguali sulla strada. L'auto è un'arma e le persone alla guida di un'auto hanno una grande responsabilità. La Fondazione Michele Scarponi Ets si stringe intorno alla famiglia di Sara e a tutti coloro che l'hanno conosciuta e amata in un abbraccio infinito".
(Photo credits: cicliste.eu)