
Il piano Rfi, stazioni a misura di ciclista
Una mappatura completa delle stazioni italiane per migliorare gli spostamenti in bicicletta, con un’attenzione particolare alla fascia di età 18-24 anni, grazie a 565 chilometri di ciclovie in più entro giugno 2026. È il lavoro di studio e interventi che sta portando avanti Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) grazie a una piattaforma Gis (Sistema di informazione geografico) che mette al centro la totalità dei 2.200 scali italiani e le relative connessioni ciclabili.
Ci spiega i dettagli di questo piano Alberto Fiorillo, responsabile pianificazione e sviluppo servizi intermodali di Rfi. “Stiamo elaborando dati sociali, economici e di trasporto che ci consentono di mappare e conoscere tutto quello che circonda ogni stazione italiana con una finalità precisa: il miglioramento dell’accessibilità e della mobilità”. Partendo da chi frequenta scuole superiori e università. I primi risultati evidenziano che l’83% di tutte le sedi universitarie italiane (329) hanno una stazione entro una distanza di 3 chilometri. La volontà è quella di unire questi punti con piste ciclabili, tenendo conto che i giovani dai 18 ai 24 anni hanno la bicicletta come mezzo di trasporto privilegiato in modo da facilitare un ciclo di spostamento completo da casa all’ateneo fatto esclusivamente in bicicletta e treno. “Da qui nasce il progetto di Rfi grazie ai fondi del Pnnr che ha stanziato 150 milioni per realizzare 565 chilometri di ciclovie in più entro giugno 2026 nelle 45 città italiane dove si trova almeno un’università – spiega Fiorillo – uno di questi interventi, ad esempio, riguarda il percorso dalla stazione Termini alla Sapienza a Roma. È un esempio della nostra attenzione”. Il discorso poi potrà essere allargato all’ambito del cicloturismo visto che, secondo la mappatura Gis di Rfi, 436 stazioni italiane si trovano al massimo a 5 chilometri di distanza da una ciclovia. “L’idea di fondo è quella di creare un’intera catena di viaggio sostenibile sfruttando al meglio ogni sinergia con gli enti locali”, prosegue Fiorillo.
Un altro elemento fondamentale per centrare questo obiettivo è rendere ogni stazione più fruibile dal punto di vista dei ciclisti. Un esempio è rappresentato dall’immagine in alto, che raffigura l'esterno della velostazione di Cesena: circa 200 posti bici, con previsione di chiusura lavori alla fine del 2025. L’obiettivo, da replicare in altri scali italiani, è quello di coniugare l'incremento del livello di connettività dell'offerta multimodale e del sistema complessivo di accessibilità alla stazione, rafforzandone il ruolo di centralità rispetto ad una rete di mobilità resa complessivamente più efficace e che incentivi gli spostamenti con mezzi sostenibili sul territorio. “Lo scopo è migliorare ogni dettaglio relativo alla sosta delle biciclette dei passeggeri che vanno a prendere il treno – continua Fiorillo – con una soglia molto alta di qualità a beneficio della sicurezza, per scongiurare i rischi di furo e di vandalismo, e anche dell’estetica, con stalli per le biciclette più attraenti e più facili da pulire in modo da tenere molto alto anche questo standard”.
I vantaggi sono molteplici: ne gioverebbe anche lo spazio pubblico, dal momento che le aree di sosta delle biciclette occupano molto meno spazio dei parcheggi per le auto. In prospettiva, con maggiori garanzie di sicurezza, l’utente potrebbe lasciare addirittura anche una bicicletta nel luogo di arrivo. A quel punto il ciclo treno-bici sarebbe perfetto. Senza arrivare alla duplicazione dei mezzi nelle sedi di arrivo e partenza, possono venire in soccorso le possibilità di bike-sharing in aumento anche grazie a questo piano nazionale di Rfi. Il circolo è virtuoso sotto vari punti di vista: “La riduzione dei tempi complessivi di viaggio, la creazione di abitudini che generano anche un valore economico positivo e di pratiche a emissioni zero per l’ambiente”.
(nella foto in alto: il rendering della nuova velostazione di Cesena)