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Redazione

Contestato il nuovo Codice della Strada

Domenica 17 novembre le principali associazioni italiane daranno vita a un presidio a Roma in occasione della Giornata Mondiale in memoria delle Vittime sulla Strada. Al centro della manifestazion la contrarietà alla riforma Salvini del Codice della strada, considerata "forte con i deboli e debole con i forti". Aderiscono alla protesta, tra le altre: Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Rose bianche sull'asfalto, Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta. Le critiche sono concentrate sull'allentamento di regole e controlli per auto e camion a fronte della riduzione di spazi sicuri per pedoni e ciclisti. Tra le criticità segnalate anche il taglio, contenuto nella Legge di bilancio 2025, di 154 milioni di investimenti su sicurezza stradale e mobilità sostenibile. Una situazione politica simboleggiata dalla decisione del Ministero dei Trasporti, guidato da Salvini, di sostenere il ricorso al Tar di due tassisti bolognesi contro Bologna Città 30, ricorso respinto pochi giorni fa dalTar Emilia-Romagna. 

La data della manifestazione è doppiamente significativa perché precede il voto finale al Senato sulla riforma del Codice della strada, prevista per la prossima settimana. Per questo le associazioni italiane dei familiari delle vittime sulla strada, insieme alle associazioni ambientaliste e per la mobilità sostenibile e alle organizzazioni sindacali, lanciano una nuova fase di mobilitazione. Oltre al presidio di domenica a Roma (ore 10.30 in Largo Argentina), saranno organizzati flash mob in diverse città italiane fino a martedì 19 novembre: Genova, Torino, Melegnano (Milano), Treviso, Codropio (Udine), Parma, Reggio Emilia, Ferrara, Forlì, Pesaro, Jesi (Ancona), Perugia, Roma, Napoli, Caserta e Bari.

"Nessuna delle richieste e degli emendamenti che tutte le più importanti associazioni familiari vittime avevano presentato lo scorso aprile con una lettera unitaria è stata accolta", sottolineano le associazioni. "In questo modo - proseguono gli organizzatori - la riforma ostacola la prevenzione aumentando anziché abbassare il conflitto e la violenza stradali, che già paghiamo con più di 3.000 morti e 200.000 feriti ogni anno. Riporta l'Italia indietro di 40 anni su mobilità sostenibile e sicurezza stradale, riducendo il livello di tutela della vita umana sulla strada, a danno di tutti, con qualsiasi mezzo di trasporto si muovano. Ci allontana ancora di più dal resto dell'Europa, dove già siamo al 19° posto su 27 per tasso di mortalità, andando in direzione opposta alle riforme grazie a cui gli altri Paesi lo hanno invece ridotto con successo".

(Photo credits: Shutterstock)