Ma chi ce lo fa fare? Quante volte ci siamo fermati sul bordo della salita, oppure abbiamo guardato chi passeggia con il giornale in mano senza alcuna fretta, mentre noi siamo li a correre sempre al massimo, non di velocità , ma misurando i compromessi che ogni giorno si presentano come salita da affrontare, per poter dar vita alla nostra passione: il ciclismo e lo sport in generale. Uscire dagli schemi programmati dalle necessità lavorative, diventa sempre più difficile, sembra quasi impossibile farcela ogni volta. Come ciclisti abbiamo imparato ad amare e odiare la salita, la velocità non conta, ogni persona ha i suoi livelli atletici, quello che importa è pedalarla con ritmo e passione.
Chi alle 5 del mattino, chi alle 7 di sera, chi salta il pranzo e vive di barrette, percorriamo i chilometri che non ci sembrano mai abbastanza, quelli che spesso confrontiamo sui siti e prendiamo di riferimento come parametro vincente per essere “insuperabili”. Ma chi me lo fa fare? La domanda rimbalza nella mente e diventa la compagna di tante uscite, dove la agganci al manubrio insieme al computer cercando di non guardalo mai.Torni sudato, hai pochi minuti per ritornare nei panni di “umano” dove riprenderai a correre però non in bicicletta su una salita, ma in quel deserto che è la vita di tutti i giorni, dove le dune non smettono mai di presentarsi davanti e dove ogni giorno al tramonto scruti l’orizzonte cercando di scindere tra il miraggio e tra la realtà dei sensi visivi, l’isola del benessere: il tuo obiettivo.
La scelta dei giusti obiettivi anche nello sport diventa fondamentale, le parole si perdono pedalando, al bar, sui forum, si pensa in pochi secondi di dare le giusta formula al “sentito dire”. Non è così spesso, ma la scienza è tale, la ricerca porta alla statistica e a comprendere come siamo fatti, ma non lo abbiamo ancora scoperto, le variabili fanno spesso la differenza nel risultato finale. Così possiamo essere soggetti singoli-unici e non copie delle copie di chi non ha i nostri stessi sentimenti, ma rappresenta la parte meccanica di uno “spirito libero”.La mente comanda tutto, ma se il corpo è uno sconosciuto, figuriamoci la mente, quella parte di noi che non ha forma ma concetto, dove scendiamo nella parola “TESTA” per darne unâaspetto materiale: ma non è così e mai lo sarà .
La mente ha una forza infinita, che si alimenta con forti emozioni, anche quelle negative rafforzano la mente se si ha il coraggio di affrontarle e non abbandonarsi alla depressione. La depressione non ha fine, la discesa nellâoscuro di essa non ha velocità , come possiamo misurare lâinfinito?
Allora dobbiamo imparare a vincere tutto questo, chi impara la dura legge della fatica, del sacrificio, della programmazione e del saper scindere lâutile dal superfluo, riesce sempre a battere quel maledetto “ma chi me lo fa fare?”. Lo faccio, e ne vale la pena! Quante volte siamo partiti depressi, stanchi, demotivati, scazzati, per poi tornare con il sorriso sfiniti energicamente ma carichi nella mente?
Siamo tutti uguali, non smetterò mai di ripeterlo: i sentimenti sono gli stessi, sta a noi alimentarli per vincere contro quelli degli altri che spesso ci prendono questa nostra “unicità ” fatta di una vita che solo noi viviamo e sentiamo.Buone ferie e buoni giri in bici: di solito le ferie ci danno tanto tempo per pedalare, per non correre e per caricare di energia il motore che si chiama “mente”, quello che ci permetterà di affrontare il resto.
Alessandro Schiasselloni – The Sport Mentalist
Mental Coach – Posturologo – Riflessologo – Preparatore Atletico
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