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Juniores

Redazione

Garzelli: "Professionisti sì, ma con giudizio"

Pubblichiamo alcuni estratti della rubrica 'Lo scatto del Garzo' di Stefano Garzelli sul numero 20 del magazine Bike, che è possibile scaricare gratuitamente iscrivendosi alla newsletter (per i già iscritti l'invio è automatico). 

GarzelliSiamo sicuri che la direzione che sta prendendo il ciclismo giovanile, e soprattutto la categoria juniores, sia corretta? Io avrei qualche dubbio in merito [...]. Vivere facendo questo fantastico sport sta diventando sempre più complicato a causa della globalizzazione che ha esteso a ogni continente la diffusione di uno sport che prima era prerogativa quasi esclusiva dell’Europa. [...] Per ragazzi di 17-18 anni la priorità deve essere rappresentata dagli studi. [...] Proprio per questo motivo l’errore più grande è quello di mettere da parte la formazione scolastica per recitare il ruolo di “junior professionista”. Perché è questo che di fatto è un ragazzo che deve seguire programmi con significativi carichi di lavoro, basati su 18-22 ore di allenamenti settimanali.

Un lavoro così massiccio permette sì di essere competitivi, ma con quali futuri margini di miglioramento? Qui nasce la mia seconda preoccupazione riguardo la direzione che questo sport sta prendendo a livello giovanile. Mi riferisco in particolare alle pressioni a cui sono sottoposti questi ragazzi. Con questo approccio iper-professionalizzato sulle loro spalle vengono poste troppe aspettative. Le corse juniores sono sempre più lunghe e dure. I wattaggi delle prestazioni sono spaventosi, le medie sono altissime. La conseguenza è che le squadre World Tour, quindi l’élite del ciclismo mondiale, dopo aver creato le formazioni ‘Devo’ riservate agli under 23, si spostano con decisione verso la categoria Juniores. Lo scopo di questa nuova tendenza è quello di catturare prima della concorrenza tutti quei corridori vincenti e con prestazioni ‘monster’ in rampa di lancio. 

[...] Con questa dinamica che fine faranno quelle società dove noi ex ciclisti della mia generazione siamo cresciuti? Parlo di quelle società che ti fanno maturare a poco a poco, senza forzature. Adesso queste società, in seguito alle evoluzioni descritte finora, corrono il rischio di chiudere in pochi anni, perché non vengono considerate all’altezza da questi ragazzi che inseguono un passaggio al professionismo troppo repentino perdendo di vista le tappe necessarie da percorrere con un iter corretto. Perché in questo momento un’agenda giornaliera, scandita da sveglia alle 7 di mattina, scuola dalle 8 alle 14, ritorno a casa per pranzare e poi tre ore di allenamenti, purtroppo non è sufficiente per tenere il passo di coetanei che, trascurando a volte gli studi sostituiti magari da corsi online di pomeriggio al di fuori di un normale percorso scolastico, possono allenarsi addirittura per 4-5 ore di mattina. È una situazione nella quale rischiano di perdere tutti [...].

(Photo credits: Shutterstock)