Aldo Drudi, libero sognatore tra Valentino, il Giro e Pantani
Articolo pubblicato su BIKE Volume 5 edizione Summer luglio-settembre 2021
La benda sull’occhio sinistro, la rosa in bocca, il pirata che annuncia battaglia e parte: quando la bandana gialla su cui ghignava quel personaggio stilizzato volava via, era allora che Marco Pantani stava per attaccare. Il padre del fumetto più famoso della storia del ciclismo si chiama Aldo Drudi, è romagnolo come Pantani ed è uno dei più celebri designer sportivi al mondo. Il suo nome è associato soprattutto al motociclismo: la sua mano ha infatti disegnato i caschi di Valentino Rossi e Marco Simoncelli, Maverick Viñales e Franco Morbidelli, e prima di loro di Max Biaggi e Loris Capirossi, Kevin Schwantz e Mick Doohan.
“Quando ero piccolo, un ragazzo della mia zona aveva due opzioni: fare piadine o correre in moto”, racconta. “Io ho sempre avuto la passione per la velocità. Da bambino mi buttavo giù da Gabicce Monte in bici e legavo le carte da gioco alla forcella per simulare il rumore di una moto. Alla fine non potei comprarmi la moto da corsa, ma cominciai a colorare caschi. Prima di render- mene conto, avevo avviato una carriera”.
Oggi lo staff dello studio Drudi Performance è composto da quattro persone e realizza fra le trenta e le quaranta grafiche originali all’anno. “Abbiamo mantenuto una struttura leggera perché vogliamo occuparci solo di progetti”, spiega Drudi. “Non siamo noi a creare i prototipi”. Le sole grafiche ‘di serie’ sono quelle per la giapponese Arai. Negli anni l’attività si è espansa al di fuori del motociclismo. In marzo, quando Luna Rossa ha sfidato Team New Zealand per la Coppa America, entrambi gli equipaggi indossavano caschi Drudi.
Dallo studio sono uscite, tra l’altro, la livrea di un Tornado dell’Aeronautica Militare e il poster del Gran Premio dell’Emilia Romagna di Formula 1. E all’ultimo Giro d’Italia, i vincitori di tappa hanno ricevuto in premio un casco Kask Utopia in edizione limitata Drudi Performance.
“Il ciclismo era una passione di famiglia”, racconta Drudi. “A livello professionale, ho cominciato dal vertice: con Marco Pantani all’apice della sua carriera. Marco divenne un amico e il compagno di tante serate di cante romagnole. Quando venne al Mugello, mi chiese di indicargli i piloti senza nominarli: era sicuro di riuscire a individuare i più forti. Secondo lui, il campione si riconosceva dagli occhi. Per lui feci un lavoro senza precedenti nel ciclismo: creai un’immagine coordinata che andava dalla bandana alle t-shirt, fino ai mezzi della squadra”.
Dopo la morte di Pantani, Aldo Drudi rimase lontano dal ciclismo professionistico per anni. Fino a quando un altro romagnolo come Davide Cassani, nel 2017, volle riportare in vita il Giro d’Italia Under 23 e commissionò a Drudi le divise. Sono seguiti altri progetti come la e-bike Thok, nata da un’idea di Livio Suppo, ex team manager Ducati e Honda in MotoGp, e di Stefano Migliorini, ex campione del mondo della bmx. La Thok esiste anche – con livree e accorgimenti tecnici appositi – in una variante Ducati.
“Come tanti fanatici delle moto, io stesso ho scoperto la bici elettrica”, spiega Drudi. “Per questo progetto mi sono occupato anche del design, oltre che della grafica. Ho studiato alcune soluzioni per abbassare il baricentro e offrire una guidabilità adatta anche agli utilizzatori più estremi”. Nel 2021, per la seconda volta, Drudi ha disegnato le divise per la Ride Riccione, la granfondo che scala il Cippo Carpegna, salita di allenamento prediletta da Pantani. “Per un grafico”, dice Drudi, “creare divise per gli amatori è più divertente: senza le costrizioni dovute agli spazi per gli sponsor, abbiamo molta più libertà”.