Merida Mission, la nuova frontiera del gravel da gara
Il mondo del ciclismo è in continua evoluzione e, all'interno di ogni disciplina, le interpretazioni si moltiplicano. Se un tempo la mountain bike era un concetto unico, oggi vanta declinazioni che vanno dal cross-country all'enduro. E il gravel degli anni 2000 non fa eccezione. Questo segmento ha raggiunto una piena maturità: si pedala per esplorazione, per i lunghi viaggi in bikepacking, e, da oggi, in maniera sempre più intensa, anche per la pura competizione. È proprio per gli atleti che non sanno rinunciare all'adrenalina della gara che Merida lancia la sua più aggressiva interpretazione del gravel: la Mission. L’abbiamo incontrata al lancio mondiale avvenuto a Girona, alla presenza dello storico ambassador dell’azienda taiwanese, lo spagnolo Josè Hermida, e dello sloveno Matej Mohoric che con la precedente versione ha vinto il mondiale gravel nel 2023 (e con questa è arrivato terzo nella prova iridata del Limburgo Meridionale a fine settembre.
Un Telaio CF4 Nato per la Velocità
Dimenticate l'approccio all-road o l'orientamento al comfort tipico della Silex (che resta a catalogo per l'utenza meno agonistica). La mission si posiziona nello spazio ad alta performance, collocandosi idealmente tra la Silex e la Scultura Endurance. Il cuore pulsante è il telaio in carbonio CF4, un materiale che Merida riserva tradizionalmente alle sue bici top di gamma, garantendo un equilibrio ottimale tra rigidità strutturale, peso ridotto e solidità. L'orientamento corsaiolo si traduce in geometrie radicalmente aggressive, con un assetto inequivocabilmente racing. L’aerodinamica al comando, sì perché le misure parlano chiaro: lo stack (l'altezza verticale) è di soli 569 mm, nettamente inferiore ai 607 mm della Silex e ai 584 mm della Scultura Endurance. Questa configurazione impone al ciclista un posizionamento più ribassato e filante, massimizzando l'efficienza aerodinamica. Vogliamo parlare di agilità e reattività? Beh, qui troverete la risposta: bilanciando l'aggressività dello stack, il reach (la lunghezza orizzontale) è di 391 mm, una misura che assicura prontezza e controllo in ogni manovra. Ultimo, ma non certo per importanza, la stabilità aumentata: il movimento centrale è stato abbassato per offrire una conduzione di guida e una padronanza del mezzo superiori, essenziali sui fondi sconnessi.
Dettagli che fanno la differenza in gara
I designer tedeschi di Merida (la cui progettazione è curata nel centro R&D di Magstadt, in Germania) non hanno tralasciato nessun dettaglio che possa fare la differenza in competizione. Il passaggio ruote è stato attentamente studiato per trovare il punto di equilibrio tra l'eleganza di una bici da strada e la necessità di aderenza sul single track. La Mission è progettata per ospitare pneumatici gravel fino a 40 mm, un incremento significativo rispetto ai 35 mm della Scultura Endurance, ma calibrato per non compromettere la linea pulita ed elegante. A questa vocazione aerodinamica e di posizione si affiancano funzionalità smart che esaltano il concetto di prestazione. Ne citiamo un paio che ci son piaciute molte. Merida G.U.T. System: un dettaglio da vera gemma tecnologica. L'acronimo sta per Gear, Useful Things e indica un vano portaoggetti integrato nel tubo obliquo. Questo spazio è perfetto per riporre camera d'aria e accessori essenziali. E per chi teme il rumore? Tutto il contenuto è alloggiato in una borsa su misura, eliminando ogni vibrazione. Il secondo è il cockpit integrato TEAM SL GR1P: ripreso dalla serie Reacto e Scultura, il manubrio monoscocca aerodinamico presenta una geometria GR (Gravel-Ready), con un flare più marcato. L'angolo accentuato di apertura esterna della parte bassa della piega garantisce un controllo ottimale e una presa più sicura quando la strada si fa impegnativa.