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Ganna, Van der Poel, Pogacar

Redazione

Guidolin: "La mia Milano-Sanremo"

Pubblichiamo alcuni estratti della rubrica 'La pedalata è rotonda' di Francesco Guidolin sul numero 20 del magazine Bike, che è possibile scaricare gratuitamente iscrivendosi alla newsletter (per i già iscritti l'invio è automatico). 

GuidolinLa Milano-Sanremo è uno dei primi ricordi della mia infanzia ed è rimasta una costante dell’adolescenza. È legata a mio padre. Perché spesso si correva il 19 marzo, il giorno di San Giuseppe, la festa del papà. A quei tempi si restava a casa da scuola. Mio padre, appassionatissimo di sport e tifoso juventino (non dimenticherò mai quelle domeniche insieme allo stadio Menti a vedere il Vicenza contro le grandi di Serie A) mi avvisava sempre: “Guarda che oggi c’è la Milano-Sanremo, è un mito questa corsa”. Da quel momento, grazie alle sue parole che trasmettevano un senso di profondo rispetto per l’evento, ho iniziato a innamorarmi della Classicissima di primavera, la corsa verso il sole. E ho iniziato a innamorarmi dei personaggi e dei campioni che l’hanno vinta. È incredibile pensare che Eddy Merckx abbia tagliato il traguardo per primo sette volte su dieci partecipazioni. E mi ha emozionato il pianto di Michele Dancelli per il suo trionfo del 1970 che interrompeva un’egemonia di successi stranieri lunga 16 anni: quelle lacrime facevano capire il valore dell’impresa.

Mi porto dietro un bagaglio infinito di ricordi, testimonianza dell’attaccamento alla Classicissima. Inizio a provare una certa tensione fin dalla vigilia, dico a tutti i miei amici che il giorno dopo non ci sono per nessuno. Chiedo di non essere disturbato durante la diretta tv che seguo fin dalle 10. Non voglio perdere niente, dal primo chilometro, anche se non succede niente per ore. Voglio controllare ogni fuga, seguire chi rientra e chi invece riesce a resistere, come si comporta il gruppo. Seguo addirittura le evoluzioni del meteo, che spesso è brutto alla partenza e migliora quando si scende verso il mare, dopo il Turchino. Nei giorni precedenti controllo tutto quello che si può controllare. So chi è in forma e chi non lo è, in base al rendimento alla Tirreno-Adriatico e alla Parigi-Nizza. [...] Potrei fare la mia figura davanti a un microfono durante la telecronaca.

Con questa passione alle spalle, la Sanremo di quest’anno è stata il massimo. [...] Filippo Ganna è stato eccezionale. Facevo il tifo per lui, lo considero un grande corridore e mi piace molto come persona: umile, sereno e disponibile. Mi sarebbe piaciuto che vincesse lui. Ho sperato che ripartisse di slancio dopo essere rientrato su Tadej Pogacar e Mathieu Van der Poel. Ma avrebbe dovuto fare qualcosa di sovrannaturale dopo la fatica enorme necessaria per chiudere il divario accumulato sul Poggio. Più di così non poteva fare. Ha comunque colto un grande risultato perché in questo ciclismo, con certi fuoriclasse, il podio conta eccome. E ci ha scaldato il cuore. [...] Non sono mai riuscito a pedalare su quelle salite, ho solo visto l’imbocco del Poggio in macchina una volta che ero andato a pranzo sul lungomare di Sanremo con mia moglie partendo da Monte Carlo quando allenavo il Monaco. Lì risiedono tanti campioni e mi è capitato di incrociare in bicicletta Sagan, Mollema, Matthews sulla salita di La Turbie. Quanta strada da quei giorni di San Giuseppe a guardare la Sanremo con mio padre che mi faceva innamorare del ciclismo parlandomi di Coppi e Bartali.

(Photo credits: LaPresse)