
Le ciclabili no-stress attirano nuovi ciclisti
“Costruiscile e arriveranno” è stato a lungo il motto ripetuto dalle città che cercavano di promuovere la mobilità sostenibile e aumentare gli spostamenti in bici attraverso l'installazione di nuove infrastrutture ciclabili. Per anni, infatti, le amministrazioni hanno investito in piste dedicate alle due ruote nella speranza di aumentare il bacino di utilizzatori di veicoli non inquinanti. Ma quali investimenti danno veramente i loro frutti? Un importante articolo, da poco pubblicato sull’autorevole rivista Nature Cities, fornisce una risposta chiara, basata sull'evidenza. Mentre le ricerche condotte sinora hanno messo in relazione le piste ciclabili standard con l'aumento dei livelli di pendolarismo ciclistico, confermando la relazione positiva tra la costruzione di piste ciclabili e l’aumento degli spostamenti, questo nuovo studio si è invece focalizzato sull’impatto di nuovi e diversi tipi di strutture rispetto a quelle tradizionali.
Due ricercatori universitari, Nick Ferenchak e Wesley Marshall, hanno condotto una ricerca longitudinale, durata 6 anni, su 14.011 gruppi di isolati in 28 città statunitensi per confrontare l'impatto di diverse tipologie di ciclabili sul numero di pendolari. La risposta non lascia spazio a dubbi: le infrastrutture a basso stress sono fondamentali per incentivare l’uso della bicicletta, una solida prova del fatto che, per attrarre la vasta maggioranza di potenziali ciclisti "interessati ma preoccupati", la protezione fisica dal traffico non è solo una caratteristica, ma una necessità.
Ferenchak e Marshall hanno infatti scoperto come, nei quartieri che hanno installato corsie ciclabili protette, si sia registrato un aumento dei pendolari in bicicletta 1,8 volte maggiore rispetto a quelli con corsie ciclabili standard, 1,6 volte maggiore rispetto alle aree con corsie condivise e 4,3 volte maggiore rispetto a quelle che non hanno proprio installato strutture ciclabili. La ricerca stabilisce un legame tra le piste ciclabili standard (SBL) e i pendolari in bicicletta, ma c'è un'immediata necessità di andare oltre per tenere conto dei tipi di strutture ciclabili sempre più diffuse, come le piste protette (PBL), le ciclabili tamponate (BBL) e la segnaletica per le corsie condivise (sharrows, SHR). Per quanto riguarda il chilometraggio, alla lunghezza delle corsie ciclabili protette si associa un aumento dei pendolari in bicicletta del 52,5% rispetto al chilometraggio delle corsie ciclabili standard e del 281,2% rispetto al chilometraggio delle corsie condivise. Per ogni tipo di struttura, sono state poi fatte approfondite analisi complementari che hanno messo in relazione i cambiamenti del pendolarismo in bicicletta con lo status socioeconomico e i fattori ambientali.
Ecco i risultati in sintesi, cruciali per urbanisti, ingegneri dei trasporti e responsabili territoriali:
· Le piste ciclabili protette (PBL) aprono la strada: le aree che le hanno installate hanno registrato una crescita del traffico pendolare 1,8 volte maggiore rispetto a quelle dotate solo di piste ciclabili standard e 4,3 volte maggiore rispetto alle aree senza nuove infrastrutture.
· Il chilometraggio conta: ogni miglio di nuova segnaletica orizzontale condivisa (PBL) è stato associato a 11,9 nuovi pendolari, un impatto maggiore del 52,5% rispetto a un miglio di una corsia standard.
· Le soluzioni ad alto stress sono insufficienti: la segnaletica orizzontale condivisa ("sharrow") ha mostrato una relazione debole e statisticamente insignificante con la crescita del numero di ciclisti quando sono stati controllati altri fattori.
Mentre l'impegno delle città nella promozione del trasporto sostenibile continua a evolversi con strutture più mature e reti in espansione, i risultati finali suggeriscono una maggiore sfumatura del mantra "Costruiscile e arriveranno", rivelando un legame diretto tra strutture ciclabili a basso stress e un maggiore aumento degli spostamenti casa-lavoro in bicicletta. Le città dovrebbero concentrarsi dunque sull'implementazione di infrastrutture ciclabili agevolate se vogliono convincere la popolazione di potenziali ciclisti meno sicuri di sé. Sebbene una maggiore quota modale di biciclette non sia necessariamente un fine in sé, potrebbe aiutare le città a ridurre il consumo di carburante, le emissioni e i costi di trasporto, offrendo al contempo maggiori opzioni di mobilità a una percentuale maggiore della popolazione, oltre a migliori risultati in termini di salute e sicurezza per i ciclisti e gli altri utenti della strada.
(Fonte: Ferenchak, N.N., Marshall, W.E. “The link between low-stress bicycle facilities and bicycle commuting” Nat Cities 2, 2025)