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Redazione

Ciclismo, caccia al trucco. C'è la bici col motore?

Una nuova frontiera del doping sembra riaffacciarsi nel mondo professionistico. Alla Milano-Sanremo un blitz non ha dato risultati, ma l'Uci è in allarme. Per fortuna gli appassionati possono discutere anche di tecnologia lecita: attesa per l'ammortizzatore sulla bici di Wiggins alla Roubaix.


Hesjedal bici a motore alla Vuelta del 2014?


ROMA - "Ghe voeren i garun", "ci vogliono le gambe". La frase è una delle più celebri della storia del ciclismo, in quanto pronunciata da uno dei primi campionissimi, quell'Alfredo Binda che era talmente superiore alle media dell'epoca da ricevere il premio del vincitore del Giro d'Italia 1930 senza fare neanche un km: solo così infatti gli organizzatori avrebbero potuto dare interesse ad una competizione che sarebbe stata a senso unico. Parole sante, che indubbiamente restano attuali: se chi sta in sella non ne ha, c'è poco da fare. Ci sono anche dei 'però', parecchi, che da parecchio tempo sono entrati nel mondo del ciclismo. Inutile soffermarci sul fenomeno che ha mandato questo sport sull'orlo del baratro, quello del doping: la situazione rispetto all'era Armstrong sembra sensibilmente migliorata ma come emerso dal rapporto Uci, la lotta è ancora lunga. E poi c'è l'altra protagonista del ciclismo, la bicicletta.  

Discorsi interessanti quando si parla di innovazioni consentite, inquietanti quando si parla del doping tecnologico. Agitati già qualche anno fa con il caso Cancellara (che poi si rivelò privo di fondamento) tornano prepotentemente sulla scena i motorini nelle biciclette. Il problema preoccupa, altrimenti all'arrivo della Milano-Sanremo non ci sarebbe stato il magistrato di turno con carabinieri al seguito a presidiare le operazioni. Intendiamoci, non è stato trovato nulla, ma intanto l'Uci si è mossa: se lo ha fatto significa che ha fiutato qualcosa. Controllate senza esito una quarantina di biciclette, comprese quelle di riserva (si sa che spesso in corsa avvengono parecchi cambi). Il problema quindi esiste, come potrebbe esistere un sistema sofisticatissimo: collegamento wireless con la fascia del cardiofrequenzimetro, se il numero dei giri del motore umano arriva ad una certa soglia, parte il motorino con evidente, indebito vantaggio. La nuova frontiera della lotta alla frode nel mondo del ciclismo potrebbe essere proprio questa: perché anche se sembra improprio dirlo, sempre di doping si tratta. Solo che è molto meno dannoso per la salute.

Ma è proprio nuova questa frontiera? Mica tanto, da tempo tutto lo sport di alto livello è a rischio inquinamento. Le presunte bici truccate ricordano la spada (questa non presunta) utilizzata dal maggiore dell'Unione Sovietica Boris Onishchenko nel pentathlon moderno alle Olimpiadi di Montreal nel 1976. Nella prova di scherma, il maggiore inserì nella propria impugnatura un congegno elettrico che faceva scattare a comando il colpo portato all'avversario. Onishchenko fu però colto da mania di grandezza ed esagerò, tanto che gli inglesi intuirono e presentarono un reclamo che portò all'ispezione dell'arma ed alla scoperta dell'inganno. Questo per dire che ad alti livelli la guardia deve essere sempre mantenuta. Perchè 'i garun' ci vogliono e ci vorranno sempre, ma di questo passo la poesia del ciclismo e dello sport in generale rischiamo di trovarla solo sui libri di storia.

Per fortuna che gli appassionati possono parlare anche di tecnologia lecita. Sono giorni all'insegna del pavé. Nel giorno di Pasqua c'è stato il giro delle Fiandre, tanti muri e il pavè fiammingo, da prendere con le molle ma ben più liscio delle pietre cattive che domenica prossima saranno il sale della Parigi-Roubaix, l'Inferno del Nord. Bradley Wiggins, che vuole regalarsi una ultima grandissima impresa su strada prima di tornare al vecchio amore della pista, la affronterà con una costosissima Pinarello (11mila euro), la Dogma K8-S, con ammortizzatore posteriore integrato. I calcoli fatti dagli ingegneri del marchio italiano parlano di un rendimento sulle pietre aumentato di un 9%. Tutto regolare, l'Uci ha ammesso l'innovazione, da parte delle squadre avversarie al Team Sky non sono giunte lamentele particolari. Al Fiandre lo squadrone inglese è andato piuttosto male: il gallese Thomas, che partiva con i favori del pronostico, non ha letto -o non ce l'ha fatta proprio- l'azione magistrale del vincitore Kristoff e lo stesso Wiggins, tra l'altro finito anche a terra, non è riuscito a fare il regista in corsa come da premessa. Viene quindi spontaneo dare una chiave di lettura, anche per la Roubaix: vero, l'energia risparmiata nei balli macabri sul pavè ci sarà senza dubbio, ma considerando che 200 km saranno su asfalto più o meno liscio, bisognerà vedere la percentuale di risparmio energetico sul pavè e il dispendio sui tratti che ne sono privi. Parola alla strada e ne capiremo di più.

di Luigi Panella
Fonte: La Repubblica