Quattromila km in scatto fisso: il racconto di Daniele Fonelli (Mr.Ohm)
Scatto fisso significa impossibilità. Di riposare le gambe, di poter cambiare marcia durante la pedalata, di poter fermare i pedali a meno che la bici non sia completamente ferma. La scatto fisso è la base della bicicletta: quella pura, che non ha bisogno di grandi aggiustamenti e regolazioni per poter funzionare e che, al contrario, necessita di pochi e semplici accorgimenti per essere utilizzata.
Mi chiamo Daniele Fonelli, sono di Milano, ho 31 anni e utilizzo esclusivamente bici a scatto fisso da quando ne avevo 18. Qualche anno fa ho iniziato ad avvicinarmi al mondo dell’ultracycling con un’idea ben precisa: completare la “The Transcontinental Race No8” la gara senza supporto per antonomasia più dura d’Europa: 4200km per 40000mt di elevazione. Partenza da Geerardsbergen, in Belgio (gli appassionati la conosceranno anche con il nome di Grammont per via del suo celebre "muro") e arrivo a Burgas in Bulgaria. Nel mezzo, 4 checkpoint: Krupka (Repubblica Ceca), Passo Gavia, Durmitor (Montenegro) e Transalpina (Romania).
La scelta più ardua per me è stata quella del rapporto: trovare un bilanciamento che mi permettesse di non affaticarmi troppo sulle salite più lunghe e che non fosse troppo agile sui "piattoni". Una volta trovata la giusta combinazione di rapporto non mi rimaneva che pianificare il percorso di gara, esaminando tutte le possibili varianti in modo da consentirmi di ridurre il dislivello totale mantenendo il chilometraggio più o meno in linea con quanto indicato dall'organizzazione.
Il 24 luglio sulla griglia di partenza eravamo in 280, di tutte le nazionalità, tutti frementi dopo un’attesa di due anni dovuti alla pandemia. Durante i primi giorni di gara le condizioni meteo e i dislivelli, hanno messo a dura prova i partecipanti che giorno dopo giorno hanno cominciato a dimezzarsi. La bici che ho utilizzato è una bici a scatto fisso completamente customizzata, con doppio freno (disco all’anteriore e v-brake al posteriore) e mozzo posteriore a doppia flangia sul quale ho montato un pignone da 17 denti per le parti in pianura e le salite medie ed uno da 22 per le salite più impegnative.
Con il passare dei giorni la fatica è via via venuta meno. Probabilmente galvanizzato dall'avvicinamento alla destinazione finale, mi ero accorto di procedere ad una velocità media sempre più alta. La varietà dei territori e della fauna locale hanno giocato un ruolo molto importante soprattutto a livello mentale, dai lunghi percorsi in pianura alle montagne, dalle coste all'entroterra, dalle mucche del nord Europa ai cavalli della Croazia fino ad arrivare ai cani randagi della Romania. Insomma, in un modo o nell'altro ci si teneva distratti senza arrendersi, confine dopo confine.
Nella mia pianificazione pre-partenza avevo stimato un tempo di percorrenza di circa dieci giorni che purtroppo non sono riuscito a rispettare. Nonostante ciò, ho concluso la gara in 12 giorni e 18 ore, con una media totale di 350km al giorno, portando a casa un risultato senza eguali: il primo Italiano a concludere la “The Transcontinental Race” con una bici a scatto fisso, rientrando nella classifica generale in 39esima posizione.
Daniele "Mr. Ohm" Fonelli