L’Italia è nelle posizioni di coda della classifica europea sullo sviluppo delle strategie ciclistiche a livello nazionale. Lo dice il rapporto presentato dalla European Cyclist’s Federation che, per la prima volta nella storia, ha fatto una ricerca che fornisce una panoramica completa dello stato delle strategie ciclistiche nazionali in 47 Paesi del Vecchio Continente.
In un momento di crescente interesse politico a livello globale per la bicicletta come mezzo di trasporto sostenibile e salutare, anche per via delle restrizioni e delle nuove abitudini imposte dalla pandemia, la federazione europea ha deciso di analizzare le politiche nazionali in tema di mobilità, valutando principalmente la presenza di quello che in Italia si chiamerebbe piano nazionale della mobilità ciclistica.
Il condizionale è d’obbligo perché il nostro Paese infatti si trova in fondo alla classifica europea, tra i Paesi che ancora non hanno approvato e adottato il suddetto piano. Nel report Ecf cita il ministro Giovannini, il quale aveva promesso il piano entro la fine del 2021. Fatto che non si è verificato, lasciando quindi l’Italia nelle stesse condizioni, tra gli altri, di Grecia, Ucraina e Slovenia. Peggio di noi quei Paesi in cui non esiste un piano nazionale per le due ruote: qui spicca la Svizzera, e poi la Russia e molti Stati dell’ex Jugoslavia, e dell’Est europeo.
Quali sono i Paesi da cui dobbiamo imparare? Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Austria, Inghilterra. Ecco le Nazioni che hanno un piano nazionale della mobilità ciclistica valido, attivo, in funzione. Sorprende la posizione della Danimarca, tra i Paesi più sviluppati e innovativi in tema di mobilità green: là il piano nazionale è scaduto e non è ancora stato rinnovato dal governo da 10 anni.
A livello generale, la fotografia scattata da Ecf dice che su 47 Paesi, 23 hanno una strategia nazionale, solo 13 di questi però ce l’hanno in vigore. Il report completo è disponibile a questo link.
Nella foto due ciclisti a Copenhagen (Shutterstock)