È la bici il faro della rivoluzione smart mobilty
Ambiente Italia ha fotografato, per Confindustria Ancma e Legambiente, il nostro Paese dal punto di vista della mobilità dolce a due anni dall’emergere della pandemia di Covid19. E l’immagine che emerge è quella di un’Italia cambiata, migliorata. Di poco, ma pur sempre migliorata. Un’Italia in cui crescono i km di piste ciclabili e anche i servizi per chi usa le due ruote in città, anche se, forse, ancora manca completamente il coraggio di compiere un vero e proprio salto di qualità, o più che altro di mentalità.
La ricerca, denominata Osservatorio Focus2R, è stata elaborata dalla società di consulenza Ambiente Italia ed è stata presentata lunedì 17 gennaio nel corso di una conferenza online alla quale hanno preso parte alcuni degli assessori con delega alla mobilità dei Comuni più grandi del Paese (Roma, Milano, Torino, Parma e Genova, solo per citarne alcuni). È alla sesta edizione e fornisce la più completa e aggiornata panoramica delle politiche introdotte dai Comuni capoluogo di provincia italiani e dedicate a ciclisti urbani (e motociclisti).
PIÙ CICLABILI I CITTÀ
Il primo dato che emerge dalla fotografia è quello di un aumento delle infrastrutture, cioè dei percorsi ciclabili cittadini. Un cambio di passo molto probabilmente dovuto ai problemi legati alla pandemia: così le città hanno puntato sulla bicicletta e sulla mobilità dolce come soluzione concreta ai rischi legati alla diffusione del coronavirus. Nel dettaglio, 31 dei 94 Comuni che hanno risposto al questionario hanno aumentato i kilometri di piste ciclabili, con un aumento a livello nazionale di quasi 230 km. “La maggior parte delle amministrazioni locali intervistate ha introdotto più di 2 km di piste ciclabili, mentre sette più di 10 km”, spiegano da Ancma.
In aumento anche la disponibilità media di piste ciclabili, ciclopedonali e zone con moderazione di velocità a 20 e 30 km/h, che nel 2020 ha raggiunto 9,5 metri equivalenti, con un salto del 25% rispetto al 2015 che era stato il primo anno di rilevamento. Il 52% delle amministrazioni consente il trasporto delle biciclette sui mezzi pubblici (nel 2015 questa percentuale era pari a 31).
ARRANCANO ELETTRICO E SHARING
Nota negativa, la mancanza di investimenti sulla mobilità elettrica. È calata infatti la percentuale delle città dove sono disponibili punti di ricarica elettrici delle biciclette a pedalata assistita, che passa dal 38% del 2015 al 33% del 2020 (era il 35% nel 2019). Nonostante il boom delle vendite e l’enorme successo delle e-bike, il comparto pubblico ancora fatica a comprendere il cambiamento e rispondere alle esigenze reali del mercato. Trento e Padova spiccano come città in cui ci sono colonnine di ricarica pubbliche (insieme contano circa l’80% del totale).
L’ultimo dato interessante riguarda infine il bike-sharing. Nonostante l’aumento dei player sul territorio, il numero di prelievi totali annui è diminuito del 47% rispetto al 2019, così come la percorrenza totale che è scesa del 51% rispetto al 2019. Il 54% dei Comuni ha introdotto servizi di condivisione delle biciclette con una flotta complessiva di circa 35 mila mezzi. In cima alla classifica dei capoluoghi più votati alla sharing economy c’è Milano.
(Foto: Shutterstock)