
Clamoroso alla Vuelta: tappa senza vincitori ma Vingegaard e Pidcock guadagnano
Una delle tappe più particolari dell’intera Vuelta viene stravolta a pochissimi kilometri dal traguardo. La Bilbao-Bilbao infatti termina con un finale “strozzato” e anticipato ai -3km ma senza vincitore a causa delle proteste dei manifestanti pro-Palestina che rischiavano di rendere pericoloso l’arrivo dei corridori. Alla fine qualcosa in classifica generale si muove, con Pidcock e Vingegaard che guadagnano secondi sui rivali, ma le polemiche non si placheranno, anzi.
Mads Pedersen protagonista
La Vuelta inizia ufficialmente la sua seconda parte con una tappa dal sapore di Classica di San Sebastian nei Paesi Baschi. Con partenza e arrivo a Bilbao, 157 km con ben 7 GPM per corridori esplosivi: nel finale la doppia ascesa sull’Alto del Vivero (4,2 km all’8,3%) e l’Alto de Pike, 2,3 km all’8,9% che termina a 8 dall’arrivo. Dopo la partenza leggermente ritardata per la presenza di manifestanti pro-Palestina (che criticano la presenza della formazione Israel Premier - Tech) nel tratto di trasferimento, parte la bagarre per la fuga.
Dopo vari tentativi sono in tre in testa: Pedersen (Lidl-Trek), Soler (UAE) e Aular (Movistar), ma la Visma ha tutta l’intenzione di controllare la corsa, lasciando non più di un minuto. Sulla quartultima salita (l'Alto de Serga, -80km) Marc Soler se ne va da solo, ma il gruppo torna compatto ai piedi della prima scalata al Vivero.
Lì è Mikel Landa a rompere gli indugi andando via tutto da solo. Alle sue spalle si muovono altri corridori, e allo scollinamento si delinea una coppia al comando (Landa più Buitrago della Bahrain) e 6 corridori al loro inseguimento (Dunbar, Campenaerts, Hamilton, Labrosse, Rouland, Bonneu su cui torna lo stesso Pedersen).
Finale di tappa stravolto per proteste dei manifestanti
Landa, probabilmente per il troppo mal di schiena che sta accusando in questa Vuelta, perde terreno da Buitrago, mentre il gruppo riassorbe i contrattaccanti e alla base del secondo Vivero il colombiano ha 40” di vantaggio. Alle sue spalle si fa corsa vera, con la Red Bull Bora, forse per la prima volta in questa Vuelta, a scremare il gruppo. Prima Joao Almeida, poi l’azzurro Pellizzari provano lo scatto, e mentre viene ripreso Buitrago il portoghese accelera nuovamente, seguito come un’ombra da Vingegaard: allo scollinamento rimangono una ventina di corridori con la Visma ancora a controllare la corsa con 4 elementi.
All’imbocco dell’Alto de Pike, ai -12 dall’arrivo, arriva la comunicazione ufficiale che stravolge il finale: a causa delle proteste dei manifestanti anche in zona d’arrivo, il tempo finale viene preso ai -3 km e la vittoria di tappa non viene assegnata. La comunicazione, seppur clamorosa anche per i tempi, non impedisce gli attacchi. Sul tratto più duro al 18% Pidcock stacca due volte: Vingegaard viene staccato di qualche metro ma rientra poco dopo lo scollinamento (che dava anche secondi di abbuono), tutti gli altri perdono terreno. I due si buttano in discesa e passano per primi ai -3km, il “nuovo” arrivo senza vincitori di tappa.
Vuelta, 11a tappa: la classifica generale
1. J. Vingegaard (DAN), 37h33’52”
2. J. Almeida (POR), +50”
3. T. Pidcock (GBR), +56”
4. T. Træen (NOR),+1'06”
5. F. Gall (AUT), +2'17”
(© A.S.O. / Unipublic - Cxcling - Antonio Baixauli)