La vita romanzesca del Grand Fusil
Lo scorso 5 luglio, in pieno Tour de France, ci ha lasciato Raphaël Géminiani, 99 anni, fino all’altro giorno il ciclista più anziano ad aver indossato la maglia rosa. ‘Gem’ è stato il grande vecchio del ciclismo, legato a filo doppio con Fausto Coppi. I loro destini si incrociarono soprattutto nell’ultima parte di carriera del Campionissimo. Nel ’52 Coppi lo volle addirittura in squadra con sé nella mitica Bianchi.
Insieme, potremmo dire, sino al capitolo finale. I due erano molto amici. Nel dicembre del '59 decisero di andare nell'Alto Volta per una serie di circuiti e per alcune battute di caccia. Al loro ritorno, i sintomi della malattia. L’epilogo drammatico per il Campionissimo, la ripresa e ancora una vita davanti per Gem. Se i medici avessero dato retta alla moglie e al fratello di Géminiani, che chiamarono l'ospedale di Alessandria per avvertire i medici che avevano in cura Coppi che Raphaël aveva contratto la malaria ed era in cura con il chinino, forse avremmo avuto con noi il Campionissimo ancora per tanti anni. Invece i fatti andarono diversamente. Géminiani, dopo otto giorni di coma, il 5 gennaio 1960, si risvegliò e poi guarì. Fausto Coppi, invece, ci lasciò tre giorni prima, il 2 gennaio.
Con la scomparsa di Géminiani se ne è andato, davvero, un pezzo di storia, non solo ciclistica. Era nato a Clermont-Ferrand il 12 giugno 1924. Da ciclista scalatore arrivò secondo al Tour de France del 1951 e da dirigente guidò Jacques Anquetil in tante sue vittorie. Francese nei modi, guascone e sanguigno, Le Grand Fusil, il ‘Gran fucile’, epiteto appioppato dall’amico-rivale Louison Bobet, aveva però sangue italiano nelle vene. Suo padre Giovanni, infatti, era un ciclista romagnolo di Lugo che abbandonò l’Italia nel 1924 per andare in Francia. Il padre di Raphaël, Giovanni (Giumej), era un ciclista affermato nei primi anni '20 del Novecento, oltre a essere titolare di un negozio di costruzione, riparazione e vendita di biciclette. A causa di dissidi con il fascismo fu purgato con olio di ricino dai miliziani, ma, siccome resistette, il suo negozio venne incendiato.
Avendo perso tutto emigrò in Francia con la moglie e i figli Angelo e Polonia nel 1924. Trovò lavoro a Clermont-Ferrand presso la Michelin dove nacquero altri due figli: Raphaël e Rose-Marie. Raphaël, pur essendo di nazionalità francese, aveva mantenuto l’uso della lingua madre, ossia il dialetto romagnolo. Quanto al soprannome gli era stato affibbiato per caratteristiche fisiche: era alto, allampanato e allo stesso tempo massiccio, spiccava nel gruppo, ma aveva anche propensione a non mandarle a dire, a esporsi e a parlare spesso con effetti pirotecnici. ‘Gem’ aveva il naso grosso, ciranesco, l’ideale per stare fra i protagonisti teatrali di una grande rappresentazione qual era il Giro di Francia.
Géminiani ha avuto una carriera di tutto rispetto e intuì presto che avrebbe potuto far fruttare il proprio talento mettendosi al servizio dei grandi capitani. Fu così compagno di squadra di Fausto Coppi, che aiutò nella vittoria del Giro del 1952 e gregario di Louison Bobet, che scortò alla conquista del Tour del 1953. Gem partecipò a undici Tour de France, classificandosi 4° nel '50, 2° nel 51 e 1° nella classifica del Gran Premio della Montagna, 6° nel '55, mentre nel Tour del ’58 arrivò 3°. Ha disputato inoltre sei Giri d’Italia classificandosi 9° nel '52 e 1° nella classifica del Gran premio della montagna, 4° nel '55, 5° nel '57, 8° nel '58, 9° nel '59 e 1° nel Gran Premio della Montagna. Nel '53 e nel '55 è stato campione di Francia.
Protagonista anche al di fuori delle corse, al pari di Fiorenzo Magni intuì le potenzialità del ciclismo. Con la diffusione dei media, lo sport a due ruote attirava nuove sponsorizzazioni commerciali, e fu tra i primi a favorire la nascita di squadre che portavano il nome di un’industria non ciclistica.
(Photo credits: Wikipedia Commons, di Joop van Bilsen, Fotocollectie Anefo, Nationaal Archief, Den Haag)