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Redazione

Trans Am Bike Race: pronti a partire

Alle sei del mattino del prossimo sabato, dal porto di Astoria, cittadina dell'Oregone sull'Oceano Pacifico, 173 ciclisti da 22 paesi (e cinque continenti) diversi partiranno per una delle avventure più grandi della loro vita, una delle più grandi che il ciclismo tutto possa proporre. La Trans Am Bike Race è probabilmente la corsa ciclistica più impegnativa al mondo, basta leggere i numeri. 6920 chilometri (quasi il doppio del Giro d'Italia, per intenderci), circa 50mila metri di dislivello, 3366 la quota più alta toccata in corsa. Detta così sembra una sfida riservata a super-uomini, in realtà è soprattutto una grande avventura.

Da Astoria, Oregon a Yorktown, Virginia, l'intera traversata degli Stati Uniti da un oceano all'altro, passando per dieci stati differenti: Oregon, Idaho, Montana, Wyoming, Colorado, Kansas, Missouri, Illinois, Kentucky, Virginia. Le regole della corsa ammettono entrambe le direzioni di marcia, ma a scorrere la lista dei partenti si scopre che soltanto due prenderanno il via da Yorktown, optando per la direzione con le pendenze più ostiche, tutti gli altri (157 singoli e sei coppie) si sono diretti verso il Pacifico e da lì faranno ciò che più amano: pedaleranno.

La corsa, giunta alla sua quarta edizione, si sviluppa interamente lungo il TransAmerica Bicycle Trail, una rete di strade individuata per la traversata nel 1976, ma come ogni altra competizione di ciclismo su distanze estreme non ha ristretti limiti di percorso ne' di tempo. Non ci sono tappe predefinite, ogni corridore procederà nei tempi che preferisce con il solo scopo di arrivare a destinazione il prima possibile. Lael Wilcox, vincitore della scorsa edizione, impiegò 18 giorni e 10 minuti esatti. Un risultato sorprendente ma lontano dal tempo-record, che risale alla prima edizione, i 17 giorni e 16 ore del compianto Mike Hall.

Questa TransAm sarà la prima corsa di questo genere a prendere il via dopo la tragica scomparsa di Mike Hall, avvenuta lo scorso marzo mentre gareggiava alla Indian Pacific Wheel Race. Un evento che ha scosso il mondo del ciclismo tutto, ma in particolare proprio quello dell'ultra-cycling, a cui Mike aveva dedicato la sua vita, come partecipante (e spesso vincitore) e come ideatore e organizzatore della Transcontinental Race. Il suo ruolo nello sviluppo di questa disciplina strana, fatta di grandi performance atletiche ma soprattutto di coraggio, tenacia e gusto per la scoperta, è stato talmente forte che sarà inevitabile ritrovarlo nei pensieri di tutti i partecipanti alla Trans Am 2017, tutti coloro che da Mike Hall sono stati "inspired to ride".

Le regole di gara sono estremamente semplici: nessun supporto esterno, si procede solo in bicicletta, ognuno è responsabile di se stesso, tutti si divertono. Ogni partecipante è tenuto a rispettare lo spirito di autonomia ed uguaglianza che contraddistingue la corsa. Il primo che arriva vince, l'ultimo anche, perchè portare a termine un'avventura del genere è un trionfo per chiunque, tanto che non è previsto alcun tempo massimo.

Lo svolgimento della corsa sarà seguito attraverso una vasta copertura sui social media degli organizzatori e dei singoli partecipanti, e soprattutto tramite il dot-watching, la coinvolgente osservazione dei puntini luminosi del GPS di ogni corridore mentre si spostano sulla mappa. Tra i ciclisti da seguire ci sono anche due italiani: l'esperto friulano Michele Miani, che ha all'attivo già un Tour Divide, prova ancor più estrema perchè disputata quasi interamente fuori strada, e il milanese Michelangelo Pacifico, di cui lo scorso anno vi raccontammo l'esperienza al Giro delle Repubbliche Marinare No-Stop. Cercate i loro puntini sulla mappa e fate il tifo per loro a distanza, ne avranno bisogno.