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Alleghe

Redazione

Stefano Garzelli: "Un Giro d'Italia con poca anima"

Pubblichiamo alcuni estratti della rubrica di Stefano Garzelli, 'Lo Scatto del Garzo', sul numero 23 di BIKE, che è possibile scaricare gratuitamente iscrivendosi alla newsletter (per i già iscritti l'invio è automatico). Il vincitore del Giro d'Italia 2000 racconta l'ultimo scatto di Marco Pantani dopo aver partecipato all'iniziativa in Val Formazza per ricordare l'impresa del Pirata.

Giro d'Italia"La prima impressione vedendo il percorso del prossimo Giro d'Italia è che manchi un'anima alla corsa  rosa 2026. Perché non ci sono le grandi salite che hanno fatto la storia: Stelvio, Gavia, Pordoi, Sella, Colle dell'Agnello o Colle delle Finestre. Ormai la tendenza è quella di andare meno possibile oltre i 2000 metri per non rischiare di incontrare cattive condizioni atmosferiche. Solo due volte ci si spingerà oltre quella soglia, scollinando Giau e Falzarego entrambi nella 19a tappa, la Feltre-Alleghe. Ma così si perdono i luoghi simbolo del Giro, sulle Alpi Occidentali e sulle Dolomiti. [...]. Inoltre ci sono otto tappe potenzialmente adatte ai velocisti. E tante frazioni brevi.

La mia idea è che gli organizzatori abbiano voluto disegnare un percorso non durissimo che possa andare bene a tutti in modo da attirare più stelle possibili. In particolare il tentativo è quello di avere più tenori possibili tra Evenepoel, Vingegaard e Pogacar. La cronometro molto lunga della 10a tappa, la Viareggio-Massa di 40,2 km, sembra pensata apposta per avvicinare Evenepoel alla vittoria finale. Ma se il Giro non è particolarmente duro, può essere abbinato anche al Tour. Un ragionamento che potrebbe convincere Vingegaard a partecipare con l'intenzione ovviamente di vincerlo. E, perché no, magari anche Pogacar potrebbe fare un pensierino al ritorno al Giro. I tanti arrivi per sprinter possono essere letti come un appello a Milan. E, non rendendo l'altimetria impossibile, il novero dei papabili vincitori potrebbe ampliarsi.

Giro d'Italia[...] Noto che ci sono ben quattro tappe su 21 all'estero. Alle tre della partenza in Bulgaria bisogna aggiungere la 16a, da Bellinzona a Carì in Svizzera, di appena 113 km. E qui vengo alle tappe corte. Non mi dispiacciono: incentivano una corsa più aggressiva e lasciano meno tempi morti. Con chilometraggi ridotti una fuga da lontano può avere qualche speranza di arrivare al traguardo, una circostanza che può avvantaggiare gli outsider a danno dei campioni più celebrati. Non è da sottovalutare tenendo conto del dominio di Pogacar. Faccio un esempio: l'azione solitaria di Simmons all'ultimo Giro di Lombardia avrebbe avuto qualche possibilità di successo con una tappa corta. Possono uscire i duelli e possono andare in crisi anche squadre molto attrezzate. E tornando al discorso iniziale un Giro fatto di tappe corte può tentare campioni che non vogliono spendere troppo nel caso in cui vogliano fare anche il Tour. [...] Invece, non sono per niente convinto da una proposta che aleggia, quella di cambiare la col locazione del Giro nel calendario invertendolo con la Vuelta in modo da poter andare in alto nei mesi estivi senza rischiare il brutto tempo in primavera. Anche se prima ho detto che un Giro senza salite mitiche oltre i 2000 metri manca di fascino, penso anche che non si devono toccare le date del Giro. Il Giro è maggio con i suoi profumi, è primavera. La sua bellezza è questa [...]"

(Photo credits: Newspower)