Philippe Gilbert, ultima recita al Beking di Monaco: "Bello chiudere così"
Anche il Plonguer Olympique, la statua del tuffatore davanti al Port Hercule del Principato di Monaco, sembra quasi esultare mentre Philippe Gilbert taglia per primo la linea del traguardo. Di corse in carriera, il cinghiale delle Ardenne (come veniva soprannominato ad inizio carriera) ne ha vinte tante ma il Criterium Beking 2022 è l'ultima. Una passerella finale, un modo di salutare lo sport che lo ha reso, ma ha anche reso, grande.
Il cielo autunnale di Monaco fa da sipario sulla carriera di Gilbert. Un sole timido e i manicotti per proteggersi da una temperatura che inizia a non essere più mite strizzano l'occhio ad un clima proprio delle corse, le classiche del nord, che in carriera ha vinto a ripetizione. Sono i colori giusti per una giornata giusta. Una gara c'è stata, un podio pure (2° Michael Matthews e 3° Tadej Pogacar) e anche l'aspetto di festa collettiva della biciletta che si respira alla seconda edizione del Beking Monaco è la giusta cornice per un'ultima recita.
"È bello terminare la carriera così, pedalando insieme a grandi campioni in un evento benefico" ha affermato Gilbert "Ormai sono 13 anni che vivo qui e finire così il mio percorso da professionista è davvero stupendo. Beking è un bellissimo progetto iniziato l’anno scorso. Ogni anno migliora e quest’anno è stato ancora più bello. Sono sicuro che crescerà anno dopo anno". La giornata ha offerto infatti un’occasione unica per gli amatori, gli sport ambassador e le atlete della categoria women Elite per divertirsi e correre in nome della solidarietà. L'esibizione di beneficenza Pro-Am (vinta, per la cronaca, pure quella da Gilbert come capitano del team insieme a Clement Champoussin) ha fatto da apripista ad una festa all'insegna della solidarietà. I proventi, risultanti dalle iscrizioni alla corsa e al ricavato di un'asta di beneficenza si tradurranno in aiuti preziosi e concreti a sostegno degli enti benefici coinvolti nel progetto.
"Il mio sogno è di tornare qui tra 10/15 anni e vedere migliaia di tifosi e famiglie sul percorso. Il miglior messaggio sarebbe ritrovare uno dei bimbi che ha corso qui oggi diventare professionista tra 15 anni” è il pensiero di Gilbert. E il riferimento ai bambini non è casuale. Sono state le vere star dell'evento Beking 2022, schierandosi alla partenza di Port Hercule per affrontare assieme ai genitori La Pro-Am. Il miglior modo di trasmettere una passione è il poter viverla insieme.
GILBERT, UNA CARRIERA PRINCIPESCA
Cinghiale delle Ardenne è un soprannome inappropriato per Philippe Gilbert. Gli era stato affibbiato più di 10 anni fa per la sua resistenza alle temperature basse e alle intemperie tipiche delle classiche belghe, oltre che per la sua volontà di attaccare sempre, a discapito di ogni tattica. Tutto vero, ma non sufficiente. I cinghiali non hanno classe, sono setolosi, grugniscono mentre Gilbert sui pedali era come se cinguettasse con il suo stile elegante, pulito, inconfondibile. C'erano corse in cui sapevi esattamente dove avrebbe attaccato (Cauberg? Redoute? Ghisallo?) eppure ogni volta lasciava di stucco tutti, piantando la stilettata decisiva. Lui via, gli altri a leggere il numero che finiva sempre in 1, perché ad ogni corsa Gilbert era capitano e uomo da battere.
Sapeva però anche stupire, attaccando. Il capolavoro fu al Giro delle Fiandre 2017. Si passa sul Muro di Grammont, reinserito nel percorso dopo 5 anni ma piazzato a 95 km dal traguardo. Troppo lontano, dicono molti, ma il Kapelmuur merita rispetto. Troppa storia, sudore, lacrime, sangue sono scivolate sulle sue pietre. Così finisce che attaccano in 12 tra cui Tom Boonen, Matteo Trentin e il nostro Philippe, compagni di squadra alla Quick Step. Il gruppo si spezza in due tronconi con Peter Sagan, favorito numero 1, attardato. I fuggitivi vanno d'amore e d'accordo fino ai -55 km quando Gilbert si mette davanti a tirare. Ne ha più di tutti e fa il vuoto. Non sente la catena, come si dice in gergo. Vola per le stradine di campagna. A Oudenaarde arriva da solo e mette d'accordo, lui vallone, i fiamminghi che sventolano la bandiera gialla con il leone nero. Perchè lui ha sempre unito, come solo i campioni sanno fare.
In carriera Gilbert ha vinto tutte le corse di un giorno più importanti tranne una: la Milano-Sanremo. Ci ha provato 18 volte, una in più della Liegi-Bastogne-Liegi, la corsa di casa vinta nel 2011. Ma il Poggio non è mai stato come il Cauberg, il suo punto d'attacco preferito, il suo trampolino verso la gloria. Da lì sono scaturite le sue 4 vittorie all'Amstel Gold Race e il Mondiale nel 2012. La Milano-Sanremo è l'unica classica monumento che non ha vinto. Peccato, sarebbe stato il terzo a vincerle tutte e 5 più il Mondiale dopo Eddy Merckx e Rick Van Looy. Due belgi, come lui. Due fenomeni, come Philippe Gilbert.