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Cesiomaggiore e il suo museo

Stefano Scacchi

Cesiomaggiore, paese del ciclismo, e il suo museo

Un paese dedicato al ciclismo, dal museo all’intitolazione delle strade. Succede a Cesiomaggiore, 4mila abitanti in provincia di Belluno, lungo il corso del Piave, alle pendici delle prime Dolomiti. Il concetto è chiaro fin dai cartelli di ingresso dove, sotto la scritta Cesiomaggiore, compare la definizione di “paese del ciclismo”. Qui dal 1997 sorge il Museo storico della bicicletta Toni Bevilacqua. È stato creato da Sergio Sanvido, artigiano e costruttore di biciclette, molto conosciuto dagli appassionati per la sua azienda di Cesiomaggiore che attirava clienti anche dall’estero per le sue creazioni.

Sanvido, che si è spento nel 2015 a 87 anni, cominciò a collezionare biciclette d’epoca e di grandi campioni. Da qui è nato il museo di Cesiomaggiore che porta il nome di Toni Bevilacqua, campione veneziano capace di vincere la Parigi-Roubaix del 1951, oltre a undici tappe del Giro d’Italia e un bronzo mondiale sempre nel 1951 alle spalle di Kubler e Magni. L’intitolazione è figlia dell’amicizia nata tra Sanvido e Bevilacqua nel corso di una pedalata verso il passo di Croce d’Aune. Sanvido riconobbe il suo idolo che, arrivati a destinazione, lo invitò a pranzare insieme. Un incontro che diede nuovo impulso anche alla vita lavorativa di Sanvido. Una riconoscenza che ora resterà per sempre grazie a uno dei pochi musei dedicati al ciclismo. Sono esposte le prime macchine a pedali, le bici da lavoro adattate ai vari mestieri (arrotino, gelataio, tostatore di caffè, postino, pompiere) e ovviamente quelle utilizzate dai campioni per le loro imprese: Coppi, Bartali, Nencini, Moser e Pantani per citarne alcuni.

Ma il rapporto tra Cesiomaggiore e il ciclismo va al di là del museo che nel 2022 ha avuto 814 visitatori, molti dei quali stranieri. Sempre per volere di Sanvido, ogni via del paese ha una doppia denominazione. Oltre a quella originaria, se ne è aggiunta una legata a campioni del pedale. Ecco l’elenco: De Santi, Casartelli, Riviere, Galetti, Ocana, Bevilacqua, Micheletto, Tommaselli, Olmo, Nencini, Desgrange, Thys, Chiaradia, Bottecchia, Binda, Guerra, Koblet, Faggin, Rosic, Girardengo, Bartali, Coppi, Anquetil, Valetti, Pelissier, Bobet, Pavesi e Luigi Ganna. Ad agosto è stata la volta della prima donna. Il piazzale di Pradenich è stato intitolato ad Alfonsina Strada, pioniera del ciclismo femminile, prima donna a competere nelle gare maschili (Giro d’Italia e Giro di Lombardia). La cerimonia si è svolta il 23 agosto. Nella stessa giornata Via Roma è diventata anche Via Sergio Sanvido, doveroso omaggio a chi ha creato questo fortissimo legame tra il paese del bellunese e il ciclismo.

Il museo rappresenta l’occasione per organizzare molte iniziative sportive e culturali, dai percorsi cicloturistici alle gran fondo, dalle mostre fotografiche al cinema. Una in particolare è perfetta per lo spirito del paese del ciclismo: Ciclocinema che ha fatto tappa a Cesiomaggiore il 1° settembre. Si tratta della splendida idea dell’omonima associazione fondata da un gruppo di amici di Trento che girano l’arco alpino organizzando visioni di film completamente autosostenibili perché l’energia necessaria viene prodotto dai generatori alimentati da dieci biciclette spinte durante la proiezione da altrettanti ciclisti.

Foto: Courtesy Museostoricobicicletta.it