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Gaia Tormena vittoria
Stefano Scacchi

Gaia Tormena: "Che bello l'Eliminator"

Gaia Tormena ha vissuto un’altra stagione da dominatrice assoluta dell’Eliminator. La 22enne valdostana, ormai stella di prima grandezza di questa nuova divertente disciplina, ha vinto ancora una volta Mondiale (il quinto), Europeo e Coppa del Mondo. Inoltre ha conquistato la prima affermazione in una gara su strada a luglio a Olgiate Molgora, in Lombardia. In questa intervista a Bikechannel.it, racconta la sua passione per l’Eliminator, dove nasce il suo spirito vincente, il suo sogno olimpico e i suoi programmi per il 2025.

 

Cosa si prova a essere così regina incontrastata di una specialità?

"Sicuramente fa molto piacere perchè ti dà la possibilità di essere ascoltata e far sognare chi ti guarda. Allo stesso tempo ti fa sentire addosso (più del normale) la responsabilità di non deludere e l'unico modo per non deludere è quello di dare il massimo".

 

Chi è la sua rivale principale?

"Sono diverse le ragazze che mi mettono a dura prova durante la stagione ma sicuramente quella che appare al grande pubblico come la mia rivale storica è la tedesca Marion Fromberger. Da sempre presente nel mondo dell'Eliminator si è saputa distinguere negli anni grazie a qualche vittoria e tanti podi. Quando si sente bene e tutto fila liscio è davvero un osso duro. Oltre a lei però ci sono la francese Coline Clauzure, campionessa del mondo 2018, la danese Line Mygdam, giovane atleta che sta migliorando anno dopo anno, e le ragazze che vengono dal cross-country olimpico o dal ciclismo su strada che sono sempre una sorpresa".

 

In quale Paese del mondo è più acclamata? In quale Paese c'è più tifo per le gare di Eliminator?

"Le Nazioni con più atleti sono la Francia e la Germania. Lì l'Eliminator è più conosciuto e i tifosi sono di conseguenza più numerosi. E poi, pur non essendoci mai stata, ho diversi tifosi dal Sud America, dal Brasile in particolare. Ma diciamo che comunque anche in Italia sta iniziando a diffondersi la cultura dell'XCE e sto riuscendo a raggiungere un buon pubblico".

 

Cosa le dicono i più giovani che incontra alle gare?

"La prima cosa che si nota nei giovani a bordo percorso sono gli occhi che splendono, stupiti e strabiliati nel vederci passare ad alta velocità o saltare giù da pedane più alte di loro. Sono cose queste che dalla diretta streaming non si riescono a cogliere, bisogna vederci fisicamente gareggiare. Vederli arrivare da te dopo la gara sorridenti e divertiti in cerca di un autografo, di una foto o di una borraccia è la parte più bella del weekend. Quello che ti dicono di solito è poco. Rimangono abbastanza senza parole".

 

L'Eliminator può diventare un primo approccio utile per avvicinare i bambini al ciclismo visto che si fa in sicurezza in circuiti protetti?

"Assolutamente sì. Si tratta di una disciplina fisicamente e mentalmente propedeutica a tutte le altre che però, essendo giocosa e divertente, non pesa ai bambini. Credo che questo messaggio stia passando visto che negli ultimi anni abbiamo iniziato ad avere nel calendario nazionale delle gare e addirittura dei circuiti XCE riservati alle categorie giovanili. Ne sono molto contenta".

 

In Italia non sono previste prove di Coppa del Mondo: I suoi successi non fanno da traino da questo punto di vista?

"Ahimè, è dal 2019 che non abbiamo una coppa del mondo XCE. Volterra l'ha organizzata per diverso tempo ma poi non è più stato possibile. Sarebbe chiaramente un sogno per me avere di nuovo una tappa di Coppa nel mio Paese. L'unica cosa che posso dire è che mi sto impegnando in prima persona sul se, il come, il quando e il dove potrebbe essere possibile organizzarne una nei prossimi anni".

 

L'Eliminator può diventare disciplina olimpica a Los Angeles 2028?

"Se ne era parlato fino a qualche tempo fa ma non ho poi più saputo niente. Temo che dovremo ancora aspettare per avere l'Eliminator alle Olimpiadi. Forse dobbiamo farci conoscere ancora un po' di più, acquisire più atleti e più pubblico. Perchè a livello televisivo credo che la disciplina sia già molto spettacolare e di facile comprensione".

 

Le sono mancate le Olimpiadi di Parigi?

"Chiaro che sì. Già a quelle di Tokyo mi immaginavo presente a rappresentare il mio paese in una disciplina come l'XCE. Sono una grande sognatrice, ho sempre sognato e continuerò a farlo, ma sono anche realista e sono determinata nel dare il mio 100% per guadagnarmi un posto alle Olimpiadi un giorno, che sia nell'Eliminator oppure in un'altra disciplina". 

 

Dove allena durante la settimana gli aspetti della competizione che ritrova nelle gare di Eliminator?

"A dire il vero faccio ben pochi allenamenti specifici per l'Eliminator. In questi anni sto migliorando tanto la mia resistenza sui 5, 10 e 20 minuti. Oltre a questo faccio lavori di forza in palestra e li applico poi in bici con delle partenze da ferma. La tecnica cerco di manenerla con qualche sessione mirata di discesa (quando sono a casa) e di salti (quando mi trovo in spazi predisposti come il Vittoria Park che mi danno la possibilità di farlo in sicurezza). I contatti invece li ritrovo un po' durante le gare su strada, specialmente quelle in piano in cui si arriva in volata".

 

Quale altra specialità sente più affine?

"La pista è simile all'eliminator per tempi di gara ma è uno sforzo molto più costante (parti a tutta e arrivi a tutta, invece nell'xce avendo gli ostacoli hai tanti rilanci di seguito). Il ciclocross è simile per i rilanci ma è molto più lungo. Le volate sono come quelle su strada a gruppi ristretti e gli ostacoli sono simili ad una gara XCE. Forse la disciplina che per assurdo si avvicina di più è il BMX. Ma i loro ostacoli (ovvero i salti) sono molto più grandi e simili tra loro. I nostri ostacoli sono più vari".

 

Va in discesa nei boschi alla grande: le piacerebbe fare gare di downhill?

"Diciamo che mi ci diverto molto e me la cavo bene. Però da lì a dire 'mi butto nel downhill' c'è un bel divario. Sicuramente ci riuscirei se decidessi di fare solo quello ma viste le discipline che pratico preferisco partecipare a delle gare di enduro piuttosto che di downhill, gare che hanno percorsi più tortuosi e naturali simili ai sentieri che ho a casa e dove le velocità sono più ridotte".

 

Nel 2025 farà più corse su strada dopo la prima vittoria la scorsa estate? In generale che programmi ha per il 2025?

"Il mio 2025 sarà abbastanza simile al 2024 come programmazione con una prima parte di stagione incentrata più sulla strada. La stagione di quest'anno e l'arrivo dei primi risultatini mi ha dato morale. Dall'anno prossimo incomincerò a mettermi degli obiettivi da raggiungere anche lì. La testa ha iniziato a sognare anche in quel frangente". 

 

Che scuola ha fatto alle superiori? Adesso studia?

"Ho frequentato il Liceo Linguistico E. Bérard di Aosta e non me ne pento perchè girando il mondo mi sto rendendo conto di quanto sapere le lingue ti apra le porte sia nel mondo del lavoro che nei rapporti interpersonali. Adesso studio Comunicazione Digitale ma ammetto di essere molto lenta nel proseguire questo percorso".

 

Come è il rapporto con la neve adesso? Cosa le piace fare al di fuori di allenamenti o gare?

"Mi piace la neve, soprattutto quando è fresca fresca. Fin da piccola ho imparato a sciare e sono stata una discreta fondista. Quando sono a casa (nel mese di dicembre) uso lo sci di fondo come attività alternativa per far lavorare il cuore e la parte alta del corpo, lo sci alpinismo per gli allenamenti endurance e lo sci di discesa una volta l'anno come divertimento. I cavalli invece sono la passione di mio fratello. La mia famiglia, abitiamo appena fuori Aosta, ha aperto una scuderia qualche anno fa e quindi ogni tanto passo anche io a coccolare gli animali. La trovo una cosa molto rilassante. Sono capace di stare a cavallo e uscire in passeggiata ma nulla di più. Oltre a questo quando non mi alleno mi piace stare all'aperto, fare delle passeggiate con la famiglia o con gli amici (che trascuro abbastanza durante la stagione), ascoltare la musica e guardare film".

 

Sembra davvero molto determinata: da dove arriva questa carica?

"La mia motivazione e la mia carica arrivano da dentro e sono state scatenate dai miei genitori che fin da piccola mi hanno sempre insegnato che se si prende un impegno lo si porta a termine dando il meglio di sé".

 

L'Eliminator trasmette divertimento puro, adrenalina: é questo che la lega a questa specialità?

"È sicuramente una delle motivazioni. Sfrecciare alla massima velocità giù per una scalinata, saltare una macchina, scendere dalla scala mobile di un centro commerciale o entrare a tutta in parabolica sono cose che normalmente non puoi fare e farlo in circuiti chiusi e messi in sicurezza è divertentissimo. È un parco giochi adrenalinico per grandi".

 

Chi è il suo idolo nello sport? 

"Non ho mai avuto un singolo sportivo a cui ispirarmi. Sono sempre stata una spugna e ho sempre cercato di imparare da tutti prendendo il meglio da ogni campione. Trovo ispirazione nella lettura delle biografie di atleti eccezionali e nell'ascolto delle interviste. Spesso mi ritrovo in quello che dicono, altre volte mi fanno riflettere su come potrei migliorare quello che già faccio. Le ultime biografie che ho letto sono quelle di Sagan, della Pellegrini e di Campriani. Guardo anche parecchi documentari/film sportivi e recentemente ne sto guardando parecchi sul tennis. Credo sia uno degli sport che più ti faccia capire l'importanza del concentrarsi sul presente e a gestire i pensieri. E poi abbiamo un fenomeno come Sinner da cui trarre ispirazione, non si può chiedere di più! Dove imparo di più però è dallo scambio diretto di esperienze e sono fortunata ad averne avuti tanti negli ultimi anni, nel mondo del ciclismo e non. Ad esempio, quando l'esercito richiama gli atleti a Roma ho sempre l'occasione di conoscere persone nuove che hanno vinto tanto in altri sport o che si sono ripresi da periodi difficili. Sentirsi dire le cose a voce e potergli fare domande è prezioso".

 

In Italia non c'è un po' di lentezza nell'appassionarsi a nuove specialità? 

"Si e no. Chiaro che la tradizione del ciclismo su strada, con le sue salite mitiche, è affermata in Italia da tantissimo tempo e lo rimarrà ancora per tanto. Credo però che dal momento che un atleta forte riesce ad acquisire popolarità e a trasmettere un messaggio puro, il pubblico non ci metta tanto a emozionarsi, immedesimarsi e iniziare dunque a seguire la disciplina o lo sport in questione. Quando si arriva al cuore della gente i tempi si accorciano".