Tour: a Bergerac un'altra volata?
Freschi, si fa per dire, di recupero dal giorno di riposo e dal volo che ha spostato il Tour da est a ovest attraverso la Francia, i 180 corridori rimasti in gara alla Grande Boucle sono pronti a ripartire per la decima tappa. Si riparte dalla Dordogna, ritrovo all'ora di pranzo sotto il sole di Périgeux e un programma semplice semplice di 178 chilometri sino a Bergerac. Partiranno in 180, appunto, perchè il giorno di riposo ha sancito come minimo un altro ritiro, quello di RafaÅ Majka: arrivato conciatissimo all'arrivo di domenica per via di una brutta caduta. Con lui salgono addirittura a 13 le vittime della Nantua-Chambéry.
La più illustre tra loro, il tasmaniano Richie Porte, ha parlato ieri dal letto di ospedale dove è ricoverato in seguito alle fratture di clavicola e bacino. "Ho ancora un po' di dolore, ma va meglio. Sono deluso, perché io e il team eravamo in gran forma. È brutto lasciare un lavoro a metà, ma in fondo devo riterenermi fortunato per essermela cavata con poco dopo il volo che ho fatto. Ho sbagliato ad impostare la curva in quel momento, ricordo di aver bloccato il freno posteriore e un momento dopo ero sull'erba, e quindi a terra. Sono rimasto cosciente per tutto il tempo e ricordo tutto".
Di cadute hanno parlato anche in casa Movistar, nella stessa conferenza stampa che ha visto l'addio alle corse di Adriano Malori. Il più inalberato è parso il team manager Eusebio Unzué: "Il Tour de France diventa sempre più pericoloso, molto più che in passato, perché sono aumentati i finali con discese tecniche e complicate, a discapito dei traguardi in salita. È necessario aprire un tavolo di riflessione su questo argomento, perché i corridori che hanno dovuto lasciare la corsa sono davvero importanti. In qualsiasi altra corsa, le discese di ieri sarebbero state affrontate più tranquillamente, ma qui siamo al Tour, nel finale di una tappa tiratissima, il cervello di un atleta è sempre al lavoro molto più che in salita, sono mille le componenti da considerare, ma non si può accettare il fatto che così tanti corridori ieri abbiano riportato fratture". Gli fanno eco le parole del capitano Nairo Quintana, che però tra le righe sembra prendersela anche con alcuni colleghi: "Tutte queste cadute sono un messaggio agli organizzatori: giustamente cercano lo spettacolo, ma devono avere rispetto della vita dei ciclisti. Al Delfinato la stessa discesa del Mont du Chat era stata affrontata più tranquillamente ma al Tour tutto è amplificato, anche i rischi".
Passate montagne e trasferimento, il Tour torna a concedersi ai velocisti anche oggi. 178 chilometri di tappa che non promette alcune emozione sino agli ultimissimi minuti: un GPM insignificante 77 chilometri dall'arrivo, un'altra côte ai meno quaranta, terreno buono per qualche avventuriero che sarà inevitabilmente riassorbito dagli squadroni dei velocisti. Tutto porta alla quinta volata di questa Grande Boucle, con Marcel Kittel, André Greipel, Alexander Kristoff, Nacer Bouhanni, Edvald Boasson Hagen e Michael Matthews che sperano di aver capitalizzato al massimo il giorno di riposo. Dopo due photofinish consecutivi si arriva a Bergerac, e si spera che nel nome di Cyrano il distacco tra i primi due sia più lungo di un naso.