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Piede e ciclismo: pedaliamo correttamente?
Le evoluzioni del gesto atletico nel ciclismo sono " infinite", un concetto estremo per far capire quanti "movimenti dinamici " esprimiamo ad ogni uscita con la nostra amata bicicletta. Quanto posturalmente siamo nella vita di tutti i giorni, atteggiamenti per compensare disequilibri del S.T.P. (sistema tonico posturale), automatismi riflessi per stress, posizioni obbligate per lavoro/studio ect. viene poi trasportato in quelle che sono due assi/leve, che ne esprimono un movimento cosi' simmetrico: le pedivelle.
Per deformazione Professionale, mi capita ogni giorno di vedere persone con atteggiamenti al limite della salute articolare/tendinea/muscolare durante la pedalata, non posso altro che sorridere a quella che e' la struttura del corpo umano che ci aiuta compensando e accomodando tutto, ma questo pero' spesso lo si paga, non solo nel cronometro,ma in quelli che alla fine diventano dolori, sintomi, carenze ed infiammazioni.
I piedi sono composti da 26 ossa, 107 legamenti e 19 muscoli. Essi sorreggono e mantengono in equilibrio tutto il resto del corpo e in essi, come in ogni altro segmento omogeneo del corpo, vi sono riflessi collegati a ogni parte del corpo che nel loro insieme riflettono su tutto l’organismo (organi interni compresi) sul piano fisico e psichico.
Carenze di salute del piede in ambito prettamente sportivo, queste possono riguardare una diminuzione del rendimento meccanico nell’esecuzione di molti gesti tecnici, quindi della capacità di spingere e sviluppare la potenza degli arti inferiori direttamente per ogni “rpm” (giro di pedivella) , sia seduto che in piedi.
Dal punto di vista medico un'alterazione dell’appoggio può rappresentare causa o concausa di eventi patologici riguardanti il piede stesso o strutture diverse anche ad esso non collegate, come ginocchia, bacino, colonna vertebrale , spalle e cervicale.
Nella dinamica della pedalata, infatti, ciascun’articolazione e segmento scheletrico coinvolto ricoprono una specifica funzione, che si differenzia nettamente da quelle ricoperte nella deambulazione e nella maggior parte dei movimenti sportivi.â¨
Ricordo che deambuliamo tutta la vita in piedi e non spingendo due pedivelle.
Nel ciclismo il compromesso nell’uso del piede è sacrificato ad una piccola parte di esso,questo per un numero “infinito” di evoluzioni nell’arco della vita ciclistica, trovano spesso anche nella stanchezza o di una settaggio scarpa/tacchetta non corretto, la parte peggiore del gesto biomeccanico e quindi di ovvie pressioni su quella piccola parte del piede zona metatarso ed alluce (avampiede - arco anteriore trascerso) andando a compromettere un sistema molto delicato di sinergia meccanica.
La concentrazione del carico su una superficie ridotta può favorire l’insorgenza di patologie da sovraccarico a carico delle strutture anatomiche sovrastanti come le frequenti e dolorose metarsalgie complicate, talvolta, dall’interessamento anche dei rami nervosi che decorrono in quelle zone, con possibilita' di crampi e carenze di circolazione (piedi ed arti inferiori).
Un non corretto posizionamento delle tacchette e della forma delle scarpe(pianta larga - stretta - durezza suola - forma di chiusura) determina una notevole perdita di energia meccanica che deve essere trasferita alla pedivella ed ad un lavoro supplementate da parte della muscolatura per stabilizzare l'articolazione , spesso causa dei crampi interno coscia.
Pochi millimetri fanno spesso grosse differenze e durante la vita atletica, principiante, amatore, professionista, spesso si cambiano gli assetti della bici e delle tacchette: attenzione ai segnali dei piedi.
Nel mio lavoro di Riflessologo Plantare e Posturologo, affronto spesso con tecniche manuali il reset del piede, risolvendo compressioni e disallineamenti che causavano notevoli effetti collaterali (tendinopatie, contratture, mal di schiena, cervicalgie, crampi) non solo durante la pedalata, ma poi anche nella vita di tutti i giorni per memorizzazione di una condizione poco funzionale nella deambulazione naturale.
Inoltre vi chiedo: quanto perdiamo di potenza non potendo esprimere al massimo la nostra forza muscolare per rpm, se il piede che e' l'organo di unione ultimo tra catene muscolari e mezzo meccanico non e' " libero" di funzionare come natura vuole ?
La perfezione non esiste, il dolore e' il segnale che ci avverte una realta' e non solo un male,ma anche il nostro bene per non farci troppo male.
Alessandro Schiasselloni - Mental Coach - Riflessologo - Preparatore Atletico
Telefono: 333 4014119 - Email: aschiasselloni@gmail.com - www.posturale.info - www.sportmentalist.it
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/alessandro.schiasselloni
Per deformazione Professionale, mi capita ogni giorno di vedere persone con atteggiamenti al limite della salute articolare/tendinea/muscolare durante la pedalata, non posso altro che sorridere a quella che e' la struttura del corpo umano che ci aiuta compensando e accomodando tutto, ma questo pero' spesso lo si paga, non solo nel cronometro,ma in quelli che alla fine diventano dolori, sintomi, carenze ed infiammazioni.
I piedi sono composti da 26 ossa, 107 legamenti e 19 muscoli. Essi sorreggono e mantengono in equilibrio tutto il resto del corpo e in essi, come in ogni altro segmento omogeneo del corpo, vi sono riflessi collegati a ogni parte del corpo che nel loro insieme riflettono su tutto l’organismo (organi interni compresi) sul piano fisico e psichico.
Carenze di salute del piede in ambito prettamente sportivo, queste possono riguardare una diminuzione del rendimento meccanico nell’esecuzione di molti gesti tecnici, quindi della capacità di spingere e sviluppare la potenza degli arti inferiori direttamente per ogni “rpm” (giro di pedivella) , sia seduto che in piedi.
Dal punto di vista medico un'alterazione dell’appoggio può rappresentare causa o concausa di eventi patologici riguardanti il piede stesso o strutture diverse anche ad esso non collegate, come ginocchia, bacino, colonna vertebrale , spalle e cervicale.
Nella dinamica della pedalata, infatti, ciascun’articolazione e segmento scheletrico coinvolto ricoprono una specifica funzione, che si differenzia nettamente da quelle ricoperte nella deambulazione e nella maggior parte dei movimenti sportivi.â¨
Ricordo che deambuliamo tutta la vita in piedi e non spingendo due pedivelle.
Nel ciclismo il compromesso nell’uso del piede è sacrificato ad una piccola parte di esso,questo per un numero “infinito” di evoluzioni nell’arco della vita ciclistica, trovano spesso anche nella stanchezza o di una settaggio scarpa/tacchetta non corretto, la parte peggiore del gesto biomeccanico e quindi di ovvie pressioni su quella piccola parte del piede zona metatarso ed alluce (avampiede - arco anteriore trascerso) andando a compromettere un sistema molto delicato di sinergia meccanica.
La concentrazione del carico su una superficie ridotta può favorire l’insorgenza di patologie da sovraccarico a carico delle strutture anatomiche sovrastanti come le frequenti e dolorose metarsalgie complicate, talvolta, dall’interessamento anche dei rami nervosi che decorrono in quelle zone, con possibilita' di crampi e carenze di circolazione (piedi ed arti inferiori).
Un non corretto posizionamento delle tacchette e della forma delle scarpe(pianta larga - stretta - durezza suola - forma di chiusura) determina una notevole perdita di energia meccanica che deve essere trasferita alla pedivella ed ad un lavoro supplementate da parte della muscolatura per stabilizzare l'articolazione , spesso causa dei crampi interno coscia.
Pochi millimetri fanno spesso grosse differenze e durante la vita atletica, principiante, amatore, professionista, spesso si cambiano gli assetti della bici e delle tacchette: attenzione ai segnali dei piedi.
Nel mio lavoro di Riflessologo Plantare e Posturologo, affronto spesso con tecniche manuali il reset del piede, risolvendo compressioni e disallineamenti che causavano notevoli effetti collaterali (tendinopatie, contratture, mal di schiena, cervicalgie, crampi) non solo durante la pedalata, ma poi anche nella vita di tutti i giorni per memorizzazione di una condizione poco funzionale nella deambulazione naturale.
Inoltre vi chiedo: quanto perdiamo di potenza non potendo esprimere al massimo la nostra forza muscolare per rpm, se il piede che e' l'organo di unione ultimo tra catene muscolari e mezzo meccanico non e' " libero" di funzionare come natura vuole ?
La perfezione non esiste, il dolore e' il segnale che ci avverte una realta' e non solo un male,ma anche il nostro bene per non farci troppo male.
Alessandro Schiasselloni - Mental Coach - Riflessologo - Preparatore Atletico
Telefono: 333 4014119 - Email: aschiasselloni@gmail.com - www.posturale.info - www.sportmentalist.it
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