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Astana, giusto dare il via libera?
Premessa. Siamo estremamente contenti per Vincenzo Nibali, Fabio Aru e tutti gli altri corridori italiani, che avrebbero finito per essere solo delle vittime innocenti. Ma il problema, in qualche modo, resta. Il Presidente dell'Uci, Brian Cookson, aveva cercato in tutti i modi di dare una lezione esemplare all'Astana, a Vinokourov (da diversi anni figura sospetta e controversa) e, di conseguenza, a tutto il ciclismo. Come dargli torto?
Il ciclismo di oggi, da molti considerato il più pulito di sempre, anche secondo noi può battere solo una strada. Quella del pugno di ferro. Chi sbaglia deve pagare. E anche in maniera pesante. Non hanno senso squalifiche di sei mesi, un anno o due anni. Ovviamente sono degli ostacoli, ma se guardiamo alla storia degli ultimi vent'anni i corridori spesso hanno metabolizzato queste squalifiche senza battere ciglio. Ripresentandosi in gruppo, in seguito, come se nulla fosse. Pur essendo forse eccessiva, l'unica soluzione vera è quella della radiazione quando uno viene colto in errore.
Con questa pena all'orizzonte siamo proprio sicuri che i corridori siano disposti ancora ad assumere sostanze dopanti e rischiare magari di veder interrotta la loro carriera a 22 anni, o anche a 25 o 30? Magari qualche "pazzo" lo farebbe ancora, ma siamo sicuri che sarebbe un fortissimo deterrente.
Colpire i più forti, come in questo caso l'Astana, avrebbe avuto un impatto mediatico spaventoso. Avremmo perso una delle squadre-faro, a livello tecnico ed economico, nel panorama internazionale. Avremmo guadagnato, però, in credibilità e rispetto. E avremmo fatto una scelta dettata dall'etica.
Già, questa parola misteriosa, oggi spesso dimenticata e sconosciuta...
Luca Gregorio
Il ciclismo di oggi, da molti considerato il più pulito di sempre, anche secondo noi può battere solo una strada. Quella del pugno di ferro. Chi sbaglia deve pagare. E anche in maniera pesante. Non hanno senso squalifiche di sei mesi, un anno o due anni. Ovviamente sono degli ostacoli, ma se guardiamo alla storia degli ultimi vent'anni i corridori spesso hanno metabolizzato queste squalifiche senza battere ciglio. Ripresentandosi in gruppo, in seguito, come se nulla fosse. Pur essendo forse eccessiva, l'unica soluzione vera è quella della radiazione quando uno viene colto in errore.
Con questa pena all'orizzonte siamo proprio sicuri che i corridori siano disposti ancora ad assumere sostanze dopanti e rischiare magari di veder interrotta la loro carriera a 22 anni, o anche a 25 o 30? Magari qualche "pazzo" lo farebbe ancora, ma siamo sicuri che sarebbe un fortissimo deterrente.
Colpire i più forti, come in questo caso l'Astana, avrebbe avuto un impatto mediatico spaventoso. Avremmo perso una delle squadre-faro, a livello tecnico ed economico, nel panorama internazionale. Avremmo guadagnato, però, in credibilità e rispetto. E avremmo fatto una scelta dettata dall'etica.
Già, questa parola misteriosa, oggi spesso dimenticata e sconosciuta...
Luca Gregorio