
Sara, per non dimenticare
Sono passate tre settimane dalla tragica morte di Sara Piffer, uccisa dal sorpasso di un automobilista, proveniente dalla corsia opposta. La notizia della scomparsa di questa giovanissima atleta di appena 19 anni, travolta mentre di stava allenando insieme al fratello sulle strade del suo Trentino vicino a casa, ha sconvolto nel profondo chiunque ami la bicicletta in Italia.
Per non dimenticare, pubblichiamo alcuni commenti dei nostri lettori, attoniti e sgomenti davanti a questo ennesimo dramma sulle nostre strade. Oltre al dolore e alla rabbia, c’è la frustrazione di un popolo che fatica a convivere con l’inciviltà sempre più dilagante. Con la necessità di controllare due o più volte in ogni rotonda se chi deve dare la precedenza la dà davvero, un dilemma alimentato dalle continue accelerazioni effettuate nonostante la chiarezza di uno stop. A temere ogni volta un sorpasso avventato sulla corsia opposta. A verificare a ogni incrocio che non ci sia una svolta improvvisa sulla destra. E, in conseguenza di ognuna di queste manovre potenzialmente pericolosissime, a finire spesso per litigare per sfogarsi dallo spavento.
E poi, quando purtroppo l’incidente succede davvero, a dover discutere spesso con agenti che, non si capisce perché, tra ciclista e guidatore di un mezzo motorizzato, tendono a dare ragione al secondo. E poi, in conseguenza di questi verbali, a dover intraprendere contenziosi più o meno lunghi con le assicurazioni che non intendono risarcire. E soprattutto a dover convivere con un’incultura sempre più diffusa per la quale il ciclista è un perditempo in mezzo a un mondo di gente alla guida che non può perdere nemmeno un secondo perché evidentemente impegnata in una missione lavorativa scandita dai millesimi.
Come se chi utilizza la bicicletta in città per andare al lavoro si permettesse di sindacare sull’utilizzo delle auto (sta andando a lavorare, al bar, a fare shopping?). Come se si vedesse l’uguale insofferenza, che impera verso i ciclisti, nei confronti di chi guida camper, roulotte, trattori o camion lentissimi che fanno perdere tantissimi minuti. Ma in quei casi va tutto bene. Forse perché quei mezzi sono grandi come e più delle auto, e quindi non esiste l'equivalente della sensazione di forza nei confronti di un ciclista che è solo con i suoi pochi chili di alluminio o carbonio. E quindi può diventare un manichino da maltrattare più che una persona.
Questa è l’incultura che i ciclisti non sopportano più, il sentimento alla base dei messaggi dei nostri lettori, mossi dal dolore infinito per Sara. Un disagio talmente forte da spingere la maggioranza dei ciclisti (non tutti perché ovviamente c’è sempre chi sbaglia in ogni categoria) a cercare di fare tutto il possibile per prevenire questi conflitti sulle strade, comportandosi nel miglior modo possibile e con una dose di attenzione al di là della normale prudenza. Ma non esiste il dovere di avere paura, esiste il diritto di poter pedalare sicuri. Perché nessuno deve più piangere tragedie simili, nel nome di Sara che non doveva essere portata via così a 19 anni.
I messaggi dei nostri lettori
«Meglio di tutto è ricordarsi che il ciclista è una persona»
«A me è andata bene, solo escoriazioni e bici da buttare»
«Anche a me è andata bene e chissà quante ne son successi ma non scappandoci il morto, non se ne parla! A ogni tragedia c'è sempre qualcuno che usa quelle parole, ma poi non cambia nulla, in attesa di un'altra tragedia. Intanto continuano i beceri commenti contro i ciclisti, se non cambia la mentalità non cambia il risultato e il nuovo Codice della strada non spaventa nessuno»
«Ero in auto, ho incontrato un ragazzo che andava in bici tranquillo, non c'era spazio per superare perché stavano arrivando macchine dal senso opposto, quindi senza problemi mi sono accodata, senza avvicinarmi troppo, aspettando che la corsia opposta fosse libera per un sorpasso in sicurezza. L'automobilista della macchina dietro mi ha fatto i fari, mi ha superato a velocità folle perché, appunto, stavano arrivando macchine dal senso opposto e si è ributtato dentro in corsia davanti a me facendo il pelo non solo all'auto che arrivava, ma soprattutto al ciclista. Mi sono attaccata al clacson dal nervoso, per fortuna il ragazzo in bici ne è uscito illeso, ma ha rischiato tantissimo. Come si può fare certe mosse, senza considerare che ci sono delle vite di mezzo? Davvero per recuperare 30 secondi, un minuto? Sono sempre più avvilita»
Al presidente della Federciclismo: «Bisogna andare ben oltre al dire basta»
«Il 99% degli automobilisti dice: “Non l'ho visto”. È la classica risposta. Evidentemente guardare la strada è un optional»
«Visto che finora inasprendo le leggi non è cambiato nulla (così come i beceri commenti sui ciclisti!!!), bisogna iniziare a far cambiare la mentalità delle persone»
«La strage continua perché il Codice della strada non tutela i soggetti deboli. La velocità è la prima causa di morte e incidenti. La velocità eccessiva andrebbe punita come reato penale»
«Schizofrenico è il comportamento che si tiene quando si guida senza pensare anzi si pensa a tutto tranne che guidare. Non si può andare avanti così. Non si può morie per sciatteria: 19 anni sono pochissimi. Non è giusto. Provo tanto dolore»
«Tre giorni fa da solo con luce garmin, tutto sulla destra, uno non ha voluto rallentare visto che arrivava un’auto nel senso contrario mi è passato a 10 cm. Purtroppo è pieno di delinquenti. Povera ragazza. Non ci sono parole»
«Ho guardato la strada su maps: la linea è continua, senza interruzioni. Magari è stata fatta perché non c'è uno spazio adeguato per sorpassare, ma immagino lo facciano tutti perché arrivare due minuti dopo lede la mascolinità dell'italico automobilista»
«Sorpassano a tutta velocità invadendo la carreggiata dove in senso opposto ci sono le bici approfittando della momentanea assenza di auto in quel senso di marcia opposto al loro. Purtroppo spesso mi è successo di vedermi arrivare questi incoscienti frontalmente e vedi la morte in faccia»
«Non ci sono più le condizioni per andare in bicicletta, è assurdo continuare ad assistere inermi a quanto sta accadendo ormai da diversi anni. Il ciclismo deve tutelare i ciclisti, bisogna creare un movimento che abbia un potere contrattuale sul territorio per convincere le amministrazioni locali ad attuare ogni strumento per la creazione di piste ciclabili delimitate al traffico con anelli ciclabili all'interno. Se non si fa questo è meglio chiudere ogni bicicletta»
«Oggi ho assistito all'investimento di una ragazzina di 14-15 anni sulle strisce da parte di un'auto la gente quando guida è distratta coi telefonini e coi navigatori e non presta attenzione e non guida con prudenza»
“Quando capiremo che l'auto è come una pistola, se usata impropriamente, sarà troppo tardi»
«Senza parole, siamo birilli di guidatori che non dovrebbe guidare»
(Photo credits: cicliste.eu)