Famiglia Cotarella, tra vini e bicicletta
Articolo pubblicato su BIKE Volume 5 edizione Summer luglio-settembre 2021
In Famiglia Cotarella c’è voglia di ripartenza. E con la bella stagione l’azienda vinicola che ha sede a Montecchio (Tr) si è ulteriormente attrezzata per organizzare itinerari e percorsi all’interno della tenuta, nel pieno rispetto delle normative anti-Covid, per riportare i visitatori nelle strutture, dando così un segnale di speranza in un momento ancora difficile per il Paese.
Famiglia Cotarella ha origini ben radicate nella terra che l’ospita, dove l’Umbria confina con il Lazio. Nata nel 1979 come Falesco, è l’esito di un progetto enologico dei fratelli Renzo e Riccardo Cotarella che volevano restituire dignità a un territorio, dal forte potenziale ma purtroppo per molti anni dimenticato, puntando sulla produzione di grandi vini di altissima qualità.
Nel 2017 poi, con l’ingresso di Dominga, Marta ed Enrica Cotarella, è approdata la terza generazione alla guida dell’azienda, che ha scelto di puntare sul brand Famiglia Cotarella, che racchiude, oltre a Falesco (per i vini della tradizione), anche Cotarella (per i top di gamma), Intrecci (l’Accademia di Alta formazione di Sala, prima scuola in Europa esclusivamente dedicata all’arte dell’accoglienza ristorativa) e Liaison (marchio per la distribuzione di Champagne Alexandre Filaine e Vilmart).
Le tre sorelle – in realtà sono cugine ma il senso della famiglia è tra loro, che sono cresciute insieme, fortissimo – guidano l’azienda, ciascuna in virtù della propria specificità professionale, in modo assai innovativo e contemporaneo, anche per quanto riguarda la produzione del vino, ispirato dal loro territorio: Dominga è direttore commerciale e marketing, Marta è preside della scuola e responsabile contabile, Enrica alla creatività e pubbliche relazioni. “Noi tre sorelle pensiamo che non bisogna mai lasciarsi abbattere perché c’è sempre la possibilità di tornare alla vita”, confida Dominga a BIKE. “Bisogna avere la forza di resistere, riorganizzare il lavoro e l’azien- da. La pandemia, per esempio, ci è servita da insegnamento anche per esplorare nuovi scenari, come nel caso del turismo ‘incoming’” quello degli italiani che scelgono di rimanere in Italia.
“Nel 2017 abbiamo inaugurato una fattoria didattica inclusiva”, ricorda Dominga, “la Fattoria Tellus, dove le famiglie, ma anche le scuole, venivano a trascorrere intere giornate all’aria aperta, tra l’orto e la vigna didattica, lo sport e il contatto con gli animali, i laboratori di cucina e sensoriali”. Accolte da un’ottima ‘colazione del contadino’ a pane e olio, pane e pomodoro, ciambellone fatto in casa con uova di gallina del posto, latte fresco e spremuta di stagione, “le persone che ci facevano visita potevano anche fermarsi per pranzo, sempre con prodotti del territorio, a kilometro zero”.
Con l’emergenza pandemica tutto si è interrotto, “ma da metà giugno”, prosegue, “abbiamo riaperto le porte di casa, per dare la possibilità a chiunque lo desideri di tornare a vivere simili esperienze”. E c’è di più. “Ci siamo accorte che il cicloturismo è una realtà che sta prendendo sempre più piede”, constata Dominga, “e così abbiamo deciso di investire su sei biciclette a pedalata assistita di Mbm modello Maui, con tanto di caschetto coordinato, per permettere alle persone di esplorare il nostro territorio in un modo nuovo”. Pedalare tra i vigneti può essere infatti un’esperienza persino romantica, non solo istruttiva. Tra dolci pendii e paesaggi impregnati di tradizione si arrivano a conoscere le uve da cui si producono i vini più pregiati, le tecniche di coltivazione; naturalmente è possibile anche degustare le eccellenze della casa.
Durante i weekend da giugno a ottobre, anche nei giorni infra-settimanali di luglio e agosto, compatibilmente con le disposizioni in vigore, è possibile fare tour tra i vigneti, percorrendo le strade in bicicletta a pedalata assistita. Un’occasione davvero unica di mobilità realmente sostenibile, alla scoperta del territorio. Diversi gli itinerari suggeriti, che si differenziano per difficoltà: tra i vitigni del Merlot, per esempio, o del Roscetto, del Syrah, fino a vicini deliziosi borghi di Montecchio e Castiglione in Teverina, sede dell’Accademia Intrecci (dove è possibile fare corsi specializzati ad hoc sul vino) che sorge all’interno del Museo del vino (visitabile su prenotazione).
Dopo la biciclettata la degustazione in cantina è d’obbligo ma c’è anche la possibilità di fare un pic-nic tra i vigneti o organizzare pranzi al sacco da porre nel cestino delle bici, ricco di prelibatezze tipiche umbre. Tutte le visite sono coordinate da Enrica Cotarella e ideate dallo staff della Cotarella & Chiasso, che è condotto da Pier Paolo Chiasso, enologo dell’azienda. Un’offerta ampia e variegata di proposte da condividere in coppia, con gli amici o in famiglia, per vivere momenti di relax, all’aria aperta e in tutta sicurezza, all’insegna della cultura del buon bere e dell’enogastronomia semplice ma ben fatta. Un’esperienza da vivere immersi nel paesaggio dei vigneti e dei boschi, seduti all’ombra degli alberi, avvolti dai colori caldi del tramonto. Un’occasione imperdibile per tornare alla normalità, al contatto con la natura e riscoprire il gusto della convivialità, lasciandosi incantare e cullare dalla magia e dalla bellezza dell’Umbria. L’unico modo per conoscere veramente un vino, infatti, è quello di andare lì dove il vino nasce, sul territorio.