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Paola Gianotti Io Rispetto il Ciclista

Alessia Bellan

Paola Gianotti: “Più bike lane e sorpasso a un metro e mezzo su ogni strada”

Paola Gianotti tour PineroleseSi è da poco concluso il tour di Paola Gianotti attraverso 15 Comuni del Pinerolese per l'inaugurazione dei cartelli che ricordano agli automobilisti la distanza minima di sicurezza di 1,5 metri durante il sorpasso dei ciclisti, norma entrata nel Codice della Strada lo scorso dicembre. Con questa installazione l'associazione 'Io Rispetto il Ciclista' raggiunge oltre 12.000 insegne installate in più di 400 Comuni in tutta Italia. L'ultra-ciclista e cofondatrice dell’associazione ha attraversato in due giorni il territorio inaugurando i cartelli insieme con le amministrazioni locali. Classe 1981, una laurea in Economia e Commercio, Paola Gianotti è coach e speaker motivazionale, oltre che quattro volte Guinness World Record. Da anni porta avanti una campagna per la sicurezza dei ciclisti sulle strade. L’abbiamo intervistata per Bikechannel sul tema che le sta più a cuore.

Come è nata la sua passione per la bicicletta? Che cosa ha aggiunto alla sua vita e che sacrifici invece ha comportato?
“Mi sono avvicinata tardi, avevo già 30 anni. Sono sempre stata una sportiva ma la bicicletta non ha mai fatto parte della mia vita. Poi ho scoperto il triathlon, ho iniziato ad allenarmi e la frazione che sentivo più mia era quella del ciclismo. Così, dopo il fallimento della società di organizzazione di eventi che avevo aperto come alternativa a un lavoro di consulenza finanziaria che non mi apparteneva, ho deciso di dare la svolta più grande facendo il giro del mondo in bici. E diventare la donna più veloce ad avere circumnavigato il globo. La bicicletta ha aggiunto tantissimo alla mia vita, dalla consapevolezza che si possono raggiungere traguardi che sembrano impossibili a insegnamenti fondamentali come non arrendersi mai, sognare in grande, vivere di emozioni e, quando serve, sapere tornare bambini. Non è stato un sacrificio tutto quello che ho fatto, ma una scelta consapevole”.

Paola Gianotti Io Rispetto il Ciclista

Quando ha circumnavigato il globo in bicicletta, battendo anche il record di velocità, investita da un’auto ha avuto un incidente che le è costato la frattura di una vertebra. Da lì il suo impegno per la sicurezza sulle strade per chi pedala. Quali i passi avanti fatti anche grazie alla vostra associazione “Io rispetto il ciclista” e le mancanze che invece ancora sono difficili da colmare?
“L’Associazione ‘Io Rispetto il Ciclista’ che ho fondato insieme a Marco Cavorso e Maurizio Fondriest ha fatto tantissimi passi avanti. Il nostro traguardo più grande è stato riuscire a far introdurre nel codice della strada la distanza minima di sorpasso di un metro e mezzo per le auto che sorpassano i ciclisti. E a oggi possiamo dire con orgoglio di avere fatto posizionare oltre 12.000 cartelli ‘Io rispetto il ciclista’ sulle strade di tantissimi comuni italiani. Siamo poi partiti con il progetto delle bike lane in Trentino con Maurizio Fondriest, abbiamo scritto il primo fumetto sul tema del rispetto dei ciclisti sulla strada, partecipato a centinaia di convegni sulla sicurezza per i cittadini e nelle scuole, avviato campagne benefiche per inviare biciclette alle donne in Uganda”.

Si è appena concluso il suo ultimo tour attraverso 15 Comuni del Pinerolese per i cartelli ‘Io Rispetto il Ciclista’. Quali gli effetti positivi più evidenti a livello di percezione della sicurezza? 
“L’iniziativa ha portato all’installazione di oltre 35 cartelli in tutto il territorio, con una continuità tra un comune e l’altro che garantisce un messaggio omogeneo attraverso tutto il territorio. I cartelli ricordano agli automobilisti la distanza minima di sicurezza di 1,5 metri durante il sorpasso, norma entrata nel Codice della Strada lo scorso dicembre. È stata una soddisfazione vedere 15 comuni uniti, con sindaci e amministrazioni entusiasti per l’iniziativa promossa da Upslowtour-Pinerolese Terra di Bici in collaborazione con Turismo Torino e Provincia. Un modello di come i territori possano lavorare insieme per promuovere la sicurezza stradale”.

A quanti cartelli sognate di arrivare? Si può parlare di una certa sensibilità e recettività anche da parte degli automobilisti? 
“Non c’è un limite. Il nostro obiettivo è che un giorno smettano di essere uccisi i ciclisti sulle strade italiane. Io credo che ci sia un miglioramento da parte degli automobilisti, quando pedalo molti mi sorpassano a distanza mentre fino a qualche anno fa non era affatto così. Sono piccole gocce nel grande mare della sicurezza ma sono certa che possano fare la differenza”.

Paola Gianotti 100 x 100 donneLei ha fatto e sta facendo tantissimo per rendere questo mezzo sicuro e accessibile a tutti e tutte (vedi la pedalata per regalare 100 biciclette alle donne ugandesi). Che obiettivi vi siete posti per il 2026? 
“Vorremmo portare avanti il progetto delle bike lane su più strade possibili in Italia. La bike lane è una corsia ciclabile ricavata all’interno della carreggiata (che quindi non diminuisce la corsia per gli automobilisti) delimitata da una linea bianca spesso tratteggiata. In presenza di uno o più ciclisti, non si può transitare all’interno mentre, solo se non ci sono biciclette, si può viaggiare con l’auto dentro la bike lane. La combinazione di cartelli e bike lane aiuta a diffondere una corretta cultura ciclistica”.

Quanto conta il gioco di squadra per sensibilizzare governo e istituzioni a prendere in considerazione nuove norme? 
“Moltissimo, sia per le associazioni che lavorano per rendere le strade più sicure sia per i comuni che, se fanno rete, mandano un messaggio importante sulla sicurezza stradale”.

Quali sono le regole e gli allenamenti cui deve sottoporsi per ottenere i risultati straordinari che le permettono di essere un’atleta che ha superato diversi limiti, fisici e psicologici. 
“Lo sport mi fa battere il cuore da sempre, fatica e allenamenti non mi hanno mai spaventata, anzi. Ma non sono un’atleta professionista e non sono mai stata brava a seguire regole precise, diete e allenamenti. Mi sono sempre allenata con passione e ho sempre spinto il mio fisico, ma soprattutto la mente, oltre i miei limiti. Con una cosa certa, grande motivazione a non arrendermi, solo questo mi ha permesso di raggiungere risultati straordinari”. 

Che cosa consiglia a chi oggi deve districarsi nel traffico urbano dove, a parte virtuose eccezioni, c’è ancora poca attenzione alla sicurezza delle due ruote?
“Sicuramente serve rendersi il più visibili possibile con gilet fluo, avere sempre le luci frontali e posteriori, utilizzare il casco (fondamentale, anche se ancora oggi tantissimi ciclisti, soprattutto in città, non lo indossano), fare molta attenzione negli incroci e nelle rotonde e cercare di percorrere le strade a minore scorrimento”. 

Paola GianottiIl numero maggiore di incidenti con esito fatale riguarda il “ciclismo della domenica” fuori dai centri abitati. Anche in questo caso, che cosa occorre cambiare nelle abitudini di questi appassionati che si vedono spesso correre in gruppo?
“Come per i ciclisti urbani credo che anche i ciclisti sportivi debbano avere abbigliamento colorato (in inverno il nero, anche se snellisce, non aiuta), luci frontali e posteriori sempre accese (oggi ci sono strumenti tecnologici che ti indicano anche le macchine che stanno arrivando), usare il casco, cercare le strade meno frequentate dagli automobilisti e fare moltissima attenzione negli incroci e alle rotonde. Ovviamente dovrebbe essere scontato rispettare il codice stradale e il fatto di viaggiare affiancati, dal mio punto di vista, rende più visibili e agevola il passaggio di un’auto in presenza di grandi gruppi di ciclisti. Spero che un giorno, come già nel codice stradale di molti paesi europei, anche in Italia venga introdotta la possibilità di viaggiare affiancati”. 

Tre cose di facile attuazione che potrebbero cambiare e aumentare il livello di sicurezza in Italia. 
“Innanzitutto le bike lane, che hanno un costo molto ridotto, a differenza delle piste ciclabili, e possono essere attuate in brevissimo tempo. Modificare il codice stradale con la norma del metro e mezzo valida su tutte le strade, indipendentemente dalla larghezza della carreggiata e diminuire i limiti di velocità sulle extraurbane”. 

Nelle scuole non si parla mai di temi legati all’uso delle due ruote. Eppure proprio dall’educazione dei più piccoli possono arrivare i risultati eccellenti dei Paesi del Nord Europa, dove la bici ormai ha sorpassato le auto in tutto e in massima sicurezza. Che fare? 
“È necessaria un’educazione con corsi nelle scuole sia di guida della bicicletta (sono tanti i bambini italiani che non sanno andare in bici) sia di educazione stradale. Inoltre è necessario incentivare i bici bus e formare le scuole guida sul tema della mobilità sostenibile”.

Quale sarà la sua prossima sfida, sportiva e umana, a favore di una sostenibilità che aiuti a lasciare auto e veicoli inquinanti in garage? 
“La mia prossima sfida è oggi: fare cultura su un tema così importante continuando a sensibilizzare con tutti i mezzi ma soprattutto chiedendo a ogni lettore e ciclista: che cosa sei disposto a fare oggi per pedalare in sicurezza? Allora agisci, perché il mondo ha bisogno del supporto di ognuno di noi”.