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Nicolò Ferrazzo
Leonardo Serra

Nicolò Ferrazzo: "Il gravel è speciale, adrenalina e libertà"

Nicoló Ferrazzo e il ciclismo si incontrano la prima volta nel 2007, quando il 16enne atleta veneto viene portato per la prima volta a fare una gara e riesce a concludere con un buon risultato. Da lì la giovane promessa di San Donà comprende quanto la bici possa dargli e segue la sua strada. Nel 2017 comprende che con il ciclismo non riesce a vivere e inizia a lavorare full time per un'azienda che produce componenti in carbonio per tre anni, mettendo la bici da parte. Nel 2020, però, arriva la svolta durante l’anno del Covid: compra una bici da ciclocross e inizia a usarla per fare gravel. Si toglie parecchie soddisfazioni diventando campione italiano nella categoria Master 1 di ciclocross nel 2021 e gravel nel 2024 e centrando la top 20 nello stesso anno alla The Traka, prestigiosa competizione di gravel che si corre in Spagna.

FerrazzoCome approda al mondo del gravel?
"Nel 2020, il mio primo viaggio in bikepacking. Da lì è tornata la passione, questa volta sotto una forma diversa: più esplorazione, divertimento, libertà, ma senza mai dimenticare il lato race. L’anno successivo ho partecipato alla mia prima gara gravel: la Monsterrato. Mi sono divertito tantissimo a pedalare a tutta nella polvere, con la ghiaia che volava ovunque, in mezzo a tanti stranieri e senza veri punti di riferimento. È stato qualcosa di completamente nuovo: una sensazione di libertà e adrenalina che mi ha fatto capire subito che questa disciplina aveva qualcosa di speciale, qualcosa che mi attirava davvero".  

Oltre al gravel pratichi il ciclocross: le due discipline sono collegate?
"Sì, durante l’inverno faccio ciclocross, principalmente per spezzare il lungo periodo lontano dalle gare, ma anche perché mi piace guidare la bici nel fango. Sono discipline, ma si completano a vicenda: il ciclocross ti dà esplosività, tecnica e agilità, tutte qualità che poi tornano utili anche nel gravel. Una differenza non da poco, però, è la durata: il cross dura circa un’ora, mentre il gravel può andare avanti per molte ore, e richiede quindi un altro tipo di resistenza e di gestione, sia fisica che mentale".  

FerrazzoCome hai vissuto la vittoria del campionato italiano gravel 2024?
"L'ho voluta e l'ho cercata. Già da due anni arrivavo secondo, ma non ho mai mollato. Riuscire finalmente a vincere è stata una grande soddisfazione personale che mi ha ripagato di tutti gli sforzi e dei sacrifici fatti lungo il percorso. Poi è arrivata la top 20 alla Traka 360 che mi ha dato molta fiducia e morale per continuare a lavorare e cercare di migliorarmi ancora di più. È stata una conferma che tutto il lavoro alla fine paga".

Come hai vissuto quella giornata?
"È stata piena di emozioni e fatica. Sono partito con l’unico obiettivo di divertirmi, senza pormi particolari ambizioni, cercando solo di restare il più possibile con i Pro e poi gestire la situazione strada facendo. Dopo 300 chilometri ero ancora in top 15, ma gli ultimi 60 chilometri sono stati i più duri della mia vita, un vero blackout di energia. Nonostante tutto, ho avuto la conferma che su distanze del genere mi trovo a mio agio e che posso essere competitivo, anche da amatore che si allena nel dopolavoro la sera".  

Il movimento gravel è in crescita?
"Sicuramente. Basta guardare i numeri: dal primo mondiale del 2022 a quello del 2025 i partecipanti sono triplicati. Di conseguenza è aumentato anche il livello. Le gare sono diventate più competitive e stimolanti, però allo stesso tempo si stanno aggiungendo troppe zone di rifornimento, e questo fa un po' perdere lo spirito di avventura e di autogestione che, secondo me, rendeva davvero speciale questa disciplina".

Ora come ti vedi rispetto a qualche anno fa?
"Con la stessa voglia di divertirmi e mettermi in gioco. Ho sempre nuovi stimoli per migliorarmi e sono curioso di affrontare eventi e avventure diverse. Credo che sia proprio questo il bello di questo sport: ti permette di fare sempre qualcosa di nuovo, vivere esperienze diverse e trovare ogni volta nuove motivazioni".

Il Mondiale con la maglia dell’Italia ti ha dato tante soddisfazioni, ma c’è una gara che porti più dentro di te?
"Partecipare al Mondiale di gravel con la maglia dell’Italia è stata una bella emozione. Anche se va detto che non si può paragonare completamente alla vera esperienza in Nazionale, resta comunque un ricordo speciale e una soddisfazione personale che porto con me. Ma la gara più ricca di emozioni è stata la Traka 360".

(Photo credits: Niels Laengner@istraland e Carlo Anzolin@thetraka)