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Giro, Quintana ipoteca vittoria
Quintana domina il tappone di montagna e si prende anche la maglia rosa. Ora ai rivali serve un miracolo…
Era l’uomo più atteso. Era il grande favorito. Nairo Quintana rispetta il pronostico e vince il tappone storico con Gavia, Stelvio e Val Martello, dopo quasi 5 ore di corsa, oltre 60km di salita e più di 4000metri di dislivello. Una spallata forte quella data dal colombiano, a prescindere dalle polemiche (sullo Stelvio bisogna fermarsi o no?). Il capitano della Movistar, nuova maglia rosa, sulle pendenze spaccagambe della Val Martello ha dato una lezione pesante a tutti i suoi rivali.
A cominciare dal connazionale Rigoberto Uran, arrivato dopo oltre 4 minuti e ora seconda nelle generale a 1’41 ma senza aver dato la minima sensazione di potersi inventare qualcosa nelle tappe di montagna che restano. Il pur coriaceo e generoso Cadel Evans, 37 anni suonati, è scivolato in terza posizione, a 3’21 da Quintana e anche lui senza avere a disposizione altri tracciati a lui congeniali.
E gli altri? Il vincitore morale del tappone è stato il redivivo Ryder Hesjedal, sempre sul punto di crollare e invece tenace fino agli ultimissimi metri e con un ritardo di appena 8 secondi. Una prova di orgoglio e forza, che lo piazza al nono posto della classifica a 4’16 dalla maglia rosa. Il balzo più significativo lo fa Pierre Rolland, ottimo terzo e ora a 3’26 da Quintana, con inoltre 2 secondi di margine sulla maglia bianca Rafal Majka. Ci aspettavamo qualcosa di più da Aru, che ha pagato evidentemente lo sforzo di Montecampione, e soprattutto da Pozzovivo, il cui mini-allungo negli ultimi 800 metri non è servito a guadagnare terreno prezioso.
Insomma, il Giro ce l’ha in pugno Nairo Quintana. Arrivato a questa edizione come un predestinato e oggi leader, dopo due settimane corse fra allergie, condizione così così e zero lampi nelle prime salite. Ma ciò che conta, come sempre, è il risultato finale e la tattica utilizzata dal colombiano è stata, sinora, ineccepibile. Qualcuno potrà minarne il regno in Valsugana, sul Grappa o sullo Zoncolan?
Luca Gregorio