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Federico Guido

Lachlan Morton in bici per beneficienza fino al confine con l’Ucraina

Ancora una volta, come già accaduto in passato, la sensibilità e lo spiccato senso di solidarietà che albergano in Lachlan Morton hanno preso il sopravvento e, relegando in secondo piano i suoi doveri da corridore professionista, sono diventate in questi drammatici giorni il motore della sua nuova impresa a pedali.

Scosso da quanto sta accadendo al popolo e ai territori ucraini, il portacolori australiano della EF Education-EasyPost ha pensato di smuovere ulteriormente le coscienze delle persone sul tema della guerra e, sfruttando le proprie abilità in sella, ha deciso di imbarcarsi in una nuova avventura di stampo umanitario.

Con l’intento, infatti, di raccogliere almeno 50mila dollari (ma ne ha raccolti ben più di 200mila) per i rifugiati ucraini attraverso la campagna benefica aperta sulla piattaforma GlobalGiving.org, Morton è partito da Monaco di Baviera con l’obiettivo di percorrere 1063 chilometri in un’unica tratta fino al confine polacco-ucraino di Korczowa-Krakovets, raggiunto il 21 marzo.

Dopo 42 ore, alcune soste e numerosi incontri che gli hanno permesso di tastare con mano la grande ospitalità della gente incrociata lungo la strada, il classe 1992 nativo di Port Macquarie ha concluso la sua traversata avendo la meglio sul freddo e sul sonno ma, soprattutto, riuscendo a portare l’attenzione degli appassionati di ciclismo (e non solo) su una vicenda d’attualità che non può essere ignorata.

“Non sono una persona eccessivamente politica, non sono un esperto in tutto questo, sto solo cercando di fare l'unica cosa che so fare e coinvolgere la comunità dei ciclisti per aiutare la gente ucraina. La mia idea è evidenziare il fatto che la guerra non è un problema lontano e […] cercare di raccogliere quanti più soldi possibili per aiutare le persone sfollate”, aveva detto Morton prima di agganciare il pedale in Baviera.

Vedendo la somma raccolta, alla stregua dell’Alt Tour concluso la scorsa estate, si può dire che anche questa volta Lachlan abbia raggiunto in tutti i sensi i traguardi prefissati stimolando la gente, con la sua forza d’animo e il suo instancabile spirito pedalatore, a dare un sostegno concreto ai connazionali del suo compagno di squadra Mark Padun, la cui presenza in questa circostanza ha funzionato da vera e propria miccia.

“Avere un compagno di squadra direttamente coinvolto mi ha reso molto più vicino a quanto sta accadendo. Ho trovato difficile concentrarmi su una gara quando qualcosa di così significativo sta accadendo nel mondo. Nelle ultime due settimane ho sentito che c’era ben poco di cui essere entusiasti. È difficile voltare lo sguardo”.

Lachlan non l’ha fatto anzi, con energia l’ha rivolto verso le terre sfregiate dal conflitto e lì, mulinando le sue gambe, ha indirizzato con successo i frutti del suo nuovo appello solidale.