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Distrada

Redazione

La cargo-bike ristorante per le strade di Milano

Pubblichiamo alcuni estratti dell'articolo-intervista 'Il cargo ristorante' sul numero 22 di BIKE, che è possibile scaricare gratuitamente iscrivendosi alla newsletter (per i già iscritti l'invio è automatico). Il racconto di un'idea innovativa che unisce amore per la cucina e per la bicicletta nelle strade di Milano.

ZucchiGoniometri, planimetrie e righelli sono stati accantonati, lasciando spazio a padelle e pedali. Questo è il cambio di rotta di chi, a un tratto della sua vita, ha deciso di mettere in pausa il lavoro di architetto per dedicarsi a quello di cuoco. Attività svolta non nella canonica cucina, bensì in sella a una cargo bike, con la quale si percorrono strade e angoli suggestivi di Milano, prevedendo alcune gustose pause utilizzate per cucinare ai partecipanti piatti a base di ingredienti locali. Il protagonista di questa trasformazione professionale è Federico Zucchi, 36 anni, piacentino, ma milanese di adozione. Il suo progetto è nato cinque anni fa ed è chiamato ‘Distrada’. Bike è salito in sella con lui, scoprendo che il progetto ha preso vita ispirato dall’amore per il cibo e una formazione professionale nel tempio accademico di colui che ancora oggi è riconosciuto come l’emblema della cucina italiana, ovvero Gualtieri Marchesi. “Sono sempre stato attirato dalla cultura gastronomica – racconta Zucchi – a un certo punto ho immaginato che fosse arrivato il momento di provare a trasformare una passione in un lavoro. Ho messo da parte il mio percorso di architetto e nel 2020 mi sono iscritto alla scuola di cucina Alma, l’istituto professionale fondato da Marchesi. Acquisito un solido background culinario, lo scorso anno ho dato vita a Distrada che, per quanto possa apparire lontano dal mio precedente lavoro, si fonda anche sulle basi e sulla conoscenza che ho costruito durante il mio percorso in architettura”.

ZucchiTerminata la scuola culinaria, una bici è diventata una piccola cucina itinerante su due ruote. Come funziona?
“Il primo step avviene in un laboratorio, dove preparo gli elementi che compongono i miei piatti ‘di strada’. A monte c’è un lavoro di organizzazione, logistica, gestione di tempo e spazi. La mia cargo-cucina, infatti, ha un ridotto stoccaggio delle materie prime e, ogni volta, devo progettare le attività con attenzione. Una volta preparata l’escursione e tracciato l’itinerario, incontro i miei ospiti in un luogo prestabilito di Milano, dove verrà servito un aperitivo di benvenuto. In seguito ha inizio il vero e proprio tour, un percorso di qualche chilometro alla scoperta della città, intervallato da alcune soste in cui si beve e si mangia. Mi piace fermarmi nei luoghi che hanno qualcosa da raccontare e magari usare gli elementi già presenti sul posto (tavoli, scalinate, panchine), quasi fossero arredi del mio ristorante immaginario. È incredibile, ma lo stesso itinerario risulterà ogni volta diverso perché il contorno che offre la città è sempre in evoluzione”.

[...] Com’è strutturato il mezzo? Si fatica a immaginarselo in stile ‘kitchen’.
“È pensato sulla base di una E-Bronte di Officine Recycle, un’officina artigianale del modenese. La bicicletta è stata realizzata dal suo titolare, Marco Casalgrandi, che mi ha accompagnato anche nella ideazione del ‘modulo cucina’. Mi ricordo ancora quando sono andato a parlargli di questo progetto. Lui mi ha guardato basito. Poi ha esclamato: si può fare”.

[...] Si alterna pedalata e delizia del palato. Qualche tuo piatto di cui vai fiero?
“Mi piace molto preparare il riso al salto che condisco in modi diversi, dal formaggio classico allo zafferano o con verdure. Sono anche molto orgoglioso del mio spiedo shiitake, cucinato con funghi prodotti in una vertical farm di proprietà di alcuni miei amici che li coltivano a livello sotterraneo nel centro di Milano. Immancabili poi, come dessert, i pan de mej, i biscotti storici lombardi”. [...] 

(Photo credits: La Rei Natura)