La primavera della bike economy
Primavera è la stagione che segna la ripartenza di tutti i ciclisti dopo la difficile convivenza con il freddo invernale. La primavera del 2025 sarà un momento di ripresa anche per l’economia della bicicletta. Ne ha parlato Massimo Panzeri, amministratore delegato di Atala e presidente di Conebi, l’associazione europea dei produttori di biciclette, intervenuto al primo panel del convegno ‘Come corre la Bike economy’, organizzato dalla Camera di Commercio di Milano, Monza, Brianza e Lodi.
“Ad aprile e maggio è previsto che termineranno i problemi di sovra-stoccaggio che hanno condizionato il mercato negli ultimi anni”, ha spiegato Panzeri. La grande domanda degli anni post-pandemia aveva generato un surplus di produzione, responsabile dell’ingolfamento di modelli in negozi e magazzini con conseguente crollo dei prezzi. Una situazione che aveva condizionato il mercato dopo i problemi di approvvigionamento di molti elementi della componentistica dalla Cina e da tutto l’Estremo Oriente nel 2022, diventato molto complesso in seguito all’elevata richiesta di quel momento che aveva mandato in crisi la catena intercontinentale. Una circostanza che creava problemi a tantissimi commercianti.
Il sovra-stoccaggio con calo dei prezzi ovviamente è stata una buona notizia per i consumatori, meno per gli attori protagonisti di questa filiera molto importante per l’Italia. Il nostro Paese, infatti, è il terzo in Europa per biciclette prodotte dopo Germania e Portogallo. Se la Germania al primo posto non stupisce, è decisamente meno prevedibile trovare il Portogallo al secondo posto. Le aziende lusitane sono state abili a sfruttare incentivi dell’Unione Europea per accogliere stabilimenti che producono per marchi di altre nazioni. La Germania rappresenta un modello virtuoso anche per gli incentivi che sa offrire alle sue aziende, così come l’Olanda. Viene studiato anche in Italia, ad esempio, un provvedimento varato dal governo tedesco: un meccanismo che consente a ogni impresa di dedurre i costi delle biciclette fatte acquistare ai dipendenti con rate mensili molto alte.
In questo modo, diminuendo l’imponibile fiscale, può aumentare il netto in busta paga ai lavoratori e scendono le tasse da versare all'erario da parte dele società. Al tempo stesso aumenta il gettito per lo stato con la crescita dell’Iva sulle biciclette vendute e l'incremento dei ricavi per chi produce biciclette. Il mercato tedesco è schizzato in alto in doppia cifra, soprattutto con la vendita di e-bike, usate dai dipendenti come sostitutivo di motorino o auto per andare da casa al lavoro. Anche così i produttori tedeschi più grandi viaggiano intorno a 300 milioni di fatturato, vette difficili da raggiungere per le nostre imprese. Per fare un esempio, Atala in Italia ne fattura 70. “E noi veniamo considerati un’azienda grande, ma rispetto ai tedeschi siamo piccoli”, osserva Panzeri. Merito anche di politiche virtuose studiate a Berlino, non a caso segnalate dai produttori italiani al nostro Parlamento.
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