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Federico Guido

Grandi Giri, quale futuro per i velocisti?

Dal Giro d’Italia al Tour de France passando anche per la Vuelta España, la tendenza da parte degli organizzatori dei tre Grandi Giri nel rinnegare i famosi “piattoni” (tappe completamente pianeggianti disegnate su misura per dare ai velocisti e ai loro treni la possibilità di giocarsi le proprie carte) pare ormai consolidarsi in maniera sempre più decisa. Tale presa di posizione è certificata dal numero (in netto calando) di tappe totalmente prive di difficoltà altimetriche proposte nelle ultime edizioni delle tre principali corse a tappe del calendario mondiale e, soprattutto, dalle parole di chi queste manifestazioni si trova tutti gli anni a definirle. 

Gli organizzatori perplessi

Da qualche tempo, diciamo 2-3 anni, notiamo che quasi tutte le tappe per velocisti sono molto monotone. Sono completamente bloccate dalle squadre dei velocisti che creano una coalizione e, così, nessuno vuole più attaccare perché sanno che è persa in partenza. È sempre stato un po’ così, ma ormai è una situazione esasperata ed è un problema”, ha dichiarato, durante l’ultima Grande Boucle, il responsabile dei percorsi di A.S.O. Thierry Gouvenou. "Prima non succedeva, perché c’erano più squadre invitate. Ora quasi tutte sono chiamate d’ufficio. Quindi c’è una sorta di garanzia per loro, che porta al fatto che non ci siano più azioni. Le formazioni dei velocisti stanno tagliando il ramo su cui sono sedute e presto non potremo continuare a offrire uno spettacolo come questo: il loro bloccare il gruppo farà sì che non ci saranno più tappe per velocisti. Lo scorso anno ne avevamo 8-9, quest’anno sono 5-6 e magari diventerà la norma in futuro”.

L'evoluzione dei velocisti

Questo comportamento da parte del peloton si è tradotto, nelle ultime stagioni, nell’inasprimento dei finali di molte tappe veloci che, appena qualche stagione fa, sarebbero filate via lisce senza sussulti fino allo sprint conclusivo. Recentemente, invece, chi si è trovato a vergare i percorsi di Giro, Tour e Vuelta ha optato per rompere il classico canovaccio dell’ultima parte di gara inserendo strappi e “zampellotti” ossia, almeno sulla carta, veri e propri incentivi ad attaccare o, quantomeno, a selezionare il gruppo portando qualche variazione all’encefalogramma altrimenti immacolato della frazione. Se questo evidente trend continuerà ad affermarsi presso gli organizzatori, è lecito attendersi piuttosto a breve che all’interno delle grandi corse a tappe nessuna volata sia più scontata e che le ruote veloci debbano lottare con le unghie e con i denti per guadagnarsi quelle opportunità che, fino a poco tempo fa, gli venivano concesse sostanzialmente di default. Tutto ciò forzerebbe chiaramente l’evoluzione della figura del velocista per come l’abbiano conosciuta fino ad oggi, con gli sprinter puri chiaramente destinati ad avere meno spazio e diritto di cittadinanza in gruppo e sempre più corridori costretti ad avvicinarsi, snaturandosi, alle caratteristiche dei puncheur.  Uno scenario del genere, per alcuni aspetti estremo ma allo stesso tempo più che concretizzabile, verrebbe incontro ai desideri di chi (tv in primis) vuole un prodotto “ciclismo” più spettacolare, dinamico e frizzante, in grado di chiamare massicciamente a raccolta il pubblico sia a casa che in strada e tenere costantemente vivo l’entusiasmo dei tifosi, nuovi e vecchi.

Finali per Van der Poel e Pedersen

Muovendosi dunque (come pare) in questa direzione, non sarà utopico vedere approntati sempre più arrivi per gente come Mathieu van der Poel e Mads Pedersen e sempre meno per corridori con un profilo come quelli, per fare un esempio che renda bene l’idea, di Mark Cavendish: i velocisti saranno verosimilmente chiamati i prossimi anni ad affinare, ancor più di quanto non stiano già facendo, la propria tenuta e la propria brillantezza sulle salite brevi e medio-brevi, ostacoli che gli enti organizzatori di Giro, Tour e Vuelta non si sono preoccupati e non si preoccuperanno a disseminare nei finali di tappa per rompere la monotonia, abbandonare la prevedibilità e innescare le sorprese. Con buona pace di chi Madre Natura ha fatto e farà velocista.

(Photo Credit: A.S.O./Billy Ceusters)