Tour: verso Pau, verso un'altra volata
Avete voglia di un'altra volata per questo pomeriggio di Tour de France? Preferireste qualcosa di differente? Accontentatevi, sarà volata. A meno di non votarsi a qualche santo protettore di fuggitivi (in effetti la corsa oggi passa nei pressi della cappella di Notre-Dame-des-Cyclistes, una sorta di Ghisallo francese), a meno di non sperare che sia qualche lieve ondulazione fino agli otto chilometri dall'arrivo, a meno che le rotonde non scombinino le carte ai treni prima dei 600 metri di rettilineo finale, sarà volata. Un'altra volta. Siamo a quota sei, e Marcel Kittel pregusta già di salire a cinque vittorie personali. E considerando che da qui a Parigi ci saranno almeno altri tre sprint, si capisce l'appetito del tedescone.
All'appetito, in questo caso, si affianca una condizione strabiliante. "Credo di essere il miglior Marcel di sempre - ha detto Kittel dopo essere diventato il tedesco con più vittorie nella corsa -. Non sono qui per stabilire record, ma per fare ciò che so fare meglio: le volate. Amo andare in bici e amo tutto di questo grande evento. E' incredibile quante tappe sono riuscito a vincere al Tour in carriera, e vincerne quattro nella stessa edizione è straordinario. Non mi sarei mai aspettato di vincere così tante tappe al Tour in carriera. Il mio sogno era di diventare professionsta, ma vincere a questo livello è incredibile. Mi sembra di vivere in una bolla. Ho visto McLay lanciare la volata molto presto, e l'ho seguito. Mi sento molto bene ora, molto potente". Per Kittel si amplia sempre di più il vantaggio sul secondo nella classifica a punti: "La maglia verde non è già assegnata, però. E' importante fare attenzione giorno per giorno a raccogliere punti ai traguardi volanti e finali. Qualcosa può sempre andare storto, anche all'ultima tappa. Come per la classifica generale, la corsa può cambiare molto rapidamente".
E' la speranza di Michael Matthews, sprinter australiano che segue il tedesco graduatoria. "A fine tappa ero devastato, oggi era un giorno. Lottare per la maglia significa essere lì davanti ogni giorno. Finora sono stato abbastanza regolare, ma con questi finali è un po' spiacevole. So comunque che se voglio stare in classifica sarà una lunga battaglia". Una guerra di nervi in cui sta rientrando anche John Degenkolb, secondo ieri al traguardo: "Kittel era imbattibile. Ha un grande talento ed è in gran forma. Attualmente non vedo nessuno in grado di batterlo. All'ultimo chilometro pensavo fosse rimasto indietro, ma poi è comparso come per miracolo sulla mia destra, ho dovuto fare una volata già solo per restargli in scia, questo mi ha permesso di arrivare secondo. La spalla mi fa molto male dopo la caduta di Vittel, ma la condizione è buona e posso guardare con ottimismo alle prossime tappe. Il Tour è il Tour, tutto può succedere".
La prossima battaglia è prevista tra poche ore, sul traguardo della Eymet–Pau, 203.5 chilometri e un'altra volata, tanto che c'è qualcuno che comincia a lamentarsi della ripetitività dei finali di questo Tour. Lamentele che hanno provocato la solita risposta piccata di Patrick Lefevere, general manager della Quick-Step che si sta rivelando la squadra ammazza-fughe di questa Grande Boucle: "Vorrà dire che a Pau non cercheremo la volata ma faremo dei ventagli, così non dicono più che è un Tour noioso! Le tappe sembrano ripetitive perchè ogni giorno ci sono 2-4 corridori in fuga e in testa al gruppo c'è sempre Julien Vermote. Ma non siamo noi ad aver organizzato il Tour. Le altre squadre dovrebbero avere le palle per andare in fuga dal chilometro zero, ma non tutti le hanno".