Garzelli e l'ultimo scatto di Marco Pantani
Pubblichiamo alcuni estratti della rubrica di Stefano Garzelli, 'Lo Scatto del Garzo', sul numero 22 di BIKE, che è possibile scaricare gratuitamente iscrivendosi alla newsletter (per i già iscritti l'invio è automatico). Il vincitore del Giro d'Italia 2000 racconta l'ultimo scatto di Marco Pantani dopo aver partecipato all'iniziativa in Val Formazza per ricordare l'impresa del Pirata.
“Terzultima tappa del Giro d’Italia 2003, arrivo alla Cascata del Toce dopo 241 chilometri. Mancavano cinque chilometri al traguardo, diventato storico grazie all’ultimo scatto dello scalatore più forte che abbia mai visto, con cui abbia pedalato. Lo conoscete tutti molto bene, si chiama Marco Pantani. In quella giornata ero in grande crisi, secondo in classifica generale alle spalle di Gilberto Simoni, ma non andavo avanti a causa degli innumerevoli colpi e ferite della tappa precedente. Inizio proprio dalla giornata precedente per rendere ancora più importante l’ultimo scatto di Marco. Era vamo in Piemonte, arrivo a Chianale. A 50 chilometri dal traguardo si scalava il Sampeyre, gran premio della montagna posto a 2265 metri di altitudine.
[…] Scolliniamo in cinque, davanti solo Simoni con 25 secondi di vantaggio sotto una grandinata come non avevo mai visto. Noi eravamo in maniche corte o mantelline leggerissime: un freddo terribile. […] Smette di grandinare, ma continua a piovere, io sono davanti e decido di rischiare per rientrare su Simoni perché alla partenza ero a poco più di un minuto di distacco in classifica. Curva dopo curva, rimaniamo io e Marco, che scendeva forte. Stavamo guadagnando nei confronti di Simoni fino a quando non arriviamo veloci a una curva a sinistra, entrambi con biciclette Carrera e maglie gialle, ma squadre differenti. L’affronto a una velocità decisamente troppo alta che mi porta a scivolare contro un muro. E su di me chi cade? Marco Pantani […].
All’indomani la tappa della Cascata del Toce. Al ritrovo di partenza sento un corridore che mi tocca sulla spalla, è Marco che scherzando mi dice: “Garzo, potevi farla più piano quella curva”. Ci mettiamo a ridere. Pedaliamo tutti fasciati. Stavo molto male, invece Marco va come se non avvertisse le conseguenze della caduta. La frazione è relativamente facile fino ai piedi della lunghissima salita che porta a quota 1800 metri con un finale stupendo. La Cascata del Toce è fantastica e la Val Formazza ha un fascino unico. Rimaniamo in 20, poi in 15. A fianco della mia maglia ciclamino e delle mie fasciature vedo un’ombra gialla passare con la testa pelata: è Marco. Viene ripreso, ma scatta ancora. Le ferite del giorno prima non lo frenano. Rimane da solo, con 4-5 corridori dietro, compresa la maglia rosa Simoni. Riesco a rientrare dolorante, giusto in tempo per il terzo scatto di Marco, che sembra essere riuscito a fare il vuoto. Ma Simoni chiude quel gap e lo stacca conquistando la tappa […]. Come ho detto ai partecipanti prima della partenza della cronoscalata lo scorso 13 settembre, quell’ultimo scatto di Marco ci ha fatto innamorare di Pantani e di quel ciclismo, insieme a tutti gli altri scatti, attacchi, vittorie e sconfitte della vita del campione romagnolo. Sentimento comune anche ad alcuni di quei ragazzi a cui stavo parlando, nati dopo la morte di Marco o ancora bambini durante gli anni delle sue vittorie in Italia e in Francia. Dobbiamo dire tutti grazie a Marco Pantani per l’emozione che ci ha regalato”.
(Photo credits: Ossola Cycling Team)