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Riduzione corridori, un nuovo scontro
L'ultima riunione generale dell'AIOCC (Associazione Internazionale Organizzatori Corse Ciclistiche), tenutasi lo scorso venerdì, si è conclusa con un annuncio atteso da tempo: i tre maggiori organizzatori di corse nel ciclismo internazionale (ASO, RCS Sport e Flanders Classic) hanno deciso di ridurre il numero di corridori per squadra che prenderanno il via alle loro corse. Nei grandi giri i partenti passeranno da 9 a 8 per squadra, in tutte le altre prove si passa da 8 a 7. Una decisione pesante, visto che in tre organizzazioni sono racchiuse le tre grandi corse a tappe, le cinque classiche monumento e un gran numero di altre gare di primissimo piano (Freccia Vallone, Paris-Tours, Gent-Wevelgem, Milano-Torino, Omloop Het Nieuwsblad, Dwars Door Vlaanderen, Strade Bianche, Criterium del Delfinato, Tirreno-Adriatico, Freccia del Brabante...).
L'annuncio dei tre grandi organizzatori spiega la scelta, effettiva già dal 2017, con l'intenzione di migliorare la sicurezza dei corridori riducendo le dimensioni del gruppo; il numero di squadre invitate resterà infatti invariato. In secondo luogo, si auspica che la riduzione degli elementi per squadra possa rendere le gare meno controllabili e quindi più spettacolari. Se quest'ultimo punto pare indiscutibile, e oltremodo necessario alla luce di troppe corse in cui la noia fa ormai da padrona, sul primo restano diverse perplessità. Un gruppo meno numeroso è sicuramente meno soggetto a cadute di massa, ma il vero elemento di pericolo nel ciclismo odierno è rappresentato dai mezzi a motore in carovana (come dimostrato dai drammatici incidenti di Antoine Demoitiè e Stig Broeckx la scorsa stagione, ma pure dal caos creato dalle moto sul Mont Ventoux durante il Tour de France), e non vi è cenno ad una loro riduzione. Anzi, la diminuzione di elementi per squadra potrà facilmente portare ad un aumento dei team partecipanti sul medio-lungo periodo, con ovvie conseguenze.
La proposta, come sempre capita quando si parla di cambiamenti nel ciclismo, ha sollevato l'inevitabile polverone. Alla decisione hanno risposto a caldo due team manager di peso mondiale come Jonathan Vaughters e Patrick Lefevere, diversamente contrariati. Se il primo ha criticato essenzialmente la scelta di tempo, con il mercato della sua Cannondale-Drapac ormai chiuso, che avrebbe potuto svilupparsi diversamente, il manager della Etixx-Quick Step si è espresso con maggior veemenza come d'abitudine: "Sono categoricamente contrario, anche perché nessuno ha chiesto il parere delle squadre o del sindacato dei corridori. Le squadre ingaggeranno meno ciclisti. Ci saranno altri 100 corridori a piedi e anche parecchi membri degli staff non saranno più necessari".
Ma la risposta più netta è arrivata dai piani alti, sentitisi un'altra volta scavalcati da chi -gli organizzatori- tiene davvero in mano il pallino di questo sport. Nel fine settimana è infatti stato diramato un comunicato ufficiale dell'UCI che ribadisce una posizione netta: "ogni modifica alle norme che regolamentano il ciclismo professionistico deve essere approvata dal Consiglio del ciclismo professionistico (PCC), nel quale gli organizzatori sono pienamente rappresentati. Il tema è stato affrontato all'ultima riunione del PCC che ha concluso di valutare nel dettaglio le implicazioni di una riduzione nei prossimi mesi, senza modifiche previste per il 2017".
La strada è evidentemente segnata, alla riduzione del numero di corridori per squadra si arriverà in tempi brevi, ma proprio la tempistica oggi pare il maggior problema, con l'ennesimo scontro di potere tra organizzatori e governo del ciclismo, in cui a parole nessuno vorrà fare un passo indietro. Si prospetta insomma un braccio di ferro che ancora una volta rischia di ridefinire il peso dei vari soggetti dello sport. Difficile prevedere ora come andrà a finire, ma anche per quest'anno ci si aspetta un inverno caldo.
Filippo Cauz
L'annuncio dei tre grandi organizzatori spiega la scelta, effettiva già dal 2017, con l'intenzione di migliorare la sicurezza dei corridori riducendo le dimensioni del gruppo; il numero di squadre invitate resterà infatti invariato. In secondo luogo, si auspica che la riduzione degli elementi per squadra possa rendere le gare meno controllabili e quindi più spettacolari. Se quest'ultimo punto pare indiscutibile, e oltremodo necessario alla luce di troppe corse in cui la noia fa ormai da padrona, sul primo restano diverse perplessità. Un gruppo meno numeroso è sicuramente meno soggetto a cadute di massa, ma il vero elemento di pericolo nel ciclismo odierno è rappresentato dai mezzi a motore in carovana (come dimostrato dai drammatici incidenti di Antoine Demoitiè e Stig Broeckx la scorsa stagione, ma pure dal caos creato dalle moto sul Mont Ventoux durante il Tour de France), e non vi è cenno ad una loro riduzione. Anzi, la diminuzione di elementi per squadra potrà facilmente portare ad un aumento dei team partecipanti sul medio-lungo periodo, con ovvie conseguenze.
La proposta, come sempre capita quando si parla di cambiamenti nel ciclismo, ha sollevato l'inevitabile polverone. Alla decisione hanno risposto a caldo due team manager di peso mondiale come Jonathan Vaughters e Patrick Lefevere, diversamente contrariati. Se il primo ha criticato essenzialmente la scelta di tempo, con il mercato della sua Cannondale-Drapac ormai chiuso, che avrebbe potuto svilupparsi diversamente, il manager della Etixx-Quick Step si è espresso con maggior veemenza come d'abitudine: "Sono categoricamente contrario, anche perché nessuno ha chiesto il parere delle squadre o del sindacato dei corridori. Le squadre ingaggeranno meno ciclisti. Ci saranno altri 100 corridori a piedi e anche parecchi membri degli staff non saranno più necessari".
Ma la risposta più netta è arrivata dai piani alti, sentitisi un'altra volta scavalcati da chi -gli organizzatori- tiene davvero in mano il pallino di questo sport. Nel fine settimana è infatti stato diramato un comunicato ufficiale dell'UCI che ribadisce una posizione netta: "ogni modifica alle norme che regolamentano il ciclismo professionistico deve essere approvata dal Consiglio del ciclismo professionistico (PCC), nel quale gli organizzatori sono pienamente rappresentati. Il tema è stato affrontato all'ultima riunione del PCC che ha concluso di valutare nel dettaglio le implicazioni di una riduzione nei prossimi mesi, senza modifiche previste per il 2017".
La strada è evidentemente segnata, alla riduzione del numero di corridori per squadra si arriverà in tempi brevi, ma proprio la tempistica oggi pare il maggior problema, con l'ennesimo scontro di potere tra organizzatori e governo del ciclismo, in cui a parole nessuno vorrà fare un passo indietro. Si prospetta insomma un braccio di ferro che ancora una volta rischia di ridefinire il peso dei vari soggetti dello sport. Difficile prevedere ora come andrà a finire, ma anche per quest'anno ci si aspetta un inverno caldo.
Filippo Cauz