Il Giro arriva alla sua tappa decisiva nella giornata forse più difficile. Con una classifica riaperta dalla rivoluzione di Risoul e i protagonisti stremati da tre settimane di corsa, l’ultima sfida si svolge con la testa altrove, parecchi chilometri più a nord, al Giro del Belgio dove si registra l’ennesimo incidente grave in corsa, ancora una volta provocato dal comportamento di un motociclista: 19 ciclisti feriti, undici ricoverati in ospedale di cui uno ancora in coma. Si tratta di Stig Broeckx, lo stesso corridore che rischiò grosso falciato da una moto in corsa alla scorsa Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Nonostante un allarme sollevato da più parti, nonostante l’assurda morte di Antoine Demoitiè alla scorsa Gent-Wevelgem, il ciclismo continua sulla sua strada senza affrontare un problema che si fa più grave ogni giorno. Oggi sono stati i corridori stessi a rifiutarsi di proseguire, ma domani? Ma al Giro? Al Giro si pedala, inevitabilmente, ma non deve essere stato facile per nessuno correre quest’ultima tappa come non è stato facile per noi guardarla, nonostante tutto.

Una tappa difficile che premia due corridori che nelle difficoltà sembrano esaltarsi: una giornata vissuta ancora una volta all’insegna della “corsa nella corsa”, con i fuggitivi lasciati aandare ad un vantaggio incolmabile e gli uomini di classifica a studiarsi in attesa delle stoccate finali. La fuga è ancora di quelle extra-large, animata soprattutto dai duellanti per la maglia di miglior scalatore: Damiano Cunego e Mikel Nieve. Avrà la meglio lo spagnolo (splendido Giro il suo), primo sul Col de la Bonette e vincitore ormai definitivo della graduatoria dei grimpeur. La fuga come sempre si disgrega lungo la corsa: Nieve viene ripreso da Tanel Kangert, Joe Dombrowski, Rein Taaramae e Darwin Atapuma, con il primo dei tre fermato nel finale per assistere Nibali e gli ultimi due che vanno a giocarsi il successo di giornata. Una sfida entusiasmante, con l’estone capace di rientrare a testa bassa su tutti gli scatti dell’estroso colombiano, fino all’accelerazione decisiva sull’ultima ascesa. Taaramae tira fuori tutte le energie residue e costruisce un piccolo vantaggio sufficiente per il trionfo, sul traguardo può permettersi di esultare platealmente e dedicare la vittoria al compagno di squadra Ilnur Zakarin, ritiratosi ieri dopo uno spaventoso volo.

Per l’arrivo di Vincenzo Nibali bisogna attendere sette minuti, dopodichè si scatena la festa per il secondo Giro dello Squalo. Doveva vincerlo quest Giro e l’ha vinto Vincenzo Nibali, ma il suo trionfo è arrivato in maniera ben differente da quanto si sarebbe potuto immaginare alla vigilia. Nibali conquista la corsa rosa con un finale da film hollywoodiano, scalando posizioni una dopo l’altra nel corso delle due tappe alpine, dopo aver patito più del previsto nelle due settimane precedenti, e conquistando la maglia rosa all’ultima occasione utile, sul traguardo di Sant’Anna di Vinadio. Merito della tenacia del siciliano, capace di rigirare a proprio favore gli imprevisti di corsa (la caduta di Steven Kruijswijk su tutto), supportato da una squadra talmente superiore alla concorrenza da far quasi scomparire gli altri team. Un gioco di squadra fondamentale anche oggi, nella corsa verso Sant’Anna di Vinadio, dove i kazaki dell’Astana fanno loro il Giro e riscattano la figuraccia rimediata 12 mesi fa, quando una tattica di squadra confusionaria compromise le possibilità di vittoria finale.

Dopo il fugace passaggio in maglia rosa di Esteban Chaves, che già sul traguardo di ieri si riteneva soddisfatto del poter vestire la maglia anche un solo giorno e oggi ha accolto la “sconfitta” con il solito sorriso, Nibali ha saputo andarsi a riprendere in extremis il simbolo del primato che aveva salutato sul più alto gradino del podio nel 2013. Quella di domani a Torino sarà soltanto una festa, una passerella per permettere a tutti i tifosi di sfogare tutta la propria gioia. Una gioia un po’ più piccola del previsto, però, con il cuore del ciclismo che batte con Stig Broeckx e con tutti i corridori che ogni giorno sfidano i rischi di un mestiere che avrebbe bisogno soltanto di più sicurezza e di più rispetto di chi lo svolge.

Ordine d’arrivo
1 Rein Taaramae 04h22’43”
2 Darwin Atapuma a 52″
3 Joe Dombrowski a 01’17”
4 Mikel Nieve a 04’12”
5 Alexander Foliforov a 04’36”
6 Vincenzo Nibali a 06’44”
7 Alejandro Valverde a 06’57”
8 Rigoberto Uran ST
9 Giovanni Visconti a 07’47”
10 Rafal Majka a 08’06”

Classifica generale:
1 Vincenzo Nibali 82h44’31”
2 Esteban Chaves a 52″
3 Alejandro Valverde a 01’17”
4 Steven Kruijswijk a 01’50”
5 Rafal Majka a 04’37”
6 Bob Jungels a 08’31”
7 Rigoberto Uran a 11’47”
8 Andrey Amador a 13’21”
9 Darwin Atapuma a 14’09”
10 Kanstantsin Siutsou a 16’20”

Filippo Cauz