Colbrelli: "Sogno un futuro da Ct"
“Pedaliamo al centro della strada, la strada è fatta a dorso d’asino e ai lati è scavata dalle ruote dei trattori che hanno lasciato scie come binari di un treno, che però non emergono ma sprofondano. Vedo in me un Sonny mai visto prima, mai così determinato e aggressivo. Solo per un attimo. Poi scaccio il pensiero. I pensieri pesano. I pensieri frenano”. Queste sono le parole di Sonny Colbrelli, riportante nel suo libro “Con il cuore nel fango”, al termine della Parigi-Roubix 2021, la Regina delle Classiche. Una delle testimonianze più forti del nostro ciclismo. Sonny che si è trovato dal toccare il cielo con un dito, dopo un 2021 d’oro con la vittoria al Campionato Italiano, Europeo e la Parigi-Roubaix, a sprofondare nel momento più difficile della sua vita, il 21 marzo 2022 dopo la volata durante la prima tappa della Volta a Catalunya, la sua vita è cambiata per sempre. Arresto cardiorespiratorio, l’impianto del defibrillatore che ha messo fine alla carriera di uno dei nostri corridori più forti.
Lui stesso oggi dice di “essere un miracolato” per essere qui a parlare di quanto successo. Il bresciano classe 1990, papà di due bambini bellissimi, Vittoria e Tomaso, è ripartito da una certezza, quella della sua squadra la Bahrain-Victorious che, insieme alla famiglia e agli amici, l’hanno aiutato a risorgere dalla ceneri, dal momento più buio e difficile. In occasione del Media Day ad Altea, dove è in ritiro con la squadra come direttore sportivo, Bikechannel.it ne ha approfittato per conoscere il “nuovo” Sonny. “Sto bene. Sono ad Altea, in Spagna, in ritiro con la squadra fino al 20 dicembre e stiamo lavorando per la nuova stagione”.
La seconda vita è ripartita da una certezza, due anni di contratto con la Bahrain-Victiorious, fino al 2024. Ora in vista del 2025 cosa prevede il suo contratto? Qual è il suo ruolo in squadra?
“Ho rinnovato ancora un anno con la squadra che per me è come una famiglia sin dall’inizio. Primo ero ambassador, dal 2025 sarò direttore sportivo a tempo pieno”.
Che aria si respira all’interno del team?
“C’è grande entusiasmo e tante ambizioni. Il ciclismo sta crescendo sempre di più, ma miglioriamo anche noi. Dicembre, da sempre, è un mese molto importante per buttare giù le basi in vista della nuova stagione. Lo spirito è quello di un team vincente con l’ambizione di migliorarci sempre di più”.
Qual è il bilancio del 2024 per la Bahrain-Victorious?
“Darei una sufficienza alla squadra, non è stato un anno molto fortunato ma quest’anno abbiamo grande voglia di riscattare una stagione difficile per noi”.
Da corridore era bravo a prendere decisioni immediate in pochi secondi. Oggi dall’ammiraglia cos’ha capito in più rispetto a quando correva?
“Oggi quando sali in ammiraglia è importante stare attenti, ma il direttore sportivo nel ciclismo odierno è altro: ha dei compiti importanti come preparare la gara nel migliore dei modi e quindi è più un lavoro che viene fatto prima della corsa in sé, una volta in ammiraglia è quasi tutto “in discesa”. Tutto ciò che concerne il pre-gara è importante, il lavoro finalizzato in ammiraglia è la ciliegina sulla torta. Bisogna anche essere capaci a cambiare tattica in pochi secondi se si presenta la necessità di farlo, ma più che altro bisogna prendersi la responsabilità della tattica in corsa”.
In ammiraglia oggi vince ancora il ds? Quanto è influente sulla vittoria di un corridore?
“Sicuramente il ds ha un ruolo importante, ma poi bisogna che la squadra e i corridori siano motivati con una condizione fisica al 100%. Il direttore ha sicuramente un ruolo importante nella tattica e nell’amalgamare la squadra”.
Cosa si aspetta dalla squadra nel 2025? Da chi si aspetti il grande passo in avanti?
“Abbiamo cambiato molti corridori e abbiamo investito tanto sui giovani. Siamo una squadra giovane però dal prossimo anno mi aspetto molto da Antonio Tiberi perchè già in questa stagione ha fatto uno step importante e il prossimo anno lo vedo protagonista nelle corse a tappe. Abbiamo preso anche Lenny Martinez che è un ragazzo talentoso e penso possa dimostrare tanto ancora e Edoardo Zambanini è migliorato molto, penso che gli serva una vittoria per potersi sbloccare ulteriormente”.
Qual è oggi l’aspetto già gratificante del suo lavoro?
“Quando un corridore ma anche lo staff ti ringrazia per quello che fai e per la passione che ci metti ogni giorno. Come ds sto via da casa circa 140 giorni all'anno. Vedere la mia squadra felice per me è una delle cose più importanti. Dietro a ogni corsa c’è tanto lavoro e molte ore davanti ad un computer per programmare tutto”.
Cosa ti manca di più della bici?
“Mi manca tutto. Ancora adesso quando sono in ritiro e vedo la maggior parte dei ragazzi che hanno corso con me e abbiamo condiviso la camera mi manca tantissimo. Mi manca studiare la corsa, attaccare il numero sulla schiena, mi manca ridere e scherzare in gruppo, ma su tutto l’adrenalina della gara. Spesso quando guardo le corse in tv rivivo quelle sensazioni che penso siano inspiegabili”.
Squadra a parte, cosa fa oggi Sonny Colbrelli?
“Sono ambassador di vari brand come Alè, Merida, Rudy Project, Sidi e di Valsir con cui corro il GiroE”.
E’ di pochi giorni fa il malore del centrocampista della Fiorentina Edoardo Bove, a cui hanno impiantato un defibrillatore seppur removibile: vi siete sentiti?
“Abbiamo parlato di quanto successo e gli ho espresso la mia vicinanza. So come ci si sente in questi momenti. Bove mi ha chiesto come stessi ora e mi ha ringraziato molto per il messaggio che gli ho scritto su Instagram. Come ho già detto a lui il mio consiglio è quello di affidarsi a medici competenti e che possano consigliarlo nel miglior modo possibile. La salute è la cosa più importante e noi siamo dei miracolati a poterne parlare oggi”.
Il 21 marzo sono tre anni dalla tua ultima gara. Cos’ha capito in questi quasi tre anni da ex?
“Ho capito che la vita non gira intorno al ciclismo, ma che c’è tanto al di fuori dalla bici. Il lavoro prima era solo essere atleta, ma la vita vera è tutt’altra cosa. Prima quando correvo davo per scontato tante cose che in realtà banali non sono”.
Di tutti gli anni in bici cosa le è rimasto?
“La passione, la grinta, la voglia di fare. Oggi vedo corridori giovani che guadagnano bene e si sentono già arrivati, nei ragazzini manca la voglia di far fatica e di impegnarsi con costanza, dedizione e sacrificio. Oggi questa cosa manca in tanti ragazzi, e quando penso a quello che ho fatto io, nonostante non fossi un fuoriclasse, mi sento appagato e grato”.
Qual è la corsa che sogna di vincere in ammiraglia?
“Sicuramente vincere un Fiandre o un’altra Roubaix; questa volta dall’ammiraglia”.
E il sogno nel cassetto?
“Ne ho tanti di sogni nel cassetto. Mi piacerebbe aiutare i giovani costruendo una piccola squadra, ma sogno il ruolo da Ct. Un domani perchè no…”.
(Photo credits: Bahrain Victorious e Charly Lopez)