Il grande salto di Diego Caverzasi
Articolo pubblicato su BIKE Volume 4 edizione Spring aprile-giugno 2021
Dai salti con gli amici al Campionato mondiale di slopestyle (Fmb World Tour), la disciplina più tecnica ed estrema della mountain bike. È attorno a questa sfida che ruota la storia di Diego Caverzasi, ventisettenne varesino, punto di riferimento nel freeride. Amante delle sfide, sin da piccolo, ha iniziato ad affacciarsi allo slopestyle a otto anni e non si è fermato. Prima gare locali, poi, a quindici anni, quelle nazionali e infine il World Tour.
“Capii di poter fare il ‘salto’ quando mi accorsi di essere al livello di corridori più grandi di me”, confida a BIKE Caverzasi. “La cosa divertente, però, è che quando nel 2011 partecipai per la prima volta al Bike Festival di Riva del Garda nemmeno sapevo che si conquistassero punti utili alla classifica generale e né tantomeno avrei potuto immaginare che avrei partecipato a gare in Svizzera, Austria e Francia. È stata una bella sorpresa”.
Dopo i primi piazzamenti, come il trentesimo posto in classifica generale 2015 o la vittoria di una gara nel 2016, è a partire dalla stagione 2016/2017 che Diego intuisce che la sua passione può diventare una professione, quando conquista l’attenzione di diversi sponsor. “È stata la scintilla che ha dato il là alla mia carriera, sono passato da tredicesimo a sesto nel 2017, risultato replicato anche nel 2018, conquistando podi e partecipando a prestigiosi Invitational come Crankworx World Tour, Fise World Tour, Red Bull District Ride, Munich Mash e tanti altri”.
Crankworx Rotorua 2018 in Nuova Zelanda è uno dei ricordi più belli per il campione varesino. Il pubblico letteralmente impazzì per lui dopo un ‘Twister’ che, ricorda sorridendo, “avevo provato pochissime volte prima e soltanto una persona al mondo aveva messo a segno”. La stagione successiva, la 2018/2019, preferirebbe dimenticarla. “Ero terzo in classifica generale e lottavo per il titolo. Aspettavo solamente la finale”. Qualcosa però è andato storto. “Poco prima della gara, mi ruppi il legamento del pollice. Provai a gareggiare ma il dolore era troppo forte e non andai oltre il quattordicesimo posto”.
Quando ci ripensa si arrabbia. “È stata la mia unica possibilità per vincere il titolo. Qualche mese più tardi dovetti combattere con un altro infortunio che rovinò la stagione seguente. Da quel momento capii che, oltre alle competizioni, avrei dovuto iniziare a concentrarmi su qualcosa di nuovo”. Come il suo canale Youtube, che coinvolge migliaia di appassionati o la realizzazione di corsi e tutorial in cui oggi si cimenta. È anche grazie a lui che è nato in Italia il primo vero park urbano in Lombardia il Monza Pizza Bike Park che conta circa 700 tesserati.