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Redazione

La foresta del Penna, un luogo da scoprire

Nel cuore profondo e nascosto dell'Appennino, tra le province di Genova, Parma e Piacenza ; pedalare su queste stradine dimenticate, che risalgono passi "clandestini" su montagne aspre, poco conosciute e ormai spopolate, è  un vero e proprio tuffo nel nostro passato. Un mondo da sempre terra di confine, dove il  vivere  quotidiano resta esercizio faticoso, anche ai nostri giorni.  Dallo spiazzo del Passo Zovallo a 1417 mslm, pedaliamo in direzione del Tomarlo per qualche chilometro sul crinale, giusto il tempo per scaldare la gamba; poco prima del passo svoltiamo a sinistra in direzione Bedonia.

Inizia subito una filante discesa sulla sp 81, che regala belle vedute, fino al borgo di  Anzola, incassato, quasi nascosto nelle valle. Superiamo  un lungo tratto di asfalto molto accidentato, scendendo ancora giù, sempre a fianco del torrente Ceno, fino alle poche case di Ponteceno, 711 mslm. Superato il ponte imbocchiamo la sp 359 e dopo qualche centinaio di metri ed un paio di tornanti eccoci al passo di Montevaccà a 805 mslm.  Accanto al passo, una lapide ricorda il sacrificio di giovani vite umane per la libertà del nostro Paese, durante la 2 guerra mondiale;  sono  innumerevoli, sparse tra questi monti e, ancora oggi,  mettono i brividi. Di nuovo una bella e facile discesa lunga quasi 8 chilometri fino a Bedonia, importante centro della val di Taro.

Qui imbocchiamo la sp 3 di Borgonovo; costeggiamo il Taro per circa 11 chilometri; la strada, praticamente priva di traffico,  è un lunghissimo falsopiano in leggera discesa che si snoda nel fondovalle. Siamo circondati da verdi montagne ma nell'aria  si percepisce quasi il profumo del mare, non molto distante in linea d'aria. Finora abbiamo pedalato per diversi chilometri sempre in discesa o in falsopiano, ma arrivati a Pontestrambo la musica cambia decisamente . Giriamo a destra al cartello "Alpe e foresta del Monte Penna"; la stradina prosegue in leggera ascesa fino alla deviazione per Setterone. Poi le pendenze diventano più dure; si entra nella strettissima valletta e anche se la frescura del bosco attenua le difficoltà, almeno fino alla piccola località di Alpe, 870 mslm, non c'e' più un attimo di tregua.

L'ambiente è silenzioso; il nastro asfaltato dal fondo ancora discreto, passato il piccolo borgo, mostra il suo lato cattivo; all'altezza di una piccola fontana ormai secca, la stradina si impenna letteralmente per 2000 interminabili metri . Una rasoiata tremenda con pendenze da patibolo, anche sopra al 15/17%; allo scoperto, il fondo sconnesso, punta dritta verso il cielo, fino allo sconosciuto passo della Tabella,1284 mslm. Qui le pendenze calano drasticamente; poche centinaia di metri ed ecco il rifugio del Cai, la nostra ancora di salvezza.

Il sentiero, rovinato in qualche punto,  si infila decisamente nella foresta; un lunghissimo tratto dove si sale con rari tornanti e dolci pendenze.
E' la parte più bella di tutto il percorso; completamente nella penombra  si procede nei silenzio assoluto, rotto solo dai rumori del bosco e  dal fruscio delle ruote. Cicloturismo allo stato puro; al passo del Chiodo a 1452 mslm si conclude la bellissima salita di quasi 15 chilometri, discontinua, affascinante e anche durissima in qualche tratto. Poi lungo la  sp 75 del Penna indugiamo ancora nella foresta ; prima in discesa e poi, con un tratto di un paio di chilometri, risaliamo un leggero dislivello , tra panorami incredibili,  fino a raggiungere il passo Tomarlo,1474 mlsm. Poche pedalate in falsopiano ed eccoci al nostro capolinea odierno. 1450 metri di dislivello,meno di 70 chilometri;  un piccolo, ma affascinante giro dove una Natura mai completamente domata, fà sentire ancora tutta la sua forza; l'Appennino non finisce proprio mai di stupirci.

 
Graziano Majavacchi